Fuori dal mondo – Gli emarginati del cinema

Per ogni persona sana, felice e ben inserita in questo nostro mondo, esistono almeno altrettanto emarginati per cui la vita non è bella come un film.

Purtroppo questa vita sa essere molto dura con quelli che non si adattano in fretta; i quali diventano uomini e donne folli e visionari che orbitano invisibili ai margini della nostra società.

A seconda dei casi l’emarginazione può essere finanziaria o psicologica; considerando che spesso la prima porta inevitabilmente alla seconda.

Ma come recitava un vecchio detto dei pistoleri nel selvaggio west, i soldi parlano e le cazzate camminano.

Nel mondo del cinema vale la stessa regola; con registi fantastici che spesso diventano emarginati quando sbagliano anche solo una manciata di film.

Più raramente, alcune di queste perle possono diventare dei piccoli e grandi cult; i quali vivranno per sempre passando la loro leggenda di generazione in generazione.

Vogliamo guardarne qualcuno da vicino?

La rabbia giovane (1973)

Badlands 1973 emarginati nei film

Iniziamo con un giovane Terrence Malick all’epoca ancora al suo secondo film; con protagonisti Martin Sheen e Sissy Spacek come lui diretti verso un brillante futuro di successo.

Le giovani star interpretano due innamorati che vivono nel sud del Dakota; entrambi insoddisfatti e prigionieri di una esistenza che sentono come senza significato.

Lui raccoglie immondizia in giro per la città tutto il giorno; perdendo infine anche quel piccolo lavoro che gli portava pochi dollari in tasca.

Lei invece è la figlia di un padre estremamente oppressivo e possessivo; il quale va su tutte le furie quando scopre che i due ragazzi si vedono di nascosto.

Per punire la ragazza della relazione segreta, l’uomo non esita addirittura a sparare in testa al suo cane.

A quel punto il ragazzo decide che è ora di andarsene dalla città; ma quando va a prendere la sua bella per partire, il padre si mette di mezzo e lui lo uccide.

Successivamente bruciano la casa e lasciano una registrazione dove confessano l’intenzione di volersi suicidare; sperando così di sviare l’attenzione delle autorità abbastanza a lungo da fuggire lontano.

Dopo aver provato a vivere isolati nella natura, alcuni cacciatori di taglie cercano di catturarli; ma il ragazzo uccide anche loro sparandogli freddamente alle spalle.

Da quel momento non possono più fermarsi troppo a lungo nello stesso posto; mentre commettono altri omicidi per liberarsi di scomodi testimoni lungo il loro passaggio.

Per gli innamorati inizia quindi una lunga fuga che li porterà vicino alle grandi montagne del Montana; mentre la polizia e successivamente anche la Guardia Nazionale li insegue senza tregua.

L’idillio romantico a quel punto è quasi del tutto svanito; mentre il ragazzo sembra esaltato all’idea della fine e la ragazza si trascina stancamente dietro di lui senza più emozioni.

Un regista libero al di là del bene e del male

Questo film affronta il problema di una esistenza senza futuro per i giovani emarginati americani; la cui coscienza turbata spinge all’omicidio il protagonista quasi senza rendersene conto.

Tanto lui è violento, altrettanto è apatica e passiva la ragazza, prima vittima di un padre padrone e poi di un fidanzato psicopatico e criminale.

Eppure è proprio nel crimine che il giovane trova la sua dimensione; venendo addirittura preso in simpatia dai poliziotti che infine lo arresteranno.

Ammiriamo l’America degli anni 70 nei grandi spazi dei suoi magnifici panorami; con lo spirito di una nazione di lavoratori che faticano dalla mattina alla sera.

Ma la stessa nazione è spesso un perbenismo di facciata che uccide la vera libertà personale; umiliando con il degrado civile le poche opportunità di farsi una vita.

La rabbia giovane è stato poco considerato e distribuito nei cinema nel 1973; tuttavia per Terrence Malick fu il film che lo portò in pochi anni al magnifico La sottile linea rossa.

Seppure ancora grezzo e immaturo, lo stile visivo/narrativo di questo grande regista è già tutto qui; parlandoci con la voce narrante della ingenua protagonista mentre scrive sul suo diario.

La giovane abbandona l’unica vita che conosceva nella sicurezza delle braccia paterne; ritornando allo stato brado assieme a un ragazzo guidato dai primordiali istinti di caccia e sopravvivenza.

Ogni scelta di Malick sembra sempre anticommerciale, dal ritmo alla fotografia; come sarà poi anche per tutta la sua strabiliante filmografia.

Del resto è questo che secondo me deve cercare di fare un vero regista; ovvero seguire il suo istinto senza per foza piegarsi al popolo affamato di supereroi e facili love story.

Premesso questo, che i suoi film vi piacciano oppure no, dovete riconoscere a Terrence Malick di essere un vero autore dallo spirito incontaminato.

Una vita al massimo (1993)

True Romance 1993 emarginati nei film

Con il secondo film passiamo a due emarginati negli anni 90; per mano di un regista più pop come Tony Scott e scritto da un altro genietto come Quentin Tarantino.

Neanche a dirlo, anche questa storia parla di due amanti in fuga; stavolta però avendo alle calcagna i peggiori criminali di Detroit.

Lui è un timido commesso che lavora in un negozio di fumetti; mentre lei è una giovane prostituta stanca di fare quella vita.

A combinare il loro incontro è il capo del ragazzo; che paga lei per regalare al suo dipendente una serata romantica.

Ma il romanticismo va oltre quanto pianificato e loro si innamorano per davvero; ma per andarsene insieme ovviamente devono fare i conti con il suo protettore.

Quando il ragazzo va nella sua tana per affrontarlo nasce un violento scontro; nel quale non soltanto lui lo uccide ma gli ruba anche una valigia piena di cocaina.

A quel punto tutti i compari del criminale si mettono sulle loro tracce; mentre gli innamorati prendono il largo dirigendosi a Los Angeles.

Il loro piano è cercare di vendere la droga per racimolare un pò di soldi; dopodichè desiderano trovare un luogo tranquillo dove poter vivere in pace.

Grazie a un loro amico, aspirante attore che fa da intermediario, riescono a trovare un possibile compratore; il quale è un famoso produttore di Hollywood.

Ma l’uomo non è del tutto convinto dell’affare, così vuole prima organizzare un incontro per conoscerli.

Mentre i criminali e perfino la polizia convergono verso lo stesso finale, la giovane coppia sarà proprio al centro di un casino inimmaginabile.

Amore e crimine in una gustosa miscela pulp

Tony Scott svolge un ottimo lavoro alla regia usando per una volta a suo vantaggio lo stile da videoclip; esaltando con il suo montaggio veloce la sceneggiatura di Quentin Tarantino.

L’anno successivo Tarantino arrivava nei cinema con il devastante Pulp Fiction; del quale la sceneggiatura di Una vita al massimo doveva essere uno degli episodi.

Con l’aiuto del geniale Roger Avary, i due sceneggiatori decisero poi di tagliarlo interamente e farne un progetto completamente a parte.

Nacque cosi uno dei film che più ho visto durante la mia adolescenza, sentendomi vicino ai due emarginati protagonisti di questa stramba storia d’amore.

Per Christian Slater è il ruolo migliore della carriera; interpretando un giovane all’inizio timido e dimesso che diventa poi inarrestabile per amore della sua bella.

Esilaranti sono tutte le sequenze dove lui parla con il fantasma di Elvis; interpretato da un Val Kilmer sempre fuori fuoco che fa le veci dell’immaginario mentore del protagonista.

Altrettanto giovane, brava e bellissima è Patricia Arquette; versione pulp della romantica Pretty Woman di Julia Roberts che sbancò i box office pochi anni prima.

Semplicemente fantastici poi sono tutti i cameo in diversi piccoli momenti della storia; come gli spettacolari Christopher Walken e Dennis Hopper.

Le due grandi star sono impegnate in un breve ma epico confronto drammatico ed esilarante; affrontandosi in una assurda discussione su come (cito letteralmente) gli italiani siano un popolo che discende dagli africani.

Se non lo avete mai visto, come è possibile, recuperate questo film immediatamente; altrimenti vi perderete una delle migliori perle pulp che gli anni 90 hanno da offrire.

Ragazze interrotte (1999)

Girl Interrupted 1999 emarginati nei film

Dopo due storie riguardo degli emarginati in fuga per la loro libertà, arriviamo infine a un film quasi completamente ambientato dentro un ospedale psichiatrico.

La protagonista è una ragazza molto chiusa e depressa; la quale riesce ad esprimere le sue emozioni soltanto scrivendole nel suo diario.

I suoi genitori pensano che sia una fase della adolescenza; ma quando lei tenta il suicidio non hanno altra scelta che farla rinchiudere.

Inizialmente riesce a legare con le altre ragazze di diverse problematiche estrazioni sociali; tranne che una bionda aggressiva con la quale nessuno riesce ad andare d’accordo.

Tuttavia sarà proprio lei a diventare la sua amica più stretta; scoprendo che in realtà il suo carattere scontroso è solo un modo per tenere a distanza gli altri ed evitare di soffrire.

Con lei ha un rapporto ambiguo, visto che a volte sembra essere allegra e divertente; per poi diventare subito dopo crudele quasi al limite del sadismo.

Tuttavia rimane profondamente scossa dalle terapie elettroshock che i medici impongono alla sua nuova amica; perciò non esiterà a seguirla in una improvvisata fuga dall’istituto.

Durante questa gita all’esterno fanno visita a un’altra ragazza, la quale prima era rinchiusa con loro; quando però la cosa finisce in tragedia, la protagonista decide di mollare tutto e tornare dentro.

La bionda tornerà anche lei poco tempo dopo, giusto in tempo perchè la ragazza sia vicina a essere dimessa.

Ma prima di uscire definitivamente da quel posto non potrà evitare un ultimo confronto; nel quale verrà veramente a galla chi è la debole e la forte tra loro due.

La depressione di essere diversi

James Mangold è sempre stato un regista molto altalenante come qualità e varietà dei film con cui si cimenta.

Essendo cosi diversi tra loro che a volte sembrano quasi diretti da un altro; come il deludente spy romance Innocenti Bugie con Tom Cruise e Cameron Diaz.

A lui però dobbiamo anche capolavori come Walk The Line, biopic del cantante country Johnny Cash; oppure il crepuscolare Logan, ultimo capitolo delle avventure del supereroe Wolverine.

Ragazze interrotte segue il clamoroso flop di Cop Land; riconquistando la platea internazionale con un altro film per tutti gli emarginati degli anni 70.

La storia è un lungo e inquietante viaggio nelle psicosi di diverse adolescenti; unite da una comune voglia di anticonformismo, ma divise dalle loro difficili personalità autolesionistiche.

Tra le promettenti attrici su tutte spiccano ovviamente la protagonista Winona Ryder e la sua principale amica/nemica; una meravigliosa Angelina Jolie premiata con l’Oscar e mai più altrettanto brava come in questo ruolo.

La sfida contro sè stesse di queste giovani donne diventa una rivalità all’interno del gruppo; un gruppo di pazienti psichiatriche che devono stare insieme seppure spesso mal sopportandosi a vicenda.

Eppure la convivenza forzata le spinge a migliorarsi e comprendersi; spesso al di là degli psichiatri anni 70 e le loro cure arcaiche e superficiali.

In effetti l’unica che sembra curarsi davvero delle pazienti è l’infermiera Whoopi Goldberg; un altra grande interpretazione di una attrice che purtroppo ha un ruolo troppo breve e soltanto marginale.

All’epoca questo film fece abbastanza clamore, ma oggi non so in quanti lo ricordino ancora; spero perciò che se avrete l’occasione vorrete dargli almeno una opportunità.

Se non vi ricorderà qualcosa di voi stessi, forse potrà farvi venire in mente quel figlio o quella figlia che a volte sembrano così incomprensibili nei loro bizzarri atteggiamenti.

Percio’ facciamo tesoro di ogni momento sereno della nostra vita, godendoci questi grandi momenti di cinema e mi raccomando, per altri suggerimenti su che film guardare potete sempre visitare il mio blog:

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Fabio Emme
Fabio Emme
Amante del buon cinema, grande arte che ha sempre fatto parte della mia vita, plasmando il mio modo di essere e vedere il mondo negli anni e aiutandomi a formare la mia cultura. Da quando ho memoria ho sempre letto, scritto e parlato di film e spero vivamente con i miei articoli di aiutare altri a fare altrettanto. Hobby? ...Il cinema, naturalmente!