La malva in epoca antica
La malva è stata usata sin dai tempi più remoti come alimento e come medicamento. L’utilizzo in Egitto e in Cina è ultramillenario e già nell’VIII secolo a.C., prima della fondazione di Roma, i popoli italici la mangiavano quale verdura. Sono diversi gli scrittori latini che la citano, nelle loro opere. Marziale, ad esempio, nel III Libro degli Epigrammi, la consiglia a un certo Febo “che ha la faccia di uno che va duro di corpo”… Lo stesso poeta rivela di usarla per rimettersi in sesto dopo gli stravizi nel mangiare e nel bere, durante i banchetti. Orazio ammette, nelle Odi, di essersi nutrito di cicoria, di olive e di malva. Cicerone, invece, nelle Epistole, confessa di averne mangiata troppa e di essere stato punito con dieci giorni di diarrea. Quanto al naturalista Plinio, ne beveva il succo per calmare i suoi dolori di stomaco.
Altri curiosi impieghi nel Medioevo e nel Rinascimento
La credenza che ci fossero filtri d’amore così potenti da farci innamorare contro la nostra volontà risale al mondo classico. Il poeta Lucrezio era infatti convinto di essere stato avvelenato da uno di questi intrugli. Il Medioevo cristiano non riuscì a sopire del tutto la paura di essere vittima di un elisir d’amore e così propose la malva. Per secoli, essa venne considerata il solo antidoto per sventare intrighi amorosi, perché le si attribuivano proprietà calmanti e antiafrodisiache. Nel Rinascimento, al contrario, il medico Cesalpino, che insegnò all’Università e fu direttore dell’Orto Botanico di Pisa, la propose come una ghiottoneria. Secondo lui, i fiori non dovevano mai mancare nelle insalate primaverili e i boccioli conservati sott’aceto sarebbero stati una prelibatezza per l’inverno.
Color malva, color d’Irlanda
La malva ci fa pensare all’Irlanda grazie a un film del 1977, “Un taxi color malva” del regista Yves Boisset. Tratta dal romanzo di Michel Déon, la vicenda narrata è piuttosto intimista ma la pellicola ci offre paesaggi fantastici. Siamo nella penisola di Beara e la malva tinge con le sue sfumature impalpabili il crepuscolo e la brughiera. Al di là del film, la malva è assai apprezzata in Irlanda.
È il fiore dedicato alla maternità della Vergine Maria, tanto da chiamarsi in lingua irlandese Lus na meall Muire (dove Muire indica appunto la Madonna). I contadini la trapiantano nei giardini e negli orti perché sono convinti che, finché la malva sarà fiorita, la Madonna proteggerà i loro terreni dagli spiriti malvagi. Dato che le corolle sbocciano da maggio a settembre si tratta, dunque, di un lungo periodo di agreste serenità. La radice fresca era strofinata sui denti per pulirli. Nelle zuppe irlandesi vengono spesso aggiunte foglie di malva e con i fiori si preparava, un tempo, una squisita marmellata.
La malva: una breve carta d’identità
La malva è la rappresentante più nota dell’omonima famiglia delle Malvacee. Ce ne sono di diverse specie (almeno una decina) ma la più utilizzata è la Malva sylvestris L. È diffusa in tutto il mondo, soprattutto in Europa, Asia occidentale e Africa settentrionale e predilige i terreni incolti, asciutti e ricchi di nitrati. Può raggiungere i 90 centimetri d’altezza ed è una pianta biennale, dal fusto peloso e ramificato. Le foglie arrotondate sono palmate e presentano dai 3 ai 7 lobi. I fiori sono piuttosto grandi, a 5 petali, del caratteristico rosa che tende al lilla. Sono striati da venature violacee. I frutti sono bottoni discoidali che si frammentano a maturazione in acheni rugosi e bruni.
Principi attivi e impiego terapeutico
La droga medicinale è costituita in questo caso dai fiori e dalle foglie, che contengono soprattutto mucillagini pectiche. Ci sono poi malvina, che è un glicoside antocianico, carotene, acido caffeico, potassio e Vitamine A, B1, C ed E. Questi principi attivi conferiscono alla malva ottime proprietà antinfiammatorie. Giova a chi soffre di stitichezza cronica, di enterocolite, di asma, di raffreddore, tosse e forme influenzali. In uso esterno, lenisce dermatosi, vaginiti, foruncoli, afte e punture d’insetti.
Per l’infuso, di possono prendere i fiori o le foglie o mescolare insieme entrambe le parti. Se ne versano due cucchiai rasi in mezzo litro d’acqua fredda, si porta a bollore e si spegne. Si lascia riposare sotto coperchio per un quarto d’ora, si filtra e, per uso esterno, si utilizza direttamente. Si può dolcificare, se si beve come se fosse un tè, lungo la giornata. La tisana di malva non è un digestivo: per l’importante presenza di mucillagini, sarebbe meglio evitarla dopo i pasti, per non appesantire la digestione. Altrimenti, si può consumare come salutare verdura, tagliando le foglie tenere nell’insalata o cuocendo a vapore quelle più grandi. Senza esagerare: la malva funziona davvero come lassativo e mangiarne troppa ci procurerebbe gli stessi fastidi in cui incorse già Cicerone, tanti secoli orsono.
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