Apocalisse Climatica: come una comunicazione catastrofica allontana la gente

Apocalisse Climatica: Quando la Saturazione di Notizie Minimizza la Preoccupazione

Il cambiamento climatico è un tema che ormai pervade costantemente i media, le conversazioni e le discussioni pubbliche. Tuttavia, c’è una crescente sensazione che molte persone siano stanche di sentirne parlare, che non percepiscano appieno la sua gravità e che la copertura mediatica catastrofica possa avere l’effetto contrario, allontanando invece di stimolare l’attenzione del pubblico. Questa situazione richiama alla mente un parallelo con le immagini raccapriccianti sui pacchetti di sigarette, che dovrebbero scoraggiare il fumo, ma sembrano avere un impatto limitato.

La Saturazione di Notizie e l’Effetto di Allontanamento

Uno dei motivi principali per cui le persone potrebbero essere stanche di sentire parlare della crisi climatica, è la costante esposizione a notizie negative che annunciano un’imminente apocalisse climatica. Gli esseri umani hanno una tendenza naturale a chiudere mentalmente le porte alle informazioni che percepiscono come eccessivamente negative o allarmanti. Questo fenomeno è noto come “stanchezza delle notizie” dall’inglese “news fatigue” o, nel caso specifico di notizie su catastrofi ambientali e crisi climatica, “Apocalypse Fatigue“.

E’ la stessa cosa che è successa in tempo di pandemia, con la “Pandemic fatigue“, dove la resilienza ha cominciato a venir meno nei soggetti che accusavano un forte stress derivante dalla sopportazione prolungata di una situazione di disagio e la conseguente demotivazione nel mantenere comportamenti atti a proteggere se stessi e la comunità dal rischio di contagio.

Quando le persone sono esposte in modo continuo a messaggi di apocalisse climatica, potrebbero diventare insensibili o indifferenti ai problemi ambientali.

Inoltre, il cambiamento climatico spesso è visto come una minaccia lontana e astratta, un problema che riguarderà principalmente le future generazioni. Questa percezione può portare le persone a non considerarlo una priorità immediata nella loro vita quotidiana.

Apocalisse Climatica - un giornale riporta una foto rossa apocalittica con in primo piano un uomo che indossa una maschera antigas e dietro di lui tutto ilmondo brucia
Apocalisse Climatica: come una comunicazione catastrofica allontana la gente

Cos’è l’Apocalypse Fatigue?

L’affaticamento da apocalisse climatica, noto anche come “apocalypse fatigue” in inglese, è un termine usato per descrivere una sensazione di stanchezza emotiva e mentale che deriva dalla continua esposizione a eventi catastrofici o notizie negative. Questo fenomeno porta, a carattere individuale o sociale, ad una progressiva indifferenza emotiva. Le persone possono iniziare a diventare insensibili o apatiche di fronte alle notizie di tragedie o crisi, perdendo la capacità di provare empatia o compassione. può manifestarsi in vari modi, tra cui:

Molti soggetti arrivano a sviluppare un senso di impotenza: l’affaticamento da apocalisse può portare le persone a sentirsi impotenti di fronte a problemi globali. Si può sviluppare la convinzione che nulla possa essere fatto per risolvere tali questioni.

Una minima parte, invece, più fragile, può arrivare a risentirne anche fisicamente. Il costante stress causato dall’affaticamento da apocalisse può avere conseguenze fisiche, come ansia, disturbi del sonno e problemi di sallute, mentre alcune persone potrebbero addirittura decidere di ritirarsi socialmente per cercare di evitare notizie negative o conversazioni su questioni globali.

Un ampio studio condotto dal Global Web Index (GWI), basato su un campione di 65.522 internauti di età compresa tra i 16 ed i 64 anni, residenti in Europa e Nord America ha dato risultati davvero interessanti.

Il sodaggio: Compri ecosostenibile e fai la differenziata?

A tutti loro sono state poste domande come «Pagheresti di più per un prodotto ecofriendly?» oppure «Sapere che un prodotto è ecosostenibile orienta la tua scelta di acquisto online?», comparando le risposte rilevate nei quattro trimestri del 2020 con quelle del primo trimestre 2023.

Ebbene, per ogni domanda emerge un crollo di fiducia nel 2023, correlabile all’Apocalypse Fatigue, «quella sensazione di disagio per via dello scoraggiamento che noi tutti —ambientalisti compresi— proviamo di fronte alle notizie sul cambiamento climatico rese pubbliche dagli esperti attraverso i media» spiega Giorgio Mottironi, CSO e co-fondatore della società benefit Ener2Crowd, Chief Analyst del GreenVestingForum, il forum della finanza alternativa verde, nonché Special Assistant to the Secretary-General for Environmental and Scientific Affairs dell’Organizzazione Mondiale per le Relazioni Internazionali (WOIR).

«Ci affatichiamo a sentir parlare dei drammi ambientali che noi ed i nostri figli vivremo e rispetto ai quali ci sembra di non aver alcuna valida soluzione» sottolinea Giorgio Mottironi riferendosiall’ampio studio condotto dal Global Web Index. 

I risultati della comunicazione…

In concreto, secondo lo studio GWI, oggi solo il 14% dei cittadini europei e nordamericani si lascia orientare dall’ecosostenibilità dei prodotti nella scelta di acquisto online con un crollo del 23% rispetto al 2020.

Appena il 29% è interessato ai fattori ambientali (il 17% in meno rispetto al 2020) e —poi ancora— il 43% preferisce i marchi ecosostenibili (-11% rispetto al 2020), mentre per il 44% è importante aiutare l’ambiente (-10% rispetto al 2020).

A dichiarare di “riciclare sempre” è il 45% (-9% rispetto al 2020) ed il 50% è disposto a pagare di più per un prodotto ecosostenibile (anche in questo caso il 9% in meno rispetto al 2020).

«Insomma ecco così emergere i danni del green premium, i “difetti” di credibilità della comunità scientifica e gli effetti della crisi (inflazione e debito) sulla possibilità di raggiungere gli obiettivi al 2030» commenta il CSO di Ener2Crowd.com.

…e i suoi effetti

La copertura mediatica catastrofica della crisi climatica, presentata come un’apocalisse climatica, può avere l’effetto indesiderato di spaventare e allontanare il pubblico invece di stimolarne l’attenzione e l’azione. Questa enfasi sulle catastrofi e gli scenari apocalittici può far sembrare il cambiamento climatico come un problema insormontabile, portando molte persone a sentirsi impotenti di fronte ad esso.

Ritornando al paragone con le immagini raccapriccianti sui pacchetti di sigarette, l’esempio è interessante in quanto mostra come l’uso eccessivo di spavento nelle campagne di sensibilizzazione possa avere un effetto limitato. Anche se le immagini mostrano chiaramente i rischi per la salute associati al fumo, non sono riuscite a fermare completamente il tabagismo. In modo simile, la rappresentazione eccessivamente catastrofica del cambiamento climatico potrebbe non essere la strategia più efficace per motivare l’azione.

Comunicazione Efficace sulla Crisi Climatica

La stanchezza delle notizie e l’effetto contrario della copertura mediatica catastrofica rappresentano sfide nella comunicazione sulla crisi climatica. Per motivare il pubblico a prendere sul serio questa sfida, è essenziale adottare strategie di comunicazione più equilibrate e coinvolgenti, evidenziando le soluzioni e offrendo opportunità concrete per il cambiamento. Solo attraverso un approccio costruttivo e positivo possiamo sperare di affrontare con successo la crisi climatica.

Per affrontare l’indifferenza e la stanchezza delle notizie riguardo al cambiamento climatico, forse sarebbe meglio adottare una comunicazione più equilibrata ed efficace. Abbiamo individuato alcune strategie:

Comunicare soluzioni: Piuttosto che concentrarsi solo sui problemi, è importante evidenziare anche le soluzioni esistenti e incoraggiare l’azione individuale e collettiva.

Comunicazione positiva: Presentare il cambiamento climatico come un’opportunità per migliorare la nostra qualità di vita, promuovendo ad esempio l’uso di energie rinnovabili, la mobilità sostenibile e uno stile di vita più sano.

Coinvolgere il pubblico: Coinvolgere il pubblico in modo attivo, dando loro modi concreti per partecipare a iniziative ambientali o per apportare cambiamenti positivi nel proprio stile di vita.

Gli investimenti “green”

Se puntiamo sull’ultima soluzione proposta, cioè coinvolgere il pubblico, investire in un futuro green è una soluzione in cui gli italiani credono.

Pensando al futuro con un orizzonte al 2050, il 71% degli italiani (contro una media dei Paesi Ue del 48%) è convinto che l’energia, i prodotti e i servizi sostenibili saranno disponibili a prezzi convenienti per tutti, incluse le persone meno abbienti. Per il 68% degli italiani (più della media europea, pari al 57%) le politiche per far fronte al cambiamento climatico e a favore della sostenibilità ambientale consentiranno di creare nuovi posti di lavoro in misura maggiore di quanti se ne distruggeranno.

I dati provengono dal rapporto Censis 2022, da cui emerge che per il 71% (il 61% nella media Ue) si potrà creare nuova occupazione di qualità in termini di retribuzioni e sicurezza dei luoghi di lavoro. Provati dalla successione di eventi atmosferici avversi, gli italiani ora guardano positivamente alle tecnologie green e alle opportunità economiche della transizione ecologica. È quanto emerge dal Rapporto annuale Assogestioni-Censis, presentato oggi nell’ambito del talk di approfondimento R-Evolution Esg, trasmesso sulla piattaforma FR|Vision.

Stando alle relazioni del Censis, la nuova attenzione alla sostenibilità incide positivamente anche sulle intenzioni dei risparmiatori, stimolati dall’inflazione a riallocare l’ingente accumulo di cash, tanto che il 57,4% dei risparmiatori italiani considera positivamente l’idea di investire in prodotti finanziari e in imprese sostenibili.

green investimenti - un prato dove ci sono delle pile di monetine disposte in ordine crescente e sopra ognuna c'è una piantina con due foglioline e intorno tante farfalle
Apocalisse Climatica: come una comunicazione catastrofica allontana la gente

Un esempio di investimento green

Ener2Crowd sta realizzando il più grande movimento finanziario di matrice sociale a favore della transizione energetica: dare alle persone la possibilità di investire nel proprio stesso futuro, con lo scopo di migliorarlo, guadagnando da tale scelta.

«È un’opportunità di redistribuzione della ricchezza che si contrappone alla possibilità che la transizione si trasformi una nuova forma di “neocolonialismo green” i cui benefici rimangano nelle mani delle sole grandi potenze finanziarie, mentre tutti noi veniamo distratti da altri problemi o subiamo la pressione dello scetticismo» avverte Giorgio Mottironi.

Tale opportunità è già stata scelta da oltre 10 mila persone in Italia, con oltre 5 mila conti digitali attivi che hanno contribuito a finanziare oltre 20 milioni d euro di progetti sostenibili. 

«La nostra è la più grande comunità di investitori etici, che punta a divenire la più importante in Europa grazie all’apertura del mercato unico degli investimenti digitali riservati al crowd (crowdinvesting)» dice con orgoglio Niccolò Sovico. Mentre una tonnellata di CO2 immessa in atmosfera costa a tutti quanti noi circa 100 euro, non immetterla ha un valore di circa 150 euro per chi sceglie di sostenere tale cambiamento.

E, poi ancora, bilanciare la propria personale impronta di carbonio, fino ad una condizione “net-zero”, può rendere ogni anno almeno 650 euro. «Per l’economia italiana si tratterebbe di passare da una situazione di 18,4 miliardi di euro di costi annui, a 26,7miliardi di euro di rendimenti annui, derivanti dai 421 miliardi di euro di investimenti necessari al raggiungimento degli obiettivi 2030» concludono gli esperti di Ener2Crowd.com.

Leggi anche:

Investire green: una soluzione che adesso piace ai risparmiatori italiani

Ecologismo italiano: alberi fantasma, fake news e greenwashing

Investimenti sostenibili: il modo ecologico per far crescere il denaro

Bara ecologica: il green business dell’aldilà

Energia e greenwashing: meno dell’1% proviene da fonti rinnovabili

Investimenti green, decarbonizzazione e redditività economica

Pandemic Fatigue, ovvero stanchezza da pandemia: cos’è e come affrontarla

Tina Rossi
Tina Rossi
(a.k.a. Fulvia Andreatta) Editrice. Una, nessuna e centomila, il suo motto è “è meglio fingersi acrobati, che sentirsi dei nani” Dice di sé:” Per attimi rimango sospeso nel vuoto,giuro qualche volta mi sento perduto, io mi fido solo del mio strano istinto, non mi ha mai tradito, non mi sento vinto, volo sul trapezio rischiando ogni giorno, eroe per un minuto e poi...bestia ritorno...poi ancora sul trapezio ad inventare un amore magari...è solo invenzione, per non lasciarsi morire...”