Gli antichi irlandesi scelsero il pioppo: ma quale pioppo?
Il pioppo è indubbiamente il simbolo dell’equinozio d’autunno, nel calendario arboreo irlandese. Tale data prendeva il nome di Eadhadh ed era contraddistinta dalla lettera iniziale E. Di conseguenza, il pioppo rappresentava questa vocale nel relativo alfabeto arboreo. Fu scelto per la sua voce, perché lo stormire delle sue fronde è canto e lamento. Eppure gli studiosi non sono concordi nell’indicare di quale tipo di pioppo si tratti. Robert Graves, che ricostruì per primo il calendario arboreo irlandese, affermò che era il pioppo bianco. Altri lo contestarono, ritenendo più probabile l’ipotesi del pioppo tremolo.
Pur essendo specie affini, differiscono tuttavia per alcune caratteristiche, a iniziare dalla forma delle foglie. Essa è profondamente lobata nel pioppo bianco ed è invece tondeggiante nel tremolo. Il vento li fa entrambi cantare: per il tremolo si tratta del mormorio continuo delle sue foglie in eterno movimento. Per il pioppo bianco, la brezza tra le foglie ricorda il lamento della pioggia. Da quale suono furono dunque attratti i celti d’Irlanda? A distanza di tanti e tanti secoli, resta ancora un mistero.


Piccola storia di entrambi i pioppi
Come altri due parenti stretti, il pioppo nero e il pioppo grigio, il pioppo bianco e il tremolo appartengono alla famiglia delle Salicacee. I loro nomi botanici sono rispettivamente Populus alba L. e Populus tremula L. I poeti del mondo classico preferirono il pioppo bianco, cantato da Virgilio e da Orazio e descritto da Plinio. In mitologia, fu Ercole a determinare l’origine di questa specie. Per combattere contro Cerbero, infatti, e per proteggersi volle indossare una ghirlanda intrecciata con i rami del pioppo nero. Tuttavia, il sudore del semidio ne sbiancò la corteccia e la rese argentea.
Il pioppo tremolo, al contrario, è legato alla tradizione cristiana. Nel Medioevo, si leggeva nel tremito continuo delle sue foglie una sorta di pianto. Sì, il pioppo continuava a piangere per il rimorso di aver prestato il suo legno alla realizzazione della croce su cui morì Gesù. In realtà, né l’uno né l’altro sono mai stati molto utilizzati in falegnameria, se non per intelaiature interne di mobili. Il tremolo offre però un eccellente materiale per ricavare fiammiferi o pasta per produrre carta. Il pioppo bianco, per la sua eleganza, è stato spesso scelto come albero da giardino, da piantare in piena luce. Dal suo legno, poi, si ricavano parquet dalle venature rosate.


Doppio ritratto botanico
Vi abbiamo già anticipato che il pioppo bianco ha le foglie lobate e il tremolo le foglie piccole e arrotondate. Ma ci sono altre differenze, a cominciare dall’altezza: mentre il pioppo bianco, dalla chioma più ampia, raggiunge anche i 30 metri, il tremolo si ferma ai 20. La corteccia di entrambi presenta solchi e lenticelle nere, ma per il tremolo è verde grigiastra e per il pioppo bianco è appunto biancastra. I fiori di ambedue le piante sono amenti femminili e maschili. Nel tremolo, gli amenti hanno forma simile e si distinguono solo per il colore: verde per quelli femminili e più bruno per i maschili. Nel pioppo bianco, i fiori maschili sono più tozzi e fitti di quelli femminili, allungati e sottili. Sono piante diffuse in tutta Europa: il pioppo bianco necessita di terreni umidi e di molta luce. Il tremolo, al contrario, si accontenta di un habitat più asciutto.


Un unico impiego medicinale
Se finora abbiamo analizzato i punti di divergenza di queste due specie, in fitoterapia possiamo affrontare un unico discorso. Le loro proprietà terapeutiche, infatti, si equivalgono e i due pioppi contengono all’incirca gli stessi principi attivi. Per comodità, facciamo riferimento al tremolo. La sua corteccia, che costituisce la droga medicinale, contiene un eteroside (detto salycil populoside) affine al chinino. Ci sono poi alcuni glicosidi fenolici (salicina, salicortina, populina, tremulacina e tremuloidina), glicosidi flavonici e tannini.
L’utilizzo principale è pertanto come febbrifugo, come sudorifero e come sedativo di dolori reumatici e muscolari. Il decotto si preparata ponendo un paio di cucchiai rasi di droga in mezzo litro d’acqua. Si fa bollire per una decina di minuti, si filtra e si dolcifica a piacere. Si può bere come un tè salutare lungo la giornata, magari non dopo i pasti perché non è un digestivo. Interessante è pure l’impiego omeopatico: sebbene qui sia d’obbligo la prescrizione medica, ha dato buoni risultati nella cura delle malattie della prostrata e delle infiammazioni articolari.


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