Luce Noir e la sua rinascita: “Sogno il palco di Sanremo Giovani”

“La musica ha un grande potere: ti riporta indietro nel momento stesso in cui ti porta avanti, così che provi, contemporaneamente, nostalgia e speranza”, scrive Nick Hornby, critico musicale britannico.
Ridere, piangere, amare e perdonare. E’ questo il potere forte della musica. Uno strumento in grado di portare con sè infiniti stati d’animo. La musica è fatta di note, pause, silenzi e ritmi incalzanti. Forse è per questo che possiamo paragonarla alla vita e come tale non è uguale per tutti.
Lo sa bene Luca Negro, in arte Luce Noir, che ha vissuto periodi della sua vita nel silenzio più nero, in un’attesa che sembrava non lasciare via d’uscita.

Infinite melodie, un unico rifugio

Rifugio, dal latino refugere, ovvero fuggire. Indica l’atto di allontanarsi con lo scopo di difendersi da un pericolo morale o materiale.

Luca, in arte Luce Noir, si rifugia nella musica. Sua compagna di vita fin dalla tenera età che lo ha accompagnato anche in uno dei periodi più bui della sua vita. Lo abbiamo incontrato per scoprire insieme la sua passione tra vita e rinascita.

Intervista con Luce Noir

Siamo soliti vestirci di musica che rispecchia i nostri stati d’animo. La Pandemia, per la nostra generazione, ha interessato una fase della vita piuttosto delicata. Molti hanno coltivato il loro lato artistico e l’hanno utilizzato come strumento per conoscersi e farsi conoscere. La musica, per te, cos’ha rappresentato nel periodo più buio della tua vita?

Avevo 5 anni quando gli spartiti sono entrati a far parte della mia vita. Grazie a mio padre sono cresciuto con la bella musica italiana e fin da subito ho capito che sarebbe diventata la mia compagna di vita. Per me rappresenta un pilastro fondamentale.

Ho vissuto un periodo della mia esistenza molto buio da cui non è stato facile uscirne. “Dall’avere tutto alla paura di restare senza niente”, è questo a cui pensavo spesso. La depressione è un mostro arrivato all’improvviso che mi ha divorato poco a poco chiudendo ogni spiraglio di luce nella finestra della vita. La musica è stata la mia ombra colorata che ha contribuito alla mia rinascita.

Iniziavo a suonare e il mondo intorno a me prendeva una forma diversa. Non è stato facile uscire da questa feroce tempesta, ancora oggi ci sto lavorando moltissimo per ritrovare il mio equilibrio. Le mie giornate sono la rappresentazione di un elettrocardiogramma che mi porta alti e bassi nel mio percorso di rinascita. La mia voce? Una tela che ritrae le mie emozioni. Pianoforte e chitarra sono la cornice perfetta per un dipinto dai mille colori.

Luce. Noir. Un perfetto ossimoro quasi volto a rappresentare due facce di una medaglia chiamata vita. Da cosa deriva la scelta del tuo nome d’arte?

Sono laureato in economia e lavoro nel campo delle assicurazioni. Ma ho sognato, fin da sempre, di investire tutto nella musica per farne la mia arte più grande. Durante il mio periodo buio ho preso coraggio e ho deciso di dare una svolta ai miei pensieri grigi diventando un’artista di strada. “Luce dei miei occhi”, sono sempre stato questo per mia mamma, donna fin da sempre vicina a me e a tutte le mie scelte. Avevo bisogno di un nome d’arte che mi rappresentasse completamente. Ed è per questo che ho deciso di affiancarci “Noir”, come simbolo di un periodo chiuso nel silenzio delle insicurezze.

Un vissuto difficile da dimenticare ma che ti ha dato la forza e il coraggio di fare un salto nel vuoto. Ma chi è davvero Luca e qual è la gioia più grande dopo la scelta di diventare un’artista di strada?

Luca è un ragazzo di 23 anni a cui il destino ha cancellato qualche nota musicale di troppo nello spartito della vita. Ma ero e sono ancora ora un ragazzo pieno di vita, di sorrisi, di passione e voglia di mettermi in gioco. Porto strette a me le mie fragilità ma sono lo stesso ragazzo che quando inizia a cantare fa ballare ed emozionare i passanti. Questo lungo silenzio resterà per sempre parte del mio vissuto ma non è per questo che voglio essere ricordato e, soprattutto, conosciuto.

Ed è proprio per questo motivo che un giorno, l’idea, sarà quella di abbandonare Noir. Gli sarò grato per avermi accompagnato nel mio percorso, ma forse sarà proprio quello il momento che segnerà la fine della mia rinascita. La mia soddisfazione più grande ad oggi? La scelta di cantare nelle vie del centro di Torino, la mia città. Il rapporto e il confronto con la gente sono diventati, per me, una grande gioia quotidiana.

Dal vinile a TikTok

“Dietro ogni impresa di successo c’è qualcuno che ha preso una decisione coraggiosa”, diceva Peter Drucker. Ogni giorno nascono sempre più artisti, soprattutto grazie ai programmi televisivi. Il tuo coraggio ti sta portando, piano piano, sempre più vicino al tuo obiettivo di fare della musica la tua arte più grande. Cosa ne pensi a riguardo? Qual è il tuo sogno nel cassetto?

La nostra generazione vive tra talent show e social. Al giorno d’oggi sono due strumenti tanto potenti per farsi conoscere ed entrare a far parte del mondo artistico. Ho partecipato al programma televisivo “Dalla strada al palco”, in diretta su Rai 2 ed è stata un’esperienza che mi porterò per sempre nel mio bagaglio culturale.
“Io la vita la prendo com’è”, canta Ultimo in un suo brano. Io non so cosa mi riserverà il futuro. Sicuramente l’idea di un singolo vive costantemente dentro i miei pensieri, però un sogno c’è! Di cosa si tratta? Sono un tradizionalista, sogno il palco di Sanremo Giovani.

Luce Noir – Insieme a te non ci sto più
Arianna Pino
Arianna Pino
Autrice del libro “Resta almeno il tempo di un tramonto” e di “Quando fuori piove”, finalista al concorso letterario “Il Tiburtino”. Iscritta all’ Università delle scienze e tecnologia del farmaco. Dice di sé:“Sono nata in città ma vivo col mare dentro. Ho occhi  grandi per guardare il mondo, ogni giorno, con colori diversi. Ho la testa tra le nuvole ma cammino su strade fatte di sogni pronti a sbocciare, mi piace stupire come il sole, quello che la mattina ti accarezza il volto e ti fa ricordare che c’è sempre un buon motivo per alzarsi. Amo la pizza, il gelato e la cioccolata calda perché io vivo così, di sensazioni estreme, perché a vent’anni una cosa o gela o brucia. Mi piace vivere tra le parole che scrivo, che danno forma alla mia vita come i bambini fanno con le nuvole”.