I giovani affetti da tumore trovano voce in Tony Hadley

Nuovo brano di Tony Hadley “I Was only sixteen” scritto dai Giovani del Centro Tumori di Milano per cantare le loro storie di pazienti oncologici.

Sono tanti, sono giovani e sono tutti uniti da un destino beffardo: essere affetti da una patologia oncologica che travolge e sconvolge il futuro. Sono i ragazzi del centro Tumori di Milano e fanno tutti parte del Progetto Giovani della Pediatria Oncologica della Fondazione IRCCS, dedicato ai pazienti adolescenti e giovani adulti con tumore, con l’obiettivo di occuparsi non solo della malattia, ma della vita dei ragazzi.

Tra le attività propedeutiche per affrontare le cure mediche, i ragazzi del Progetto Giovani trovano svago e sollievo nella musica, che, insieme ad altre forme creative e artistiche (fotografia, moda, video, scrittura), ha un ruolo fondamentale nel percorso che sostengono insieme alle loro famiglie e a tutto il personale sanitario, offrendo loro occasioni di condivisione e di leggerezza ma, soprattutto, strumenti innovativi per raccontare le loro storie e tirar fuori paure e speranze.

E non stanno fermi un momento e di creatività ne hanno a iosa. Nasce così l’idea di realizzare un progetto musicale, reso possibile dall’Associazione Bianca Garavaglia, per raccogliere fondi da destinare in favore di ABG e del Progetto Giovani.

I was only sixteen

Il testo deriva dal progetto Tratto da una storia vera ed è un brano “puzzle”, perchè è composto da una selezione di frasi scritte dai ragazzi che loro stessi hanno adattato, per trasformarle in una struggente ballata che racconta la storia di ognuno di loro. Una storia che narra non solo il loro percorso di malattia, ma anche e soprattutto gli stati d’animo, le paure, le fragilità e le speranze di questi ragazzi.

Avere sedici anni ed essere malati. “I was only sixsteen“.

“Avevo solo sedici anni quando mi hanno detto che dovevo andare e non si è mai pronti per un viaggio come questo. Senti il tuo cuore che si sta spezzando,è una strana realtà, come un gioco della Playstation, senza vite di scorta”

Frasi che fanno venire i brividi, perchè non si può stare così a sedici anni. Non è giusto. Frasi che toccano la sensibilità di chiunque e che sono arrivate dritte al cuore di un grande uomo e di un grande artista come Tony Hadley.

Ho accettato immediatamente la proposta. Le parole di questi ragazzi, mi hanno colpito nel profondo. Questo progetto è davvero unico”.

E così la sua voce diventa la voce di un coro di ragazzi che, attraverso le sue corde vocali, urlano gentilmente al mondo cosa significhi I was only sixteen.

Mr Hadley, però, non è l’unico artista che ha sposato questo progetto. Se lui è la voce dei giovani, Faso, il bassista di Elio e le Storie Tese, con Stefano Signoroni e la sua band (Giacomo Ruggeri e Tommaso Ruggeri) sono l’orchestra, poichè hanno scritto le musiche.

Ero seduta su una sedia davanti ai medici mentre loro mi parlavano della mia malattia- Tutto ciò che potevo pensare era che volevo uscire e scappare via ma sapevo che dovevo combatterla, dovevo trovare la forza in me”

Progetto Giovani

È parte integrante della Pediatria Oncologica dell’INT. Dedicato ai pazienti adolescenti malati di tumore, ha due obiettivi: uno clinico e uno indirizzato alla cura globale della vita dei ragazzi. Molti progetti sono stati sviluppati negli ultimi anni, come le canzoni Palle di Natale e Sei tu l’estate, il progetto fotografico La ricerca della felicità, il fumetto Loop, indietro non si torna, i video di Tumorial.

Questa canzone vuole essere soprattutto un inno alla vitaRaccontare le storie dei nostri ragazzi è però anche fondamentale per portare all’attenzione gli aspetti più complessi della cura dei ragazzi con tumore, come la necessità di centri e programmi dedicati per migliorare le loro probabilità di cura”. Dice il dottor Andrea Ferrari, ideatore del Progetto Giovani.

Voglio amare e essere libera,voglio andare in bici sotto la pioggia e arrivare tardi dappertutto e divertirmi a cantare fino a non avere più voce, e ballare fino all’alba in mezzo alle persone tutte diverse e sorprendenti

voglio amare e essere libera

Through the barricades

Sarà per la ballad, sarà per il pathos, impossibile non pensare a “Through the barricades”, ascoltando “I was sixteen”. Voluto o meno, il mood è quello del cavallo di battaglia della grande carriera musicale di Sir Tony Hadley e tante sono le affinità. Dal flow alle parole che narrano di lotta, di libertà e di gioventù. Certo, situazioni diverse, storie diverse, ma uniti da un’unica morale: fede e speranza non devono mai mancare, siamo nati per combattere e dobbiamo farlo fino alla fine, anche se quella fine, per qualcuno, è troppo vicina.

Quindi ho tolto dalla valigia tutti i miei vestiti per andare a ballare fuori e l’ho riempita di forza e speranza . Speranza, coraggio e determinazione.

Oh quanti ricordi…mi sono guardata allo specchio e mi sono detta

‘ora, ora tocca a te’

Una speranza che si illumina di immenso alzando gli occhi al cielo, magari cantando a squarciagola, perchè è così che fanno i ragazzi, è così che fanno i sognatori.

Perche alla fine, they are only sixteeen.

Ho scoperto col tempo che i veri sono come le stelle: puoi riconoscerli solo quando è buio intorno a te e davanti a me posso vedere delle costellazioni bellissime-

Loro sono il faro che sanno indicarmi la giusta strada

Tony Hadley, ex front man degli Spandau Ballet

Il testo della canzone deriva dal progetto Tratto da una storia vera, il podcast realizzato dai ragazzi nel 2021, con il coordinamento di Gianfelice Facchetti, disponibile su Spotify (clicca qui).

Il brano sarà accompagnato da un videoclip di prossima uscita che sarà visibile sul canale YouTube del Progetto Giovani.

Tutto il ricavato sarà devoluto in favore di Associazione Bianca Garavaglia, a supporto del Progetto Giovani.

I was only sixteen” è disponibile su tutte le piattaforme streaming.

giovani centro tumori i was only sixteen - la copertina del singolo che raffigura il disegno di un ragazzo di spalle con una chitarra in mano

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Tina Rossi
Tina Rossi
(a.k.a. Fulvia Andreatta) Editrice. Una, nessuna e centomila, il suo motto è “è meglio fingersi acrobati, che sentirsi dei nani” Dice di sé:” Per attimi rimango sospeso nel vuoto,giuro qualche volta mi sento perduto, io mi fido solo del mio strano istinto, non mi ha mai tradito, non mi sento vinto, volo sul trapezio rischiando ogni giorno, eroe per un minuto e poi...bestia ritorno...poi ancora sul trapezio ad inventare un amore magari...è solo invenzione, per non lasciarsi morire...”