Cinema e Suspance – Come tendere la corda senza spezzarla

Ci sono migliaia di registi e autori differenti che hanno una idea tutta loro di cos’è la suspense, come funziona nei thriller e come crearla nelle scene principali di un film.

Nonostante le idee che si possono avere sull’argomento, credo che fondamentalmente i modi principali sono soltanto due: l’abile uso del montaggio e come si mescola con il comparto sonoro.

Ci sono film che hanno sceneggiature e attori straordinari, ma nei momenti chiave questi thriller non riescono a tenere alta la tensione, oppure risolvono sempre il problema con i soliti e facili jumpscares adatti per ogni occasione.

Altri, invece, pur non avendo gli stessi mezzi, superano ampiamente la concorrenza e creano scene di grande attesa dove, in un certo senso, l’anticipazione della paura è quasi più importante della paura stessa.

Ma prima di parlare in dettaglio di questi film, chiariamo innanzitutto che cos’è la suspense.

Paura e terrore

Una delle differenze principali nella creazione di una scena di suspense è se vogliamo puntare sulla paura o sul terrore.

Prendiamo un esempio che Alfred Hitchcock amava sempre fare per spiegare il cuore della sua lunga e prolifica carriera, descrivendo una scena con due uomini che parlano comodamente seduti al ristorante, mentre c’è una bomba sotto il loro tavolo.

Volendo creare paura e aumentare lentamente la tensione, potremmo abbassare l’inquadratura sotto le loro gambe, zoomando lentamente sull’esplosivo, verso il conto alla rovescia a un minuto dalla fine.

I personaggi continuerebbero a parlare incuranti del pericolo, mentre la tensione crescerebbe nel pubblico, consapevole di ciò che i protagonisti della scena non sanno.

Se vogliamo creare panico e terrore, invece, dobbiamo fare esattamente il contrario, senza mostrare affatto la bomba, perchè il pubblico non deve sapere che ci sia: il dialogo dei due personaggi deve assorbire totalmente la attenzione senza lasciare spazio ad altro.

Perciò, quando avviene l’esplosione all’improvviso, saremmo giustamente colpiti da uno shock che, oltre a spaventare nell’immediato, ci terrà in sospeso le scene successive, nel timore che possa accadere di nuovo.

Questo è in fondo anche il concetto del cosidetto Jumpscare, un potente mezzo cinematografico che però non va abusato per evitare di scadere rapidamente nel ridicolo.

Infatti, lo sbaglio che fanno troppi registi di horror moderni è abusare di questi spauracchi a tutto volume, magari dopo una lunga scena di silenzio, riproponendo il giochino in continuazione e sminuendo l’intero film con un meccanismo che il pubblico finisce per aspettarsi, annullando qualsiasi effetto sorpresa.

Invece, il metodo migliore è sempre quello di cercare qualcosa di diverso, elaborando un meccanismo che alteri il flusso narrativo tenendo il ritmo della storia sempre sul filo della tensione, scegliendo pochi ma effettivi momenti in cui spaventare o shockare lo spettatore.

Snake Eyes 1998 movie

L’abile inganno del montaggio

Quando si parla di film, e non parlo solo dei thriller, l’arma principale di ogni regista è ovviamente la macchina da presa.

Bisogna quindi sapere usare alla perfezione questo importante strumento del mestiere, come altrettanto importante è imparare a lavorare su ciò che avete girato, montandolo come ad esempio fa uno dei migliori eredi del signor HitchcockBrian De Palma.

Guardiamo ad esempio Omicidio in diretta, un thriller in cui Nicolas Cage indaga su un omicidio avvenuto durante un incontro di boxe.

L’inizio è semplicemente straordinario, più di 12 minuti in piano sequenza che dovrebbero essere proiettati in ogni scuola di cinema per spiegare il vero significato del termine.

In questo lasso di tempo senza stacchi di montaggio, facciamo la conoscenza di tutti i personaggi principali della storia, seguendo il protagonista fino al momento fatale dell’omicidio, nel mezzo della folla che sta assistendo lo scontro tra i due pugili.

Dopo questo lungo giro di giostra tutto di un fiato, per il resto del film, il regista divide e riesamina in continuazione quei 12 minuti dai diversi punti di vista degli altri personaggi, con il suo solito montaggio fatto di riprese virtuose ed angolazioni multiple nello stesso fotogramma.

Con questa scelta, De Palma fa scacco matto in due mosse: creando suspence e terrore senza concedere pause allo spettatore che è sempre col fiato in gola, e tenete presente che in fondo non stiamo nemmeno parlando di uno dei suoi film migliori.

Le domande a cui questo esempio risponde sono due: cosa mostrare e come scegliere di mostrarlo? Ponetevi questa domanda prima ancora di iniziare a girare e metà del vostro lavoro sarà già fatto.

La magia dei suoni, della musica e del silenzio 

Naturalmente, oltre a ciò che vediamo, conta molto anche ciò che sentiamo e non sentiamo durante il film, perché la gestione del silenzio è uno dei fondamenti più importanti di ogni thriller.

Per farvi capire cosa intendo, prendiamo uno dei migliori western della storia del cinema, ovviamente con la regia del mitico Sergio LeoneC’era una volta il West.

L’inizio è un esempio di ciò che intendo per usare alla perfezione il silenzio in una sequenza tecnicamente formidabile ed emozionalmente infallibile.

In questa scena ci sono tre criminali aspettano il protagonista, Charles Bronson, il cui treno sta per arrivare in una vecchia stazione diroccata e deserta.

Come piccola curiosità, questi tre uomini nelle intenzioni dovevano essere Clint Eastwood, Eli Wallach e Lee Van Cleef: ovvero i protagonisti del precedente “Il buono, il brutto, il cattivo“, in una sorta di passaggio del testimone (che purtroppo non avvenne mai) alla fine della amatissima Trilogia del Dollaro del celebre regista.

Comunque, questi tre uomini che aspettano in questa stazione vuota in mezzo al nulla, senza fare assolutamente niente, e lasciate che ve lo dica: questa sequenza è una poesia di 10 minuti di silenzio e immagini in movimento.

Tuttavia, Sergio Leone non lascia la scena completamente muta, ma utilizza abilmente i rumori naturali come colonna sonora: il ronzare di una mosca che infastidisce un pistolero, il cigolio di un mulino in lontananza, o anche solo una goccia d’acqua che cade ininterrottamente sul bordo di un cappello.

Mai si finisce di imparare

Passando dal sonoro alla musica vera e propria, quando si parla di Leone non si può non citare il suo grande compositore e amico Ennio Morricone.

In questo caso, possiamo vedere come i due lavorino magnificamente insieme nella sparatoria finale del precedentemente citato Il buono, il brutto e il cattivo, capolavoro totale e pietra angolare del genere western, dove questo famoso Triello rimane ancora oggi una delle scene più studiate in ogni scuola del cinema ad ogni angolo del mondo.

Tre uomini si fissano l’un l’altro, aspettando che gli altri facciano la prima mossa, mentre la superba voce degli strumenti di Morricone, già parte della leggenda prima ancora che finisca il film, sale come un estasi infinita di note musicali fino a un climax sanguinoso e sorprendente.

Spero che questo articolo vi aiuti a illuminare un pochino (nel limite molto umano delle mie conoscenze e capacita’) nella vostra ricerca e nel vostro viaggio unico e singolare lungo la impervia strada del cinema, così diversa per ognuno di noi, a seconda delle nostre circostanze… ovviamente aggiungendovi i miei migliori auguri e incoraggiandovi a tenere duro se magari dentro di voi aspirate a diventare un giorno registi.

Allo stesso modo, mi piacerebbe sapere se vi sono piaciuti i film che vi ho consigliato e se per caso ne avete altri da suggerire, che siano thriller oppure no, visto che per quanto sia breve o lunga la nostra relazione col cinema, purtroppo nessuno sa sempre tutto e ogni consiglio amichevole è sempre ben accetto.

Quindi aiutiamoci a vicenda, visto che i film sono tanti e nessuno può conoscerli tutti, ma anzi è proprio il gusto della scoperta a rendere tutto ancora più sfizioso. Se poi sentite il bisogno di ulteriori suggerimenti, visitate pure il mio sito personale:

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Fabio Emme
Fabio Emme
Amante del buon cinema, grande arte che ha sempre fatto parte della mia vita, plasmando il mio modo di essere e vedere il mondo negli anni e aiutandomi a formare la mia cultura. Da quando ho memoria ho sempre letto, scritto e parlato di film e spero vivamente con i miei articoli di aiutare altri a fare altrettanto. Hobby? ...Il cinema, naturalmente!