Sanremo 2021: Amadeus presenta il Festival dei big sconosciuti

Durante la serata finale di “AmaSanremo” Amadeus ha svelato la lista dei 26 big che parteciperanno al Festival di Sanremo 2021

Mi è stato chiesto da più parti, il motivo del mio silenzio, riguardo al casting di Sanremo 2021.

Rispondo, parafrasando il pensiero dell’amico e collega Maurizio Scandurra: in un momento come quello che stiamo vivendo, sapere chi canterà o meno sul palco del Teatro Ariston, mi pare davvero fuori luogo. Trovo inconcepibile soprattutto, riservare a ventisei cantanti, un privilegio di cui tutti gli altri non possono beneficiare. Ovvero: perché “raccomandare” (verbo tanto caro a noi italiani), un tot di persone, quando tutti gli altri non sanno come tirare avanti?

E non parlo solamente dell’artista in quanto tale, ma di tutto l’indotto della musica, lasciato a se stesso dai vari decreti. Unico gancio in mezzo al cielo, l’iniziativa #ScenaUnita, progetto che nasce dall’interno della stessa comunità di artisti.

Ma non solo: perché “raccomandare” e favorire solo la città dei fiori, sempre grazie all’indotto sanremese, quando in tutto il resto della penisola, i locali sono chiusi, non solo temporaneamente, ma purtroppo, e in troppi casi, a titolo definitivo?

Questi sono stati, in buona sostanza i motivi del mio silenzio, ma visto che “the show must go on”, e non si parla d’altro, mi rituffo, temporaneamente nell’atmosfera festivaliera, analizzando, come sempre a modo mio, i futuri partecipanti alla kermesse sanremese.

AmaSanremo: ecco i big

Non c’è pubblico nel Salone delle Feste del Casinò, i musicisti dell’orchestra indossano (quasi tutti) la mascherina, e nonostante la verve del presentatore, il tutto appare alquanto surreale e irreale. Se il buongiorno si vede dal mattino, non sarà una bella giornata.

Buttato fuori Morgan dalla giuria: tutto dove va, questo fa casino. Avrà la possibilità di trovare finalmente Bugo. Cominciamo bene.

Esce la prima terna di big: Francesco Renga (ancora?), Coma_Cose (che palle con ste “indie”) e Gaia (che palle con sti Amici).

Seconda tornata: Irama (perchè no), Fulminacci (comincia il Festival di Spotify), Madame (CR7 è un suo grande fan e già mi viene il prurito), Willy Peyote (Beep Beep sta già scaldando i motori), e Orietta Berti (probabilmente sostituita sul palco da Gabriele Cirilli). Nilla Pizzi evidentemente non era disponibile. Ragazzi, #esumabinciapà.

Come sempre Amadeus è di una lentezza esasperante, e ci pensa Fiorello a spoilerare le vere date del Festival, che a quanto pare non saranno quelle annunciate. Pochi lo hanno notato.

Terza tornata: Ermal Meta (mi piace assai), Fasma, Arisa (new look, non sembra neanche lei), Gio Evan (a quanto pare un tuttologo) e i Maneskin (questi spaccano).

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Quarta tornata: Malika Ayane (mi piace, e senza apparecchio anche di più), Aiello (aridaje con Spotify), Max Gazzè (le canzoni più brutte le presenta sempre al Festival), Ghemon (hip hop elegante?) e La Rappresentante di Lista (basta con ste “indie”).

Quinta tornata: Noemi (a volte ritornano), Random (non conosco), Colapesce DiMartino (non mi esprimo), Annalisa (ammazza che stacco di gambe) e…BUGO !!! Finalmente lo abbiamo ritrovato.

Con calma e per favore, arriviamo agli ultimi big: Lo Stato Sociale (non mi mancavano affatto), Extraliscio feat. Davide Toffolo (punk da balera: Raoul Casadei la vendetta) e infine Francesca Michielin e Fedez (vincitori sicuri, qui lo dico e qui lo nego).

#aridatecepippobaudo

Signore e signori benvenuti al #FdS: non il Festival di Sanremo, ma il Festival di Spotify. Una battaglia che si giocherà a colpi di visualizzazioni, di like e di condivisioni streaming.

I “Big”, quelli veri, restano a casa, e come sempre, saliranno sul palco del teatro Ariston come ospiti. A proposito di palco: il cast di questa settantunesima edizione, pare più adatto a quello di Piazza del Popolo (concerto del 1° maggio), che alla kermesse sanremese. Segno dei tempi.

Salvo: Irama, Ermal Meta, Malika Ayane, Maneskin. Un pò poco.

Come ormai consuetudine, visti i partecipanti, anche in occasione del Sanremo 2021, sale pieno, rapido e gagliardo, un solo urlo, dagli Appennini alle Ande, dal Manzanarre al Reno: #aridatecepippobaudo!

Festival & Lockdwn

Quindi cosa ci aspetta?

Lo sapremo sicuramente nei primi mesi dell’anno nuovo, dopo l’ennesima dispensa pontificia del Papa Giuseppe Conte. Credo proprio che, in caso di nuova chiusura totale, anche le date già confermate, potrebbero avere una nuova collocazione, se non la cancellazione definitiva. E circolano già voci autorevoli, riguardo a questo.

Garantire il distanziamento sociale in giro per la città è improponibile, scordiamoci quindi red carpet e quant’altro, idem con patate nelle sale stampa, perché due metri fra una postazione e l’altra significherebbe “per pochi e non per tutti” (con quali criteri di scelta, poi?).

Stessa situazione per “Casa Sanremo”, assaltata giornalmente da migliaia di visitatori e curiosi, e tutte le iniziative collaterali.

Non dimentichiamo il codazzo di manager, discografici, addetti stampa e amici degli amici, che abitualmente accompagnano un qualunque partecipante.

Un Festival in streaming? Sinceramente lo considero un brodino insipido.

Concordo con il collega Michele “Mic” Monina: questo Sanremo 2021 non s’ha da fare, e probabilmente non si farà.

Cui prodest?

La domanda sorge spontanea: a chi giova tutto questo?

Oppure, se preferite: che Festival dobbiamo aspettarci? Qualcosa aveva già scritto (leggi qui). Che Festival sarà quello dell’era Covid-19?

Parlo anche e soprattutto per gli addetti ai lavori.

In tempi normali la “Sala Stampa Lucio Dalla” che frequento da anni, progettata per una capienza di circa cento persone, durante la settimana santa festivaliera è stipata almeno tre volte tanto: colleghi di radio, TV e testate web, organizzati in spazi strettissimi, caldo e sudore che aleggiano nella sala, rendendo spesso l’aria irrespirabile. Ma si resiste, anche e soprattutto perché, raccontare il Festival in diretta, è un privilegio, il fiore all’occhiello del nostro lavoro.

In tempi di pandemia, partecipare diventa un rischio, un grosso rischio: lo scorso anno, siamo stati molto fortunati, e parlo per esperienza personale, a non contrarre il virus, tra migliaia di persone incontrate, strette di mano, baci e abbracci.

Un rischio che, quest’anno, non so se avrò voglia di correre.

Lele Boccardo
Lele Boccardo
(a.k.a. Giovanni Delbosco) Direttore Responsabile. Critico musicale, opinionista sportivo, pioniere delle radio “libere” torinesi. Autore del romanzo “Un futuro da scrivere insieme” e del thriller “Il rullante insanguinato”. Dice di sè: “Il mio cuore batte a tempo di musica, ma non è un battito normale, è un battito animale. Stare seduto dietro una Ludwig, o in sella alla mia Harley Davidson, non fa differenza, l’importante è che ci sia del ritmo: una cassa, dei piatti, un rullante o un bicilindrico, per me sono la stessa cosa. Un martello pneumatico in quattro: i tempi di un motore che diventano un beat costante. Naturalmente a tinte granata”.