Back to the office – Tre film per prepararsi a tornare con violenza sul lavoro!

Back to the office: capisco che può sembrare quasi farvi violenza parlare di lavoro mentre vi state godendo le vostre strameritate vacanze estive.

Ma scommetto che questi ambienti di lavoro saranno capaci di strapparvi un sorriso comunque, che lo vogliate o no.

Perché diciamocelo, tutti abbiamo avuto dei momenti in cui i nostri capi e colleghi ci hanno spinto al limite della sopportazione.

Momenti in cui stringiamo forte i pugni contro i fianchi e ci mordiamo le labbra, per non dire o fare qualcosa che potrebbe farci perdere il nostro agognato stipendio.

Ma oggi non dobbiamo reprimere nulla, perciò lasciate che i vostri istinti bestiali scorrano potenti nelle vostre tempie senza rimorso.

Oggi andiamo al cinema per, una volta tanto, incazzarci come si deve e scatenare quella violenza repressa sul posto di lavoro.

Buona visione!

1 – Mayhem (2017)

impiegati scontenti

Un nuovo virus colpisce un impiegato d’ufficio, facendolo impazzire e spingendolo a uccidere un suo collega.

Grazie a un prestigioso studio di avvocati, il tribunale lo assolve come incapace di intendere o volere commettere il crimine.

Infatti il virus colpisce la parte primordiale del cervello, rimuovendo le normali inibizioni e scatenando una follia e aggressività incontrollabile.

Tempo dopo, lo stesso virus si diffonde nell’enorme grattacielo dove ha sede lo studio legale che aveva seguito il caso.

Le autorità circondano immediatamente l’edificio, isolando tutti coloro che vi lavorano e immettendo nei condotti d’areazione la cura per questa malattia.

Ma perché la cura faccia effetto c’è bisogno di ben otto ore, durante le quali nessuno potrà andare via.

Mentre ogni piano del grattacielo viene invaso dalla violenza e la follia, un avvocato che ha appena perso il lavoro vede nel virus una opportunità di vendetta.

Grazie al precedente legale infatti, nessun contagiato può essere ritenuto colpevole e condannato per omicidio.

A quel punto inizia la scalata per arrivare all’ultimo piano e uccidere il suo capo, assieme a una ragazza anch’essa con un conto in sospeso con lo studio legale.

Un ambiente di lavoro estremamente ostile

Mayhem e’ un film che unisce con successo horror e divertimento, violenza e un pizzico di amara critica sociale al mondo del lavoro.

Una lunga giornata di passione in cui seguiamo da vicino Steven Yeun, avvocato in crisi spirituale a cui il capo ha appena stroncato la carriera.

Alcuni di voi forse si ricorderanno dell’attore nella serie TV The Walking Dead, come fedele amico dello sceriffo tutto d’un pezzo.

Qui invece lo abbiamo come protagonista e folle voce narrante della storia.

Al suo fianco, la bella e agguerrita Samara Weaving che lui all’inizio umilia e respinge, per poi diventare invece inseparabili partner.

La prima mezz’ora serve a delineare i rapporti umani e di potere tra i vari personaggi, superiori e sottoposti di questo grattacielo.

Passata questa fase più lenta, ma comunque divertente e necessaria, entriamo nel vivo del film in un crescendo senza freno di azione e pazzia.

Il regista Joe Lynch conferma ancora una volta il suo talento dopo il gustoso Everly, da noi peraltro già consigliato in questo articolo.

Uno dei pochi che sa raccontare una storia non stupida con il giusto umorismo e un grande senso dello spettacolo.

E questo suo ultimo film, che la distribuzione italiana ha misteriosamente ignorato, si merita tutto il bollino di Back to the office.

2 – The Belko Experiment (2016)

impiegato di spalle

Cambiamo ufficio e nazione, ma sempre restando in tema Back to the office in un regime di lockdown e violenza fisica e psicologica sul lavoro.

Ci troviamo in Colombia, dove la sede locale di una multinazionale in stretti rapporti col governo americano viene posta in isolamento.

Ma stavolta non e’ un virus a tenere i dipendenti dentro l’edificio, ma una serie di impenetrabili barriere di metallo che calano su ogni porta e finestra.

In più all’esterno si piazzano dei soldati a formare uno sbarramento per impedire loro qualsiasi tentativo di fuga.

A questo punto il capo dei militari prende il controllo delle comunicazioni e li informa sulle loro nuove condizioni di lavoro.

Il governo ha scelto tutti loro per un esperimento psicologico ai fini di valutare le reazioni umane sotto stress.

Sta a loro scegliere se partecipare oppure no, ma hanno solo poche ore per uccidere trenta dei loro colleghi.

Se non adempiranno alla richiesta entro il tempo richiesto allora saranno addirittura sessanta le persone che moriranno.

Infatti, a loro insaputa, l’azienda ha installato delle micro cariche esplosive nelle loro teste, spacciandole per un sistema GPS di sicurezza.

Senza avere il tempo di pensare a causa del conto alla rovescia, le normali relazioni tra amici e colleghi spariranno in un gioco al massacro e una spietata lotta per la sopravvivenza.

Dalla selezione naturale alla selezione aziendale

The Belko Experiment e’ un thriller psicologico che fa della sua essenza i rapporti tra i vari personaggi.

L’umorismo e’ sempre presente ma questa volta più in secondo piano rispetto alla spietatezza e l’avidità umana.

A questo punto la comicità si tinge di nero e diventa una parodia metaforica della lotta per la carriera, sostituita pero’ dalla mera sopravvivenza.

Una volta rimosse le normali costrizioni di comportamento, tutte le piccole incomprensioni e rivalità personali divampano in maniera esplosiva.

Il protagonista principale e’ John Gallagher Jr., il giovane ingenuo e onesto che rifiuta fino all’ultimo di prendere parte al massacro.

Ma volente o no dovrà poi fare i conti con Tony Goldwyn, il capoufficio che afferra al volo la situazione e si costruisce un plotone di fedelissimi.

Tra loro c’è il sorridente e inquietante John C. McGinley, simpatico e burbero Dottor Cox nella serie TV Scrubs, qui invece crudele cane che mangia cane.

Greg McLean alla regia continua il cammino intrapreso coi suoi precedenti due Wolf Creek, altro disumano ritratto della Australia barbara e rurale.

In questo caso non raggiunge i picchi di sangue e cattiveria toccati prima, ma rimarca ancora la sua scarsa considerazione dello spirito umano nelle avversità.

E forse in conclusione le vere cavie di questo esperimento siamo noi spettatori, per i quali e’ impossibile non rivedere noi stessi e le nostre vite nei suoi film.

3 – Exam (2009)

colloquio di lavoro

Se parliamo di Back to the office, la prima domanda che noi ci poniamo e’: ma innanzitutto come lo troviamo un ufficio dove lavorare?

Ovviamente prima ancora di arrivare ad avere uno stipendio bisogna sostenere un colloquio o un esame.

Ed e’ proprio di questo che parla questo film, inserendolo nel contesto quanto mai attuale di una umanità’ afflitta da una malattia mortale.

Otto personaggi sostengono un esame per entrare a far parte della più grande e selettiva azienda del mondo.

Davanti a loro hanno solo un foglio e una penna e ai loro lati hanno sette candidati disposti a tutto per vincere.

Ma l’esame prende subito una strana piega, diventando il contrario di ciò che si aspettavano.

Invece di dover riempire un questionario con una serie di risposte, dovranno essere loro a trovare la domanda.

La sola e unica domanda giusta tra mille quesiti, per poi avere in premio il lavoro dei loro sogni.

Lentamente i candidati si rendono conto che nella stanza dove si trovano sono disseminati indizi e tracce per arrivare alla soluzione.

A quel punto per loro inizierà la complicata risoluzione dell’enigma, sempre guardandosi le spalle dai loro diabolici e spietati avversari.

Morte tua, vita mia… caro collega

Exam e’ un affascinante puzzle dove i pezzi combaciano perfettamente, anche se inizialmente fatichiamo a vederli.

Infatti, l’atmosfera sembra distorta e qualcosa non quadra fin dall’inizio, dalla stanza dell’esame agli occhi sospettosi dei protagonisti.

Grandissimo merito poi alla scelta del cast, avendo riunito un gruppo di attori e attrici praticamente sconosciuti ma tutti validi e capaci.

Ognuno di questi uomini e donne nasconde il suo mistero dentro l’enigma, cambiando enormemente personalità e atteggiamento durante tutto il film.

Il regista inglese Stuart Hazeldine realizza un gran lavoro di mystery e suspance, tenendo sempre alta la violenza della storia senza arrivare mai all’horror.

Una impresa che poteva essere non facile, per una storia che non si muove mai dalle quattro pareti della sala della prova.

Invece il ritmo della storia e il focus sui vari personaggi cambia costantemente, restando coerente all’interno di una trama più ampia.

Una trama che lentamente si allarga da questa piccola stanza fino ad abbracciare il mondo intero.

Un mondo che, come il nostro, soffre non solo di una pandemia globale ma anche di una carenza di bontà e compassione sempre più grande.

Augurandovi freschezza e felicita’ in queste caldissime giornate d’agosto, vi rimando sul mio sito per ulteriori sfiziosi consigli di cinema:

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Fabio Emme
Fabio Emme
Amante del buon cinema, grande arte che ha sempre fatto parte della mia vita, plasmando il mio modo di essere e vedere il mondo negli anni e aiutandomi a formare la mia cultura. Da quando ho memoria ho sempre letto, scritto e parlato di film e spero vivamente con i miei articoli di aiutare altri a fare altrettanto. Hobby? ...Il cinema, naturalmente!