L’Arte della Spada – Quei samurai che amiamo al cinema

Quella della spada e la cinematografia sono due forme d’arte che insieme possono raccontare leggende indimenticabili di samurai orientali e occidentali che vanno oltre la mera tecnica della katana.

Queste storie funzionano a ogni longitudine e latitudine del globo, abbracciando una platea di personaggi che incarnano quell’antico spirito di forza, disciplina e giustizia.

La loro filosofia di onore e sacrificio deriva direttamente dal Bushido, il codice d’onore che guidava la classe guerriera giapponese e che infatti significa letteralmente “Via del Guerriero“.

Ma la guerra non era l’unico aspetto delle loro vite, perchè oltre alle arti marziali i samurai erano anche famosi per comporre poesie come i Tanka, gli Haiku o essere appassionati di arti floreali come l’Ikebana.

Proprio come il Bushido, anche il cinema è un arte che richiede un alto livello di disciplina e dedizione, oltre che il massimo rispetto e collaborazione tra gli attori, i registi e gli altri membri del cast e della troupe.

Possiamo prendere come esempio il grande regista western Sergio Leone, cresciuto nel cinema grazie al lavoro di suo padre Vincenzo che era un celebre produttore.

Così fece gavetta come assistente in molti set italiani negli anni ’40 e ’50, imparando il mestiere finchè vide un celebre film giapponese del 1961, Yojimbo, diretto dal maestro Akira Kurosawa.

Furono proprio le avventure del samurai errante di quella storia che lo ispirarono a realizzare Per un pugno di dollari, armando il protagonista con una pistola invece che una katana.

Quanti altri samurai differenti e assurdi ci sono stati al cinema di cui magari non avete mai saputo nulla?

Guardiamone assieme alcuni, sia tra i più famosi che tra gli sconosciuti, per farci una idea generale di come l’arte della spada e quella dei film possano andare allo stesso passo.

Sanjuro (1962)

Sanjuro 1962 film arte della spada

Avendo nominato Yojimbo, cominciamo la lista dei consigli di oggi con il seguito di questo capolavoro dell’arte della spada che arriva esattamente un anno dopo il precedente film.

Il personaggio principale è sempre il mitico Toshiro Mifune, uno dei più preziosi collaboratori di lunga data di Akira Kurosawa.

Ancora una volta l’attore si cala nel kimono sporco di Sanjuro, guerriero imbattibile con la katana e del cui passato sappiamo ben poco, eccetto che una volta fosse uno dei migliori samurai della famiglia Takeda.

Stanco della guerra e la stupidità della politica di corte, ha poi abbandonato il suo clan per diventare un Ronin (ovvero un samurai senza padrone) che vagabonda per il Giappone alla ricerca di avventure.

Dopo il conflitto che aveva portato al massacro nel precedente Yojimbo, Sanjuro questa volta incontra alcuni giovani samurai che cercano di proteggere il loro signore da dei funzionari corrotti che complottano per ucciderlo e prendere il controllo del territorio.

Nonostante siano molto coraggiosi, questi ragazzi sono ancora troppo inesperti e incapaci di affrontare una situazione del genere da soli, così il nostro eroe decide di aiutarli.

Proprio come si aspettava, scoprirà che proprio uno dei giovani samurai è in realtà un traditore e inoltre che il signore che desiderano proteggere non è una persona così onesta che sembrava all’inizio.

Nonostante l’ambientazione drammatica dell’epoca rappresentata, Kurosawa mantiene un’ironia costante persino durante le frenetiche scene di combattimento con la katana.

Apparentemente, Sanjuro è un uomo sporco, irrispettoso e abrasivo, ma il fascino sta nelle sue azioni che tirano fuori l’eroe che era una volta, fulgido esempio di virtù con un codice d’onore profondamente radicato.

Guardare Sanjuro è un’esperienza imperdibile per chiunque sia stato affascinato dal capolavoro immortale di Yojimbo, rappresentando un seguito avventuroso che amplia ulteriormente l’universo narrativo di questo personaggio indimenticabile.

Six-String Samurai (1998)

Six-String Samurai 1998 film arte della spada

Cambiando completamente genere, lasciamo riposare il maestro Kurosawa per passare a uno delle più folli e divertenti avventure post-apocalittiche che io abbia mai visto.

In questo mondo devastato dalle esplosioni nucleari si aggira uno strano samurai che unisce la musica all’arte della spada, affiancando la sua fedele katana con una chitarra elettrica.

Come tanti altri sopravvissuti, questo guerriero della strada è in viaggio verso Las Vegas, dove è morto l’unico e solo Re di tutti gli Stati Uniti, Elvis Presley.

Infatti, il trono è vacante e nel regno c’è il caos più totale, anche più del solito vogliamo dire, visto che ogni giorno per le lande desolate si aggirano i più folli e alienati personaggi.

I pretendenti a diventare nuovo Re del Rock & Roll non mancano di certo, andando da simpatici cannibali del deserto a giocatori di bowling assassini, senza contare i resti di quella che fu l’Armata Rossa e anche il misterioso guerriero chitarrista Death Metal, spietata nemesi del protagonista.

Ma la corona del Re è soltanto una, perciò inizia una sfida senza regole lungo la strada per la vecchia e immortale città del peccato.

Volendo fare una raffinata allegoria, Six-String Samurai è come il figlio illeggitimo di una notte d’amore clandestina tra lo spirito di Elvis e il vecchio folle Mad Max.

Alla regia di questo piccolo miracolo ultra-pop post-apocalittico c’è Lance Mungia, autore di poco altro se non videoclip e il quarto (dimenticabile) capitolo della saga di Il Corvo.

Come per il regista, anche per il protagonista Jeffrey Falcon questo resta il film della vita, nel ruolo di questo strano samurai cool e distaccato con la presenza scenica di una star del rock.

Sicuramente non è qualcosa per tutti, ma è un film che sfida le convenzioni del genere con un’esperienza unica e originale.

Ghost Dog – Il codice del samurai (1999)

Ghost Dog - The Way of the Samurai 1999 movie

Torniamo nelle mani di un maestro dalla poetica inimitabile, Jim Jarmusch, autore dallo stile minimalista sempre legato ai più strambi ed emarginati personaggi della nostra società.

Sicuramente in tutto l’ambiente criminale di Jersey City non c’è nessuno più strambo di Ghost Dog, un sicario che lavora esclusivamente per il piccolo mafioso Louie.

Avendo un debito di sangue, questo moderno samurai porta l’arte della spada nell’uso delle sue fedeli pistole silenziate, facendo fuori i bersagli che il suo padrone gli indica tramite i messaggi di un piccione viaggiatore.

Ma come sempre capita quando si fa affari con un mafioso, la sua banda si infuria quando Ghost Dog fa fuori un collega che andava a letto con la figlia del capo.

A quel punto Louie non ha altra scelta che tradire il suo amico, anche se questi continua a restargli fedele cercando di proteggerlo mentre affronta il resto della banda.

Sul versante filosofico, Jarmusch applica la filosofia samurai nella vita quotidiana del killer con i principi sacri dell’onestà, l’amicizia, la lealtà, il rispetto per gli anziani e il desiderio di una morte onorevole.

Come sempre il regista utilizza il suo stile consolidato di inquadrature fisse unendolo a una colonna sonora con elementi di jazz, hip-hop e musica africana.

Nel ruolo di Ghost Dog abbiamo uno splendido Forest Whitaker, mai così sobrio e controllato nelle vesti di un uomo solitario alla ricerca di un significato più profondo nella vita.

Le pagine del codice Bushido precedono ogni parte della storia, aiutandoci a capire le scelte del personaggio al di là del silenzio composto che caratterizza la sua interpretazione.

Per tutti coloro che amano Jarmusch è assolutamente un must, mentre gli altri potrebbero approcciarsi a un regista famoso, ma non sempre alla portata di tutti.

13 Assassini (2010)

13 Assassins 2010 film arte della spada

La prossima storia si svolge sotto la regia di Takashi Miike, autore giapponese di fama internazionale già dagli anni 90 con oltre cento film sul suo curriculum che riporta indietro alla metà del 18simo secolo.

In quell’epoca il Giappone era sotto il dominio del potere immenso dello Shogun, un potente governante militare che aveva il controllo sulla maggior parte delle forze armate del paese.

Purtroppo, questo implicava che Lord Naritsugu Matsudaira, il fratello dello Shogun, potesse sfogare senza limiti la sua crudeltà sadica contro ogni uomo e donna del regno, che fossero indifferentemente nobili o comuni cittadini.

Perfino il Ministro della Giustizia, Sir Doi, è terrorizzato dal giorno in cui questo folle entrerà nel Rōjū, il consiglio superiore che influenzava ogni decisione politica, militare, e amministrativa del paese.

Perciò organizza un piano segreto per uccidere il Lord, affidando all’anziano e saggio Shinzaemon Shimada il compito di reclutare 11 samurai e sferrare un attacco al convoglio reale in viaggio per la nazione.

Ma alcuni scagnozzi dello Shogun scoprono il complotto, preparando una trappola per Shimada e i suoi guerrieri, a cui nel frattempo si è unito un folle cacciatore incontrato nella foresta.

Pur disonorando il loro codice, questi samurai e il loro nuovo amico non esiteranno a diventare 13 assassini iniziando una guerra senza pietà contro Lord Naritsugu e le sue numerose guardie del corpo.

Takashi Miike scolpisce la nobile filosofia dell’arte della spada nelle violente coreografie horror dei samurai e le loro katana sanguinanti.

Un mix poco che è poco adatto ai deboli di stomaco, ma il cui fascino suggestivo e ambiguo consacra definitivamente il talento di questo folle genio del cinema giapponese.

Personalmente non posso che ricordarlo e consigliarlo come uno dei migliori drammi action in costume di sempre, spettacolare e terrificante allo stesso tempo.

Der Samurai (2014)

Der Samurai 2014 film

Se il film precedente poteva sembrarvi folle, aspettate di vedere il misterioso samurai di questa piccola produzione tedesca.

La storia inizia con Jakob, un giovane e timido poliziotto di un piccolo villaggio circondato dai boschi nel cuore della Germania.

In questo luogo remoto non ci sono molte occasioni di lavoro se non controllare gli attacchi degli animali, multare gli ubriachi e riprendere alcuni prepotenti motociclisti che infastidiscono i locali.

Tutto cambia una notte quando appare uno strano individuo dai capelli biondi e vestito con un lungo abito bianco da donna.

Questo misterioso personaggio inizia a passeggiare nell’ombra, brandendo una katana da samurai e seminando terrore tra gli abitanti del villaggio.

Nessuno conosce la sua identità e le sue reali intenzioni, rendendo vani tutti i tentativi di fermarlo.

La situazione diventa ancora più drammatica quando Jakob comincia addirittura a dubitare che sia un essere umano, arrivando a temere che si tratti della manifestazione concreta dei suoi incubi più oscuri.

Nonostante la giovane età, Till Kleinert dimostra di avere una buona fantasia nel dirigere e sceneggiare questo bizzarro horror psicologico a basso budget.

La trama si concentra principalmente sulla relazione tra il giovane poliziotto interpretato da Michel Diercks e il misterioso samurai con il volto inquietante e androgino di Pit Bukowski.

Per quanto riguarda il resto del cast, infatti, possiamo dire che faccia parte dello scenario al solo scopo di far emergere il contrasto tra questi due personaggi.

Nonostante qualche momento narrativamente meno efficace e alcune scelte discutibili, la sensazione di pericolo e l’atmosfera surreale creano una esperienza estraniante che ha pochi rivali.

Kleinert utilizza magistralmente i contrasti tra il mondo moderno della città e la antica oscurità dei boschi per raccontare una favola nera con una conclusione perfetta, seppure senza dare nessuna spiegazione.

Sebbene il giudizio su tutti questi film dipenda dal gusto personale di ognuno, è innegabile che l’infallibilità delle katane e la figura degli enigmatici samurai discussi oggi trasmettano l’essenza dell’arte della spada in maniera unica, raramente vista altrove. Se poi non vi basta mai e ne volete ancora, altri consigli vi aspettano come sempre sul mio sito:

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Fabio Emme
Fabio Emme
Amante del buon cinema, grande arte che ha sempre fatto parte della mia vita, plasmando il mio modo di essere e vedere il mondo negli anni e aiutandomi a formare la mia cultura. Da quando ho memoria ho sempre letto, scritto e parlato di film e spero vivamente con i miei articoli di aiutare altri a fare altrettanto. Hobby? ...Il cinema, naturalmente!