“Odissea”: il viaggio attraverso le emozioni di Mango

Per la rubrica “33 giri di ricordi”, quelli che hanno segnato un’epoca, recensione e retrospettiva dell’album “Odissea” di Mango del 1986.

Parlare della voce di Mango nel 2024 significa narrare un viaggio irripetibile e uno stile inimitabile, evidenziando la determinazione di chi continua a perseguire un’ideale di eleganza e sobrietà.

Mango, consentitemi la licenza poetica, infaticabile esploratore alla ricerca del cielo perfetto per far volare i suoi aquiloni, incarna un’eccezionale combinazione di abilità tecnica e intuizione artistica.

La sua voce è quella di un esteta che esprime la bellezza con profondità, mentre la sua curiosità, quasi matematica si mescola con la passione per l’arte. Una voce che non ha limiti irraggiungibili e che, proprio come un aquilone, sale, scende, volteggia, leggera, sinuosa, elegante, e incanta gli occhi e il cuore.

Questa dualità anima il suo universo artistico, caratterizzato da una continua ricerca e da un’intensa inquietudine creativa. Una maturazione che culmina in una straordinaria grandezza umana e professionale.

1986

Si diffonde in tutto il mondo il primo virus informatico, (c)Brain.

Silvio Berlusconi acquista la A.C. Milan.

Si scopre lo scandalo del vino al metanolo. Saranno 23 i morti accertati.

26 aprile: Černobyl’ (Ucraina): incidente alla centrale nucleare, reattore n. 4 (esplosione non nucleare). Nei giorni seguenti una nube radioattiva contaminerà buona parte dell’Europa.

Nel Regno Unito una mucca di una fattoria dell’Hampshire denominata “Cow 133” è la prima vittima accertata dell’encefalopatia spongiforme bovina, il morbo della “mucca pazza”.

Ad Assisi si riuniscono i principali rappresentanti delle religioni del mondo, su invito del papa Giovanni Paolo II, per un incontro di preghiera in nome di San Francesco, “profeta della pace” come lo definì lo stesso pontefice.

La Juventus è campione d’Italia (ventiduesimo titolo della sua storia). Capocannoniere del torneo Roberto Pruzzo (Roma) con 19 reti.

Eros Ramazzotti con “Adesso tu” vince il trentaseiesimo Festival di Sanremo.

Oro

E dire che, nonostante tre album alle spalle (che per sua stessa ammissione avevano venduto in totale all’incirca trecento copie), nel 1983 Mango aveva meditato il ritiro dalle scene.

Galeotto, fortunatamente per noi, fu un provino, finito nel dimenticatoio e negli archivi della Fonit Cetra, e ritrovato casualmente da Mogol.

Grazie all’intercessione di Mara Maionchi, neodirettrice artistica dell’etichetta, Giulio e Pino si incontrano, e rielaborano quel provino, scritto a quattro mani col fratello Armando. Mogol riscrive il testo e nasce “Oro”. I casi della vita.

Odissea

Un disco dalle marcate influenze elettropop, new wave e world music, amplificate rispetto al precedente “Australia”. Il disco vanta la partecipazione di Brian Auger, colui che ha traslato l’organo Hammond nella musica pop, noto per le collaborazioni con artisti internazionali e di casa nostra (Zucchero e Mina).

L’album vanta tre diamanti che brillano di luce propria: “Oro”, già presentata come singolo nel 1984, “Lei verrà”, presentata al Festival di Sanremo e “La rosa dell’inverno”.

Ma anche la title-track, e “Show” rappresentano un punto di altissima qualità artistica: due tracce in perfetto stile new wave, dall’elettronica quasi esasperata, dove la voce graffia e accarezza.

Già, la voce, quella voce che già allora cantava poesie fatte musica: una fusion inimitabile ed originalissima, un crossover tra generi musicali, una timbrica unica e inimitabile: praticamente “Oro” puro. Oro levigato e lucidato dai testi e dalla produzione artistica di Alberto Salerno, complice ed artefice della consacrazione definitiva dell’artista lucano.

Odissea” non è solo un insieme di singole tracce: è un’esperienza musicale completa, che invita ad immergersi totalmente nella sua bellezza e complessità. L’album è un viaggio attraverso le emozioni umane, un’odissea personale che riflette la ricchezza e la diversità della vita stessa, toccando le corde del cuore e i sensi.

La rosa dell’inverno

Settembre 1986, discoteca Milleluci, Torino: “Odissea” tour. La discoteca di piazza Guala, periferia sud di Torino, negli anni seguenti ribattezzata “Naxos”, adesso ospita un mega discount.

Il locale è semivuoto, prima del concerto si è ballato con la musica del momento (e con un dj che sapeva mixare), Pino ha ancora il look “tamarro” delle origini, e giusto una manciata di canzoni conosciute da proporre, tra cui “Lei verrà”, fresca di Festival di Sanremo e naturalmente “Oro”.

Ma, a un certo punto, dice: ”un momento, per favore, ora ho davvero bisogno di silenzio, perché il brano che vado ad eseguire richiede molta concentrazione”. E canta a cappella “La rosa dell’inverno” nel silenzio rapito dei presenti. Brividi che, a quasi quarant’anni di distanza, è ancora difficile descrivere.

Stessi brividi, nonostante abbia visto praticamente tutti i tour di Pino nel corso degli anni, si ripropongono puntuali quindici anni dopo.

Dicembre 2011, teatro Colosseo, Torino: “La terra degli Aquiloni” tour. Una serie di concerti, a detta dello stesso artista, che servivano a “riverginare” la sua attività live, con un tour lontano dagli standard abituali.

Accanto a lui Carlo De Bei, un chitarrista eccezionale e versatile, e Rocco Petruzzi alle tastiere. Un trio semiacustico, dalle configurazioni mutevoli, che dà nuova vita anche ai brani più celebri, ribaltandone gli arrangiamenti, le interpretazioni vocali e le aspettative del pubblico.

Senza ombra di dubbio, uno dei concerti più empatici e coinvolgenti a cui abbia mai assistito.

Accordi di chitarra acustica elettrificata, qualche nota di pianoforte, giusto una spruzzata di drum machine, solo se strettamente necessario, e la voce. Quella voce, l’orchestra che Mango aveva nelle corde vocali, protagonista assoluta, capace di far tremare i muri del teatro.

Tutto l’amore che conta davvero

Lunedi 8 dicembre 2014: a Policoro cala per sempre il sipario sulla vita di Mango. Ci ha lasciato facendo la cosa che amava di più: cantare.

Lui era “La rosa dell’inverno“, e come una rosa, d’inverno, se ne è andato così.

Vi propongo, anche se non c’entra con “Odissea”, la versione di quel tour del 2011 di “Mediterraneo”: credo sia il modo migliore per ricordare, per celebrare la voce, la musica, i testi, in una parola: “l’arte”, di un artista inimitabile e inarrivabile.

Il video è amatoriale, ma è una testimonianza preziosa di come Pino riuscisse non solo a cantare le sue poesie, ma avesse davvero il sacro fuoco dell’arte, e con la gestualità aveva la capacità di disegnare nell’aria lo scenario in cui coinvolgere tutta la platea, trasportandola letteralmente al caldo di quel sole mediterraneo, infondendo con la struggente melodia della sua voce, quella sensazione di calma, di bellezza, di benessere, fino a far persino percepire gli odori di quei luoghi che lui amava tanto.

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Lele Boccardo
Lele Boccardo
(a.k.a. Giovanni Delbosco) Direttore Responsabile. Critico musicale, opinionista sportivo, pioniere delle radio “libere” torinesi. Autore del romanzo “Un futuro da scrivere insieme” e del thriller “Il rullante insanguinato”. Dice di sè: “Il mio cuore batte a tempo di musica, ma non è un battito normale, è un battito animale. Stare seduto dietro una Ludwig, o in sella alla mia Harley Davidson, non fa differenza, l’importante è che ci sia del ritmo: una cassa, dei piatti, un rullante o un bicilindrico, per me sono la stessa cosa. Un martello pneumatico in quattro: i tempi di un motore che diventano un beat costante. Naturalmente a tinte granata”.