Video killed the radio star e l’IA fa il resto…

Correva l’anno 1979 quando The Buggles, una band britannica, esordì con Video killed the radio star, un brano a dir poco profetico che ancora oggi è famoso in tutto il mondo.

E così è stato davvero: videl killed the radio star, con l’avvento delle TV private, dei video clip musicali e, soprattutto con l’avvento di internet.

Nel contesto sempre più interconnesso e digitale in cui viviamo, l’uso di Internet, smartphone e social network continua a delineare un nuovo paradigma di fruizione mediatica. Nel panorama mediatico italiano, il consolidamento di Internet, smartphone e social network rappresenta un aspetto centrale, come evidenziato dal recente Rapporto sulla Comunicazione del Censis.

Video killed the radio star – Th Buggles

Tv tradizionale, satellitare o TV via internet?

A quanto pare i dati evidenziano che le prime due sono quasi sul viale del tramonto, complice anche l’addio definitivo agli apparecchi televisivi che non ricevono in alta definizione e, di conseguenza, l’arrivo in casa di tutti gli italiani di smart TV super dotate.

Tra il 2022 e il 2023, si è registrato un aumento dell’utilizzo di Internet da parte degli italiani, che ora rappresenta l’89,1% degli utenti, con una differenza positiva del 1,1% rispetto all’anno precedente. È interessante notare come l’adozione di Internet sia quasi perfettamente sovrapposta all’utilizzo degli smartphone, che coinvolge l’88,2% della popolazione, e molto prossima all’utilizzo dei social network, che interessa l’82,0% degli italiani.

Quali sono i social preferiti dagli italiani?

Secondo il Rapporto, il 79,3% dei giovani utilizza YouTube, il 72,9% è attivo su Instagram e il 56,5% si è immerso nel mondo di TikTok. Questi dati evidenziano una costante evoluzione delle preferenze dei consumatori digitali, con un deciso calo di piattaforme come Spotify, Twitter e Snapchat.

Nell’ambito delle piattaforme online, è evidente un consolidamento nell’utilizzo da parte dei giovani (14-29 anni). Il 93,0% di loro utilizza WhatsApp, il 79,3% YouTube, il 72,9% Instagram e il 56,5% TikTok. Tuttavia, si osserva una lieve flessione nell’utilizzo di piattaforme come Facebook, Spotify e Twitter, mentre Telegram e Snapchat hanno registrato una netta diminuzione degli utenti nel tempo.

Allo stesso tempo, emerge un interessante trend: un ritorno alla lettura tradizionale, con un incremento del 3,1% dei lettori di libri. Questo suggerisce che, nonostante l’ascesa dei mezzi di comunicazione digitali, esiste ancora un forte interesse per la fruizione di contenuti più profondi e riflessivi.

Giornale in edicola e libro classico, o web site e e-book?

L’analisi dei dati evidenzia un aumento esponenziale della spesa delle famiglie per dispositivi digitali, che ha registrato un impressionante aumento del 727,9% dal 2007, raggiungendo un totale di 8,7 miliardi di euro. Questo dato suggerisce una crescente dipendenza dalla tecnologia e un cambiamento significativo nei modelli di consumo.

Malgrado il già citato ritorno alla lettura tradizionale, il settore della carta stampata continua a vivere una crisi profonda e persistente. I quotidiani cartacei venduti in edicola, ad esempio, hanno visto un crollo significativo della loro audience, passando dal 67,0% nel 2007 al 22,0% nel 2023, con una perdita del 45,0% in quindici anni. Anche i lettori di settimanali e mensili stanno diminuendo, mentre gli utenti dei quotidiani online si attestano al 30,5% della popolazione.

Informazione e IA: vero o falso?

Un altro tema cruciale sollevato dal rapporto è l’incertezza sul futuro dell’Intelligenza Artificiale (IA). Il 74,0% degli italiani ritiene che i suoi sviluppi siano al momento imprevedibili, con giudizi ottimisti e pessimisti equamente divisi sugli effetti che potrebbe avere. Esiste una preoccupazione diffusa riguardo all’aumento delle notizie non verificabili e alla conseguente difficoltà nel distinguere il vero dal falso, con rischi significativi per le democrazie.

Tuttavia, non possiamo ignorare le sfide che accompagnano questa evoluzione tecnologica. Secondo il 68,3% degli utenti intervistati, l’introduzione dell’Intelligenza Artificiale potrebbe portare a un aumento delle notizie non verificabili, mettendo a rischio la nostra capacità di distinguere il vero dal falso. Questo solleva interrogativi cruciali sul futuro della nostra società e delle nostre democrazie.

Le fake news e la disinformazione sono diventate fenomeni diffusi nei social media e nei blog, alimentati dalla rapidità con cui le informazioni si diffondono online. L’IA potrebbe intensificare ulteriormente questo problema, generando un’abbondanza di contenuti manipolati o fuorvianti.

In questo contesto, diventa essenziale promuovere una maggiore alfabetizzazione mediatica e sviluppare strumenti efficaci per valutare la credibilità delle fonti. Le istituzioni educative, insieme alle piattaforme digitali e ai governi, devono collaborare per garantire un’informazione accurata e trasparente, fondamentale per il funzionamento delle nostre società democratiche.

In conclusione, il paradigma biomediatico in cui ci troviamo offre molteplici opportunità e sfide. È fondamentale adottare un approccio critico e consapevole nell’utilizzo della tecnologia e promuovere la responsabilità individuale e collettiva nella condivisione e nell’interpretazione delle informazioni online.

Video killed the radio star

La radio continua a rivelarsi all’avanguardia all’interno dei processi di ibridazione del sistema dei media. Complessivamente, i radioascoltatori sono il 78,9% degli italiani, con una lieve flessione da un anno all’altro (-1,1%). Ma se la radio ascoltata in casa attraverso l’apparecchio tradizionale subisce un piccolo calo passando al 45,6% di utenza (-2,4% rispetto al 2022), l’autoradio si attesta al 69,1%, confermandosi su livelli prepandemici.

Per quanto concerne l’ascolto delle trasmissioni radiofoniche via internet con il pc (18,2% degli utenti) e con lo smartphone (24,1%), si registra una crescita importante nel lungo periodo (rispettivamente +10,6% e + 20,5% dal 2007 ad oggi), ma un calo nel breve (rispettivamente -2,2% e -5,0% tra il 2022 e il 2023).

Quanto spendiamo per smartphone e computer?

L’andamento della spesa delle famiglie per i consumi mediatici tra il 2007 (l’ultimo anno prima della grande crisi economica e finanziaria internazionale scoppiata nel 2008) e il 2022 evidenzia come, mentre il valore dei consumi complessivi ha subito una drastica flessione, senza ancora ritornare ai livelli antecedenti il 2008 (ancora -2,3% in termini reali è il bilancio alla fine del 2022).

La spesa per l’acquisto di telefoni ed equipaggiamento telefonico ha segnato anno dopo anno un vero e proprio boom, di fatto moltiplicando il valore per più di otto volte in quindici anni (+727,9% nell’intero periodo, per un ammontare che supera gli 8,7 miliardi di euro), quella dedicata all’acquisto di computer, audiovisivi e accessori ha conosciuto un rialzo rilevantissimo (+215,8%), mentre i servizi di telefonia e traffico dati hanno conosciuto un assestamento verso il basso per effetto di un radicale riequilibrio tariffario (-26,9%, per un valore comunque prossimo a 13,6 miliardi di euro sborsati dalle famiglie italiane nell’ultimo anno) e, infine, la spesa per libri e giornali ha subito un vero e proprio crollo: complessivamente -38,2%.

L’importanza delle parole: la critica ai media

L’attenzione al modo in cui deve essere usato il linguaggio per evitare di creare disagio alle persone ha portato alla nascita del politically correct. Il 76,9% della popolazione è favorevole a una regolamentazione del linguaggio dei media quando si parla dell’aspetto fisico delle persone, il 74,0% nel caso di differenze religiose e di genere, il 73,7% quando si tratta di orientamento sessuale, il 72,6% se è coinvolta l’identità di genere, il 72,5% in rapporto alle differenze etniche e culturali.

Inoltre, per il 75,8% della popolazione i media non dovrebbero mai usare espressioni che da alcune categorie di persone possono essere ritenute offensive o discriminatorie. Ben diversa la situazione quando si esce dal mondo dei media e si passa alla vita quotidiana: il 69,3% degli italiani risulta infastidito dal fatto che ci sia sempre qualcuno che si offende se si pronuncia qualche frase ritenuta inopportuna.

Questi sono i principali risultati del 19° Rapporto sulla comunicazione del Censis, promosso da Intesa Sanpaolo, Mediaset, Rai, Tv2000 e Windtre, presentato oggi a Roma da Giorgio De Rita, Segretario Generale del Censis, e discusso da Deborah Cocco, Head of Institutional Sponsorships di Windtre, Roberta Lucca, Direttore Marketing della Rai, Monica Mondo, conduttrice di Tv2000, Gina Nieri, Consigliere di Amministrazione di Mediaset e Fabrizio Paschina, Responsabile della Direzione Comunicazione e Immagine di Intesa Sanpaolo.

Immagine di copertina creata con IA Bing

Potrebbe interessarti anche:

Tv via internet più popolare di quella tradizionale e satellitare

Le edicole scompaiono, un giornalaio racconta la tragica crisi.

La pirateria nel settore editoriale: un ostacolo economico e culturale

Tina Rossi
Tina Rossi
(a.k.a. Fulvia Andreatta) Editrice. Una, nessuna e centomila, il suo motto è “è meglio fingersi acrobati, che sentirsi dei nani” Dice di sé:” Per attimi rimango sospeso nel vuoto,giuro qualche volta mi sento perduto, io mi fido solo del mio strano istinto, non mi ha mai tradito, non mi sento vinto, volo sul trapezio rischiando ogni giorno, eroe per un minuto e poi...bestia ritorno...poi ancora sul trapezio ad inventare un amore magari...è solo invenzione, per non lasciarsi morire...”