#Sanremo2020: la dura vita del reporter

“Storie di tutti i giorni, vecchi discorsi sempre da fare” (“Storie di tutti i giorni” Riccardo Fogli – FdS 1982)

Manca davvero poco all’inizio del Festival diSanremo 2020, e comincia così la dura settimana del reporter.

Domani alle ore 12:30 è prevista la prima conferenza stampa, che come consuetudine taglia il nastro alla manifestazione.

Zetatielle Magazine al #Festival

Come ormai da anni, io, con i miei articoli, e Tina Rossi, con i suoi click e i suoi articoli, vi racconteremo questa settimana pazza, divertente e piena di adrenalina.

Lo faremo in diretta dalla Sala Stampa “Lucio Dalla”, dal roof del Teatro Ariston, in giro per “Casa Sanremo”, e a zonzo per la città, con l’aiuto di due collaboratori di Zetatielle Magazine: Antonio Di Trento (inviato di “Radio Immagine”) e Francesco R Spina (inviato di “Quotidiano del Sud” e “Radio AKR”). Ampio spazio verrà dedicato ai commenti della nostra squadra di opinionisti, dai social. Squadra di reporter sempre più numerosa e agguerrita. E son soddisfazioni.

Il “grosso” del lavoro, come sempre, verrà fatto in sala stampa, dove è possibile assistere alle varie conferenze stampa, assistere alle serate sui maxischermi e, perché no, tastare il polso della situazione, ascoltando le varie radio presenti, e scambiando chiacchiere ed opinioni con i colleghi.

Fin qui tutto normale, direte voi. Ma non è così semplice.

Possiamo garantirvi che il “prodotto finito”, cioè l’articolo, correlato dalle varie fotografie che vedete pubblicato, è frutto di un lavoro che dura quasi tutta la giornata, e che arrivare a metterlo on-line, è tutt’altro che facile, soprattutto quando ci sono le interviste di mezzo.

A questo proposito, mi ricollego ad un post pubblicato su Facebook giusto un anno fa, proprio da Tina Rossi, dove è spiegato in modo chiaro e apparentemente spiritoso, qual è la giornata normale di un giornalista-fotografo, alle prese, alla fine dei conti, con il proprio lavoro.

La dura vita del reporter: primo piano di una mano che impugna un microfono

Tutto partiva, e parte, da una semplice domanda:

Voi sapete quanto è difficile la vita di un reporter? Ve lo raccontiamo noi!

  • Bisogna sapere CHI gestisce un determinato cantante, cosa mica da poco, perchè al di là del sapere qual è l’agenzia stampa, bisogna capire chi gestisce personalmente l’artista all’interno dell’agenzia stessa.
  • Se non lavorate per un’agenzia eventi che ha già le mani in pasta, la possibilità di essere presi in considerazione dai vari press-agent, è minore del 2% (resta l’1 % che è il “fattore C”, o “lato B” se preferite).
  • Nel contesto sanremese, ai giornalisti e reporter, viene data una lista contatti dei vari agenti. Quindi scrivi, telefoni, mandi sms, mail, piccioni viaggiatori, segnali di fumo, preghi Padre Pio ed è più facile che ti appaia la Madonna che non uno dei suddetti agenti.
  • Cerchi l’occasione quando li hai a “portata di microfono”, rischiando un match di wrestling con i vari bodyguards, cissati, imbruttiti  e maleducati. Il cantante è molto spesso disponibile a parlare, ma viene portato via a forza come un carcerato pluricondannato del 41bis.
  • Se sei in sala stampa, devi farti venire un artrosi al braccio per prenotare una domanda e magari non ce la fai, ma ci riescono sempre i soliti idioti che fanno domande su tutto tranne che di musica.
La dura vita di un reporter: primo piano del fondoschien di una fotografa con la camera a tracolla

Questo è quanto, e probabilmente non cambierà di una virgola rispetto agli anni passati; ma tant’è, in fin dei conti va bene così. Siamo reporter per scelta di (dura) vita.

Tutto quanto sopra, naturalmente, lo facciamo per voi, che leggete i nostri articoli ed apprezzate le nostre foto: è il nostro modo di dirvi grazie, per l’attenzione e l’affetto che ci dimostrate di anno in anno.

Hashtag che passione

Visto che da martedì si parte con la cronaca live delle serate, colgo l’occasione per rammentare a chi leggerà i miei articoli, la serie di hastag che solitamente uso in occasione della kermesse sanremese, ed i diversi significati:

#stendiamounvelopietoso, ovvero il peggio del peggio della serata,

#esumabinciapà, ovvero, guarda cosa ci tocca vedere e sentire,

#versaceonthefloor, dedicato al peggior look, maschile o femminile della puntata (da usare se si presenta l’occasione),

#scossa (new entry), dedicato alla cosa migliore di ogni serata (mi sa che quest’anno, con l’aria che tira, lo userò molto poco, e mi spiace per Giovanna Civitillo).

Se le cose dovessero proprio mettersi male, sarà il caso di rispolverare il mitico #aridatecepippobaudo, per il momento lo tengo in naftalina; mentre #rockmeamadeus (new entry anche questo), lo utilizzerò “ad libitum”, per sottolineare le malefatte o le benefatte del presentatore.

Rammento infine che non parlerò di politica, o per meglio dire, non mischierò la politica con la musica: va di moda farlo, in tanti lo fanno, ma io non seguo le mode, quindi non lo farò. Lo lascio ad altri colleghi reporter.

Il “Festival della Canzone Italiana”, è una manifestazione musicale, e questo, solo questo, sarà l’argomento dei miei articoli. Per qualcuno sarà dura da accettare. Pazienza.

Buon #Sanremo2020 a tutti.

Lele Boccardo
Lele Boccardo
(a.k.a. Giovanni Delbosco) Direttore Responsabile. Critico musicale, opinionista sportivo, pioniere delle radio “libere” torinesi. Autore del romanzo “Un futuro da scrivere insieme” e del thriller “Il rullante insanguinato”. Dice di sè: “Il mio cuore batte a tempo di musica, ma non è un battito normale, è un battito animale. Stare seduto dietro una Ludwig, o in sella alla mia Harley Davidson, non fa differenza, l’importante è che ci sia del ritmo: una cassa, dei piatti, un rullante o un bicilindrico, per me sono la stessa cosa. Un martello pneumatico in quattro: i tempi di un motore che diventano un beat costante. Naturalmente a tinte granata”.