Femminile senza limite. Una riflessione della psicologa Rissone

Nella settimana in cui si è celebrata la giornata mondiale contro le mutilazioni genitali femminili, la psicologa Henni Rissone, presidente dell’Associazione Artemixia, che si batte da anni contro la violenza di genere ci introduce al tema dell’infibulazione con una riflessione che parte dalla psicoanalisi del femminile.

Essere senza limite

Cosa dice la psicoanalisi del femminile? Freud suggeriva di fare riferimento ai poeti per sapere di più sulle donne e con questo, forse, ci indicava un “modo di dire” . Quello dell’espressione poetica: caratterizzato dalla bellezza e con tratti evocativi, metaforici, allusivi, sognanti. Il dire del femminile è il contrario di un linguaggio descrittivo e chiaro, logico, cronologico e preciso come quello di un libretto di istruzioni, per esempio, per costruire un mobiletto. Il femminile è dunque ciò di cui si può sapere, ma mai tutto, è ciò che può uscire dai bordi della coerenza ed è in parte estraneo a sé. Per ascoltare e fruire del “dire poetico” delle donne è necessario disporsi ad accettare di non capire tutto. Così fece Freud nell’ascolto delle sue pazienti isteriche e da lì nacque la Psicoanalisi.

Photograph of the family of Sigmund Freud. Front row: Sophie, Anna and Ernst Freud. Middle row: Oliver and Martha Freud, Minna Bernays. Back row: Martin and Sigmund Freud (licenza CC)

Cosa vuole una donna?

La Psicoanalisi, potremmo dire, nacque da un uomo che decise di lasciar parlare le donne riconoscendo loro un Sapere che non avrebbe potuto mai raggiungere. Tutta la mirabile ricerca freudiana si incaglia su una domanda senza risposta: “cosa vuole una donna?”

Pochi anni dopo, lo psicoanalista Jacques Lacan (Parigi, 1901-1981) considera il “godimento femminile” come in grado di accedere ad un al di là del godimento fallico, essendo in grado di fare esperienza dell’esorbitanza; il godimento sessuale femminile è un evento che coinvolge tutto il corpo, è sganciato dalla tirannia del pezzo di corpo che caratterizza precipuamente il godimento d’organo del maschile.  D’altro canto, sia Freud, sia Lacan, riconobbero nel discorso femminile una fragilità identitaria, generata proprio da quell’esorbitanza fuori coerenza che porta a cercare conferma del proprio essere nel desiderio dell’Altro.

L’infibulazione

Questa premessa ci serve per collocare il punto di vista dal quale proverò a guardare al tema dell’infibulazione.

Da secoli l’organo genitale femminile viene gravemente debilitato.

La mutilazione genitale femminile (nominata con l’acronimo italiano MGF, inglese IAC o francese Ci-Af) è riconosciuta dall’OMS come violazione dei diritti umani da parecchi anni, ma ancora oggi, in circa 30 paesi dell’Africa e del Medioriente, è inflitta a milioni di bambine e giovani donne.

Questa manovra di mutilazione radicale eseguita su un corpo pulsante viene da chiedersi se non sia un tentativo di soggiogare ciò che del femminile “non fa presa”, non è visibile, ciò che del femminile è godimento esteso al corpo intero che sfugge alla simbolizzazione e tanto dice di un potere nascosto. 

grafica di una bambina che subisce infibulazione

Il potere del femminile 

Questo potere sviluppa da un lato un sentimento di paura e dall’altro un sentimento di odio. Potremmo immaginare che l’organo sessuale femminile, troppo piccolo, rievochi la minaccia della castrazione e dunque debba essere perversamente ridefinito, tagliato e ricucito, oppure si tratta di una paura legata a quel Sapere di cui non si vuole sentire?

Riguardiamo di cosa si tratta nel drammatico dettaglio: con la pratica dell’infibulazione (dal latino fibula = spilla) si asportano le piccole labbra (spesso con clitoridectomia) e parte delle grandi labbra; in seguito si procede alla cauterizzazione e cucitura della vulva con uno spago lasciando un’apertura di 1 o 2 cm per permettere la fuoriuscita del sangue mestruale e dell’urina. 

La pratica ha origini poco chiare, pare che sia iniziata nell’antico Egitto ma alcuni studi la datano risalente 7° secolo d. C. Per le stesse genti africane resta un tabù.

Mutilazioni genitali femminili perchè?

Gli scopi espliciti delle mutilazioni genitali femminili riguardano:

  • il preservare la verginità della ragazza fino al matrimonio e dentro il matrimonio (in molte aree è lo stesso novello marito ad incidere le suture per poter avere rapporti sessuali. La zona viene ricucita dopo il parto. A seguito di un’infibulazione, i rapporti sessuali sono dolorosi e spesso insorgono patologie come cistiti e infezioni vaginali nei migliori dei casi);
  • l’inibire desideri e tentazioni verso rapporti prematrimoniali;
  • il limitare il godimento sessuale;
  • il difendere da violenze e stupri.

Identità sociale e identità di genere

Questi scopi ci raccontano che la connotazione biologica non riesce ad essere di per sé un fattore sufficiente di individuazione: donne si nasce, sì, ma lo si diventa solo a seguito di un rituale che sottrae alla biologia e notifica un’identità sociale che include ciò che la persona deve essere. Il destino della sessualità da tratto soggettivo creativo, prorompente e generativo si riduce a sostanza sociale omologata e circoscritta. 

Questo accade in molti Paesi così detti civilizzati in cui la costruzione dell’identità di genere viene manipolata su un piano metaforico, qui si esplicita in una manipolazione reale dei corpi.

Il disciplinamento delle bambine infibulate comporta il divieto di correre, saltare o giocare con la palla, per evitare di compromettere le suture. Crescendo sarà comunque impossibile per loro divaricare troppo le cosce a causa dell’insufficienza del tessuto in precedenza asportato

Ma cosa c’è all’origine?

Nel Sem. XX Ancora (ed. Einaudi, Torino – 2011, p.94) Lacan dice: “un odio solido è qualcosa che si rivolge all’essere”. L’odio è una passione lucida che mira a colpire l’essere dell’Altro, ciò che dell’Altro è percepito come insopportabile o troppo diverso da ciò che si conosce

Questa affermazione va considerata, nella tematica qui trattata, come qualcosa di così insito nella cultura da avere origini ormai sotterrate, di cui gli stessi popoli che praticano questo rito di iniziazione non hanno una chiara memoria. Sembra abbastanza indubbio che si tratti di un’azione aggressiva rivolta all’ essere e non alla persona in sé ed ha un valore sociale che trascende l’individuo singolo.

L’essere verso cui si rivolge questa forma di odio sotterrata è proprio l’estraneo, l’estraneo – in questo caso –  del femminile in sé stesso, di cui dicevo all’inizio di questo scritto.

Il rituale

Teniamo in considerazione che la pratica viene eseguita solo da donne e ha una struttura rituale scandita in tre fasi. 

  1. separazione: all’alba le bambine da operare vengono portate via da casa e riunite in un luogo appartato e segreto dove avverrà l’operazione (molte di loro non riescono a superare vive l’intervento);
  2. attesa: il periodo di tempo che trascorre tra la sofferenza dovuta all’operazione e la cicatrizzazione delle ferite, che le bambine trascorrono sdraiate per terra con le gambe fasciate, lontano dalla famiglia, in attesa della guarigione;
  3. ri-aggregazione: giorno in cui le bambine vengono reinserite nella comunità in festa e colmate di doni, per celebrare il loro ingresso nel mondo femminile.
tavola 2020 su scala mondiale dell'infibulazione e mutilazione femminile
World map of prevalence rates of female genital mutilation (FGM) by country, as far as can be determined as of May 2020. 2020 Global Response report FGM world map ( licenza CC)

Il femminile senza limite

Il Femminile estraneo a sé, il femminile senza limite, esorbitante, unico e spaesante viene omologato e cucito perché non possa dire del poetico e del fuori bordo: solo così la società potrà accoglierlo. Quando le bambine vengono reinserite nella comunità in festa i doni simbolizzano la presenza di una mancanza incolmabile. Il prezzo per parlare nella comunità è perdere la propria voce soggettiva, in alternativa c’è solo la morte fisica

Questo femminile senza limite è spesso intrattabile dalle donne stesse, e mi riferisco alle culture africane ma nondimeno alla nostra. Una donna può essere angosciata dalla propria estraneità al punto che spera di ottenere un “significante d’essere” dal suo partner che dia una certa consistenza al suo corpo iscrivendo una sorta di localizzazione del godimento nell’organismo. In altre parole esistono casi in cui alcune donne riescono ad articolare quel “senza limite” soltanto a partire da esperienze ripetute di convivenze con partner che le percuotono. 

L’odio in questi casi è auto-diretto e coinvolge proprio l’insopportabile dell’essere senza limite. ” Henni Rissone

Bibliografia:

  • ͂Freud S., Opere. Vol. 1: Studi sull’Isteria e altri scritti (1886-1895), Bollati Boringhieri, 1977
  • Colasanti M., MGF Per lo sviluppo e la tutela dei diritti delle donne, Progetto “Osservatorio Donna”, 2004.
  • Pasquinelli C., Infibulazione. Il corpo violato, Meltemi, Roma, 2007
  • Lacan J. Il seminario. Libro XX. Ancora, a cura di Di Ciaccia. A. , Einaudi 2011
Monica Col
Monica Col
Vicedirettore di Zetatielle Magazine e responsabile della sezione Arte. Un lungo passato come cronista de “Il Corriere Rivoli15" e “Luna Nuova”. Ha collaborato alla redazione del “Giornale indipendente di Pianezza", e di vari altri giornali comunali. Premiata in vari concorsi letterari come Piazza Alfieri ( 2018) e Historica ( salone del libro 2019). Cura l’ufficio stampa di Parco Commerciale Dora per la rassegna estiva .Cura dal due anni la promozione della Fondazione Carlo Bossone,. Ha curato per quattro anni l'ufficio stampa del progetto contro la violenza di genere promosso da "Rossoindelebile", e della galleria d’arte “Ambulatorio dell’Arte “. Ha curato l'ufficio stampa e comunicazione del Movimento artistico spontaneo GoArtFactory per tre anni. Ha collaborato come ufficio stampa in determinati eventi del Rotary distretto 2031. Ė Presidente dell 'Associazione di promozione sociale e culturale "Le tre Dimensioni ", che promuove l' arte , la cultura e l'informazione e formazione artistica in collaborazione con le associazioni e istituzioni del territorio. Segue la comunicazione per varie aziende Piemontesi. Dice di sé: “L’arte dello scrivere consiste nel far dimenticare al lettore che ci stiamo servendo di parole. È questo secondo me il significato vero della scrittura. Non parole, ma emozioni. Quando riesci ad arrivare al cuore dei lettori, quando scrivi degli altri ma racconti te stesso, quando racconti il mondo, quando racconti l’uomo. Quando la scrittura non è infilare una parola dietro l’altra in modo armonico, ma creare un’armonia di voci, di sensazioni, di corse attraverso i sentimenti più intensi, attraverso anche la realtà più cruda. Questo per me è il vero significato dello scrivere".