Gary Low: torna il pioniere della italo disco con “A.M.O.R.E.”

Chiudiamo l’anno vecchio e cominciamo quello nuovo, parlando dell’argomento che preferisco, nello specifico, di musica italiana o, meglio ancora, di “Italo Disco”. Ovvero la celebrazione di un fenomeno tipicamente italiano, che per un decennio ha caratterizzato il modo della musica, e di uno dei suoi protagonisti principali. Un top player, per dirla in gergo sportivo: Gary Low.

Italo disco

Un fenomeno dominante sia dal punto di vista musicale che di costume: “music, look & fashion”, per dirla come a quei tempi, che a distanza di quasi quarant’anni, vanta milioni di cultori e di appassionati, in ogni angolo del mondo.

Un fenomeno snobbato dalla critica e soprattutto dalle majors della musica, e che rimane tutt’ora forse poco compreso, ma senz’altro ineguagliato, sotto tutti i punti di vista.

In quel periodo facevo lo speaker radiofonico ed il dee-jay in discoteca, e in ogni trasmissione, in ogni serata, “passavo” quasi obbligatoriamente i brani di Gazebo, Den Harrow, Ryan Paris, Brian Ice, Mike Francis (RIP), Righeira, e ovviamente di Gary Low.

Un periodo in cui i brani non erano tutti uguali, anche se la drum-machine Roland TR-808 la faceva da padrone; si lavorava con i dischi in vinile, in disco soprattutto con i 12” (twelve inch, lo dico per i millennials), ed era un vero divertimento “mixare” canzoni dalla metrica differente.

Un decennio intero, cosa mai successa prima e dopo, che ha lasciato un segno tangibile nella storia della musica, e che attualmente, dopo un ventennio di oblìo, è stato rivalutato e riconsiderato alla grande dalle radio e dalla nuova dj generation.

È così che i protagonisti di allora, magari un tantino invecchiati (gli anni passano per tutti), ma ancora combattivi, ritornano alla ribalta, pronti a rinverdire i fasti di un’epopea indimenticabile, soprattutto per chi l’ha vissuta. Ma anche con la mission, di far ballare e divertire i giovani delle nuove generazioni, abituati a ben altra “musica” (il virgolettato è doveroso, visto quello che si sente in giro), che magari dei mitici anni ’80, ne hanno sentito parlare solo dai genitori.

gary low - capelli corti e barba brizzolata, indossa occhiali da sole, giacca scura e camicia a fiori

Gary Low

Inutile dire che per le vecchie guardie del mixer come me, è sempre una gioia e un piacere poter parlare con i miti di quel tempo.

Forse non tutti sanno che…” un po’ di tempo fa, ho avuto modo di scambiare quatto (lunghe) chiacchiere proprio con Gary Low, si, proprio quello di “I want you”, “You are a danger” e naturalmente “La Colegiala”.

Protagonista assoluto di quella dance di cui ho parlato all’inizio: una persona squisita, che dice quello che pensa senza peli sulla lingua, come piace a me, grande esperto di musica, cosa rara anche tra i suoi colleghi, e fermamente determinato.

Rileggendo quell’intervista, mi sono accorto di quanto sia ancora attuale, e per questo motivo, ve ne ripropongo qualche passo.

Gary, una domanda canonica, che faccio sempre ai protagonisti degli anni ’80 come te. Di solito la faccio alla fine, ma stavolta, vorrei partire da qui, per sviluppare il discorso: cosa è rimasto degli anni ’80?

(Ride, ndr) Cosa è rimasto…è rimasto molto, direi. C’è stato un periodo di oblìo, come per tutte le cose. Poi si vede che questo periodo musicale è rimasto nel cuore di molti, e ti dirò, visto che ormai sono quattordici-quindici anni che son tornato a fare serate a tema, e questa cosa è tornata in voga. In tutto il mondo! È un fenomeno mondiale!

Una cosa che mi ha sorpreso, anche quando faccio le mie serate. In Sud America, a Miami, in Giappone, ad Hong Kong, a Singapore dove andrò prestissimo, ma anche in Svezia, per esempio, o in Spagna. Ho notato un grande entusiasmo per il “ritorno” di questo genere musicale. Anche in Russia hanno organizzato un enorme Festival sugli anni ’80. Alle Isole Canarie ho partecipato di recente ad un Festival: un palco enorme e tantissima gente. Ripeto: è rimasto molto di quei tempi, anche se tanti artisti non ci sono più o non fanno più musica, ma è una cosa molto piacevole, il poter usufruire di queste melodie, di questa musicalità che oggi non c’è più.

Avrai notato anche tu, durante le tue serate, che, quando i dee-jay passano la “nostra” musica anni ’80, purché originale, sottolineo, non remixata in stile techno, per dire…la pista si riempie…ci sarà un motivo!

Ma certo! Il motivo…guarda…la musica funziona con la melodia, questo è il diktat: melodia! Se ci pensi bene, il testo ha una sua importanza, ma molto secondaria, perché altrimenti i Beatles o Jimi Hendrix non avrebbero mai avuto fortuna in Italia o in Spagna, perché a quell’epoca ben pochi capivano l’inglese. Quello che manca in discoteca adesso è proprio la melodia. Proprio il ricordo di qualcosa che ti riporta indietro, ai tuoi momenti felici. In Italia poi è un disastro. Tutta musica triste, con arrangiamenti uguali a cinquant’anni fa. Sono rimasti, autori ed arrangiatori, ancorati a Sanremo: chi va al Festival, scrive per il Festival e le conseguenze si vedono.

Piacciono i ragazzini carini e le ragazzine carine, è normale che sia così, una parte del mio successo è dovuta al mio aspetto fisico, non lo nego, però poi finisce lì: è roba triste. senza contare che poi vanno avanti con i “like” e le visualizzazioni, ma questo non fa vendere dischi e non porta gente agli spettacoli dal vivo. Dici giustamente di utilizzare le versioni originali: io sono un autore e un arrangiatore e quindi non posso che approvare. Magari tornasse il vinile! E come unica fonte. così nessuno scaricherebbe illegalmente e si comprerebbero più dischi. Oltretutto è un piacere da collezionare…

Curiosità mia personale: ti hanno mai invitato a Sanremo?

(Domanda attualissima, visto che manca poco più di un mese all’inizio della 74esima edizione).

No. Ma neanche ho voluto mai partecipare: non concepisco una gara musicale. La gara la fanno gli sportivi, la musica è un’altra cosa. Sanremo, secondo me, dovrebbe essere il contrario: prima far uscire i brani, l’anno dopo eleggere vincitore chi ha venduto di più. Così non ci sono trucchi.

A parte quella scritta per Sanremo, ti piace la musica italiana?

No. Non mi emoziona, non mi fa rizzare i peli. Per questo la seguo molto poco. È una categoria sempre identica: c’è Tiziano Ferro, c’è Fiorella Mannoia, che m’annoiano veramente! Almeno, così la vedo io.

gary low - la copertina del nuovo singolo che raffigura un cuore rosso con all'interno il viso dell'artista, che indossa gli occhiali da sole

A.M.O.R.E.

Si pronuncia sillabato: “a-emme-o-erre-e” (quello che provo per te). Un tormentone, per dire subito le cose come stanno, che molto probabilmente sarà la colonna sonora delle serate in discoteca, da qui alla prossima estate.

Ritmo ipnotico, cassa dritta, basso che martella, suoni clamorosamente vintage, voce filtrata “come si faceva una volta”, ritornello che sentito una volta, è sentito per sempre. Welcome back nei mitici anni ’80, riveduti, rimodernati, ma non corretti.

Solo un vecchio bucaniere (vecchio, ovviamente, detto in senso metaforico, eh), della musica, poteva inventare qualcosa di simile: un ritorno al futuro, con un occhio al passato. Il tutto, cantato per la prima volta in italiano, tra l’altro. Un piacevole tuffo nel passato, per chi, come me, ha vissuto appieno quegli anni; una piacevole scoperta per chi, invece, in discoteca e in radio, è, suo malgrado, abituato a ritmi e voci tutte uguali.

Un ritorno all’insegna della classe, e Gary Low ne ha da vendere, e dell’eleganza, e pure in questo caso non si scherza.

Caratteristiche che si evidenziano anche nel videoclip, firmato da Michele Vitiello con la consulenza di Niccolò Carosi, e prodotto da Pasquale Scilanga

Una esplosione di luci e di colori, con al centro il performer in forma strepitosa, ricercato e decisamente chic nell’abbigliamento: un figo, come si diceva all’epoca. Anche questo in linea con il mitico decennio.

A.M.O.R.E.” (Clodio Music/Believe) è disponibile in radio, su tutte le piattaforme digitali e sul tubo dal 29 dicembre 2023.

Potete seguire Gary Low su Facebook, Instagram e sul canale YouTube di Clodio Management Media Music.

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Lele Boccardo
Lele Boccardo
(a.k.a. Giovanni Delbosco) Direttore Responsabile. Critico musicale, opinionista sportivo, pioniere delle radio “libere” torinesi. Autore del romanzo “Un futuro da scrivere insieme” e del thriller “Il rullante insanguinato”. Dice di sè: “Il mio cuore batte a tempo di musica, ma non è un battito normale, è un battito animale. Stare seduto dietro una Ludwig, o in sella alla mia Harley Davidson, non fa differenza, l’importante è che ci sia del ritmo: una cassa, dei piatti, un rullante o un bicilindrico, per me sono la stessa cosa. Un martello pneumatico in quattro: i tempi di un motore che diventano un beat costante. Naturalmente a tinte granata”.