Giotto, miti e leggende di un rivoluzionario che “ridusse al moderno” la pittura.

Giotto di Bondone (1267 – 1337), al secolo conosciuto da tutti come Giotto fu un rivoluzionario. E’ lui a introdurre l’uso della prospettiva abbandonando le immagini fisse e piatte che, fino a quell’epoca, andavano per la maggiore. E’ sempre lui a abbandonare gli ori e le astrazioni dell’arte bizantina per rappresentare persone concrete e reali. Ed è ancora lui a trovare un modo per accostare la pittura alla società contemporanea: dipingendone usi e costumi.

Di lui il Cennini, scrittore d’arte a cavallo tra il XIV e XV secolo dà una definizione che rimarrà alla storia come la più bella mai scritta “Giotto rimutò l’arte del dipingere di greco in latino e ridusse al moderno“. Artista eclettico, come tutti i grandi del suo tempo, Giotto è anche architetto. Non a caso l’ultima opera dell’artista lo vede Capomastro dell’Opera del Duomo della Repubblica Fiorentina. Giotto, infatti, progetta e getta le fondamenta del campanile del Duomo. Ne dirige i lavori fino alla morte nel 1337. Da allora quel campanile viene chiamato il campanile di Giotto. Ed è tuttora uno degli edifici più cari ai fiorentini.

Giotto, miti e leggende di un rivoluzionario che "ridusse al moderno" la pittura. il campanile di Giotto a Firenze.
Il campanile di Giotto a Firenze

Giotto miti e leggende di un rivoluzionario

La vita di Giotto, è costellata da miti leggende. Gran parte e merito di queste si devono allo storico rinascimentale Giorgio Vasari che trascriveva leggende tramandate facendole diventare realtà storiche. Partiamo dalla prima leggenda. Scritta appunta dal Vasari e suffragata dal Ghiberti. Qui si narra che Cimabue, pittore e novello talent scout , avrebbe scoperto Giotto, adolescente pastorello, mentre, munito di un carboncino fai da te, disegnava le sue pecore su un sasso.

O per dirla con il Vasari dal suo “Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori”. “Onde, andando un giorno Cimabue per sue bisogne da Fiorenza a Vespignano, trovò Giotto che, mentre le sue pecore pascevano, sopra una lastra piana e pulita con un sasso un poco appuntato ritraeva una pecora di naturale, senza avere imparato modo nessuno di ciò fare da altri che dalla natura; per che fermatosi Cimabue tutto maraviglioso, lo domandò se voleva andar a star seco.” In realtà fu tutto molto meno divertente e suggestivo. ll papà aveva iscritto Giotto all’arte della lana per farne un tessitore. Ma il ragazzino , dopo aver fatto il diavolo a quattro, perchè voleva diventare un pittore, riuscì a spuntarla sul padre che lo mise a bottega da Cimabue. Un piccolo rivoluzionario in erba.

Giotto, miti e leggende di un rivoluzionario che "ridusse al moderno" la pittura.

La famosa O di Giotto

Leggiamo ancora, sempre dal Vasari un’altra bellissima leggenda. Quella che riguarda un Papa, un suo inviato e un Giotto ribelle, rivoluzionario e anticonformista… “papa Benedetto IX da Trevisi mandasse in Toscana un suo cortigiano, a vedere che uomo fusse Giotto e quali fussero l’opere sue, avendo disegnato far in S. Piero alcune pitture. Il quale cortigiano venendo per veder Giotto, e intendere che altri maestri fussero in Firenze eccellenti nella pittura e nel musaico, parlò in Siena a molti maestri.

Poi avuti disegni da loro, venne a Firenze, e andato una mattina in bottega di Giotto che lavorava, gli espose la mente del Papa e in che modo si voleva valere dell’opera sua, et in ultimo gli chiese un poco di disegno per mandarlo a Sua Santità. Giotto, che garbatissimo era, prese un foglio, et in quello con un pennello tinto di rosso, fermato il braccio al fianco per farne compasso e girato la mano, fece un tondo sì pari di sesto e di profilo, che fu a vederlo una maraviglia.

Eccovi il disegno

Ciò fatto, ghignando, disse al cortigiano: “Eccovi il disegno”. Colui come beffato disse: “Ho io avere altro disegno che questo?”. “Assai e pur troppo è questo”, rispose, “mandatelo insieme con gli altri, e vedrete se sarà conosciuto.” Il mandato, vedendo non potere altro avere, si partì da lui assai male sodisfatto, dubitando non essere ucellato. Tuttavia mandando al Papa gli altri disegni e i nomi di chi li aveva fatti, mandò anco quel di Giotto, raccontando il modo che aveva tenuto nel fare il suo tondo senza muovere il braccio e senza seste.

Onde il Papa e molti cortigiani intendenti conobbero per ciò quanto Giotto avanzasse d’eccellenza tutti gli altri pittori del suo tempo. Divolgatasi poi questa cosa, ne nacque il proverbio che ancora è in uso dirsi agli uomini di grossa pasta: “Tu sei più tondo che l’O di Giotto”: il qual proverbio non solo per lo caso donde nacque si può dir bello, ma molto più per lo suo significato, che consiste nell’ambiguo, pigliandosi “tondo” in Toscana, oltre alla figura circolare perfetta, per tardità e grossezza d’ingegno.”

giotto ritratto con veste rossa

Giotto e….la mosca

Ancora leggende e ancora il Vasari. Si narra che un giorno, mentre Cimabue era fuori bottega, Giotto architettò un bello scherzetto ai danni del suo Maestro. Disegnò una mosca sul naso di una delle figure delle tele su cui stava lavorando Cimabue. Il maestro, rientrato, agitò le mani più volte per scacciarla, e solo quando vide che restava perfettamente immobile si accorse che in realtà era una pittura di un realismo straordinario. Pare che dopo questo episodio Cimabue liquidò il suo giovane apprendista. Dante descrive molto chiaramente come la luce del giovane offuscasse il maestro. “… Credette Cimabue nella pintura tener lo campo, e ora ha Giotto il grido, si che la fama di colui è scura. (Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, XI, 94-96)

Qualcuno degli storici moderni in realtà legge in quel gesto più che uno scherzo un omaggio di Giotto al suo maestro. Un chiaro riferimento alla pesca con la mosca che Cimabue aveva insegnato al suo allievo in un momento di pausa dalle estenuanti lezioni di pittura.

Una notorietà ultra….terreste

La fama di Giotto supera di gran lunga la dimensione terrestre. 7367 Giotto è un asteroide scoperto nel 1971. Una grande roccia che orbita attorno al Sole principalmente tra le orbite di Marte e Giove. Nome e numero gli sono stati attribuiti dal Minor Planet Center (MPC), parte dello Smithsonian Astrophysical Observatory. 

Ma la fama stellare non si ferma qui. A lui infatti è stato intitolato un cratere d’impatto presente sulla superficie di Mercurio. Situato a 12,47° di latitudine nord e 56,47° di longitudine ovest. Il suo diametro è pari a 144 km.

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Monica Col
Monica Col
Vicedirettore di Zetatielle Magazine e responsabile della sezione Arte. Un lungo passato come cronista de “Il Corriere Rivoli15" e “Luna Nuova”. Ha collaborato alla redazione del “Giornale indipendente di Pianezza", e di vari altri giornali comunali. Premiata in vari concorsi letterari come Piazza Alfieri ( 2018) e Historica ( salone del libro 2019). Cura l’ufficio stampa di Parco Commerciale Dora per la rassegna estiva .Cura dal due anni la promozione della Fondazione Carlo Bossone,. Ha curato per quattro anni l'ufficio stampa del progetto contro la violenza di genere promosso da "Rossoindelebile", e della galleria d’arte “Ambulatorio dell’Arte “. Ha curato l'ufficio stampa e comunicazione del Movimento artistico spontaneo GoArtFactory per tre anni. Ha collaborato come ufficio stampa in determinati eventi del Rotary distretto 2031. Ė Presidente dell 'Associazione di promozione sociale e culturale "Le tre Dimensioni ", che promuove l' arte , la cultura e l'informazione e formazione artistica in collaborazione con le associazioni e istituzioni del territorio. Segue la comunicazione per varie aziende Piemontesi. Dice di sé: “L’arte dello scrivere consiste nel far dimenticare al lettore che ci stiamo servendo di parole. È questo secondo me il significato vero della scrittura. Non parole, ma emozioni. Quando riesci ad arrivare al cuore dei lettori, quando scrivi degli altri ma racconti te stesso, quando racconti il mondo, quando racconti l’uomo. Quando la scrittura non è infilare una parola dietro l’altra in modo armonico, ma creare un’armonia di voci, di sensazioni, di corse attraverso i sentimenti più intensi, attraverso anche la realtà più cruda. Questo per me è il vero significato dello scrivere".