Sbirri nei guai – Il meglio del cinema col distintivo

Visti i recenti guai causati da alcuni episodi di violenza legati alla polizia, per esempio in America, potrebbe essere un problema per qualcuno di voi interessarsi a dei film dove gli sbirri sono protagonisti.

Sicuramente tutti condanniamo questi tristi fatti di cronaca che hanno portato a numerose vittime e la nascita di enormi movimenti sociali come il famoso Black Lives Matter.

Tuttavia come dico sempre il cinema è sempre la migliore lente di ingrandimento per guardare la realtà sotto un altro punto di vista.

Come poteva essere per l’angoscia della minaccia nucleare ai tempi dei fumetti degli X-Men, per esempio, la finzione è anche il miglior mezzo per esorcizzare le nostre paure riguardo qualcosa che non possiamo controllare.

Oggi perciò andremo a guardare alcuni sbirri precipitare in un mare di guai dentro alcune situazioni al limite, inoltre in alcuni film dove l’intrattenimento e’ sempre garantito.

Azione, dramma, risate e molto altro ci aspettano in queste storie molto diverse tra loro, offrendo un campionario di poliziotti estremamente vario e sfaccettato.

Perciò ricordatevi sempre, specialmente quando siete al cinema in mezzo ad altra gente, che proprio come quando vi arrestano avete il diritto/dovere di stare in silenzio e lasciare che gli altri si godano lo spettacolo in santa pace.

Proteggi l’assassino (2013)

Alla guida del prima avventura di oggi abbiamo uno dei migliori registi giapponesi viventi, Takashi Miike, autore di oltre un centinaio di film estramemente diversi come stile e temi trattati.

Gli sbirri di questo film si trovano nei guai quando devono scortare un pericoloso serial killer fino a Tokio, dove le autorità lo aspettano per processarlo.

Infatti questo maniaco si è volontariamente lasciato arrestare dopo che il nonno della sua ultima vittima, una bambina che lui ha brutalmente ucciso e violentato, ha messo sulla sua testa una taglia di un miliardo di yen, vivo o morto.

Alimentati dall’odio di tutta la nazione contro questo disgustoso assassino e il miraggio di guadagnare una fortuna, un esercito di disperati inizia ad assaltare il mezzo blindato lungo l’autostrada.

Purtroppo i problemi non arriveranno solo dall’esterno, in quanto anche tra gli stessi poliziotti c’è chi è pronto a tradire e anche uccidere i colleghi pur di mettere le mani sul malloppo.

E’ inutile discutere troppo: quando si tratta di mettere in scena la follia che regna sovrana in questo mondo, Takashi Miike è sempre uno dei migliori in questo campo.

Poco cambia nel suo stile e il ritmo che da alla narrazione, sia che racconti l’epopea di un gruppo samurai/ronin come in 13 Assassini oppure la lotta senza quartiere tra alcuni criminali/vampiri come nel pazzesco Yakuza Apocalypse.

In questo caso abbiamo un action frenetico con poliziotti in agguato ad ogni angolo, buoni e cattivi allo stesso tempo, che hanno tra le mani un problema palesemente più grande di quanto possano gestire.

Tuttavia c’è anche l’eroe incorruttibile, divorato dal dilemma di difendere il peggior essere umano possibile, talmente malvagio da essere quasi una divertente caricatura.

Perciò come qualsiasi altro film di Takashi Miike, alla fine potete amarlo o odiarlo, ma certamente non potete ignorarlo.

Colt 45 (2014)

Dalle moderne autostrade del Giappone ci spostiamo nel cuore della Francia, per un action con protagonista uno sbirro che preferisce lavorare per conto suo lontano dai guai.

Questo giovane ragazzo è un esperto armaiolo della polizia francese, ma oltre ad avere una enorme conoscenza di ogni tipo di arma da fuoco è anche un eccellente tiratore.

Infatti la storia inizia proprio dopo che ha vinto una difficile competizione polverizzando ogni record in un percorso a bersagli.

Non fa neanche il tempo di ritirare il premio che lo avvicinano due americani, entrambi reclutatori della CIA, chiedendogli di unirsi a una squadra speciale che opera in tutto il mondo.

Il ragazzo rifiuta l’offerta ritirandosi nel suo laboratorio, dove da tempo sta lavorando a un nuovo devastante prototipo di proiettili calibro 45.

Finchè una sera al poligono di tiro non incontra un agente più anziano, che incuriosito dal suo progetto vorrebbe provare la sua creazione sul campo.

Da quel momento il ragazzo finisce in una spirale di violenza che sfocia in una guerra tra alcuni poliziotti corrotti e una banda di feroci spacciatori.

Fabrice du Welz è sempre stato un regista con uno stile raffinato e inusuale fin dai tempi del terrificante Calvaire o l’ancora più sconvolgente thriller Alléluia, ispirato a una tristemente famosa coppia di serial killer.

Colt 45 rappresenta la sua svolta verso le sfumature cupe dei polar film francesi, dove è sempre un problema capire esattamente dove sia il confine tra poliziotti e criminali.

Comunque le scene d’azione sono brillanti e frenetiche, montate e messe in scena con un rispetto dei tempi per montare la tensione e poi rilasciarla in una goduriosa scarica d’adrenalina.

Perciò chiunque ami i polizieschi adulti e imprevedibili non può perderlo, così come chi cerca sparatorie con coerografie acrobatiche elaborate ma realistiche.

Destroyer (2018)

Ovviamente parlando di polizia e corruzione non potevamo mancare di fare tappa anche negli Stati Uniti, con una ottima prova della grande Nicole Kidman.

In questo film l’attrice rinuncia alla sua delicata bellezza australiana e si trasforma in uno sbirro immersa fino al collo nei guai personali e professionali.

Tutto comincia quando una sua vecchia conoscenza ritorna a Los Angeles, organizzando una pericolosa rapina con alcuni suoi vecchi compari.

La donna si mette quindi sulle sue tracce senza tregua, mentre dall’altro lato tenta di tenere insieme il precario rapporto con una figlia che la disprezza profondamente.

Molti anni prima lei era molto diversa, una giovane agente piena di speranze che fini immediatamente rovinata da un duro lavoro come infiltrata in una banda di criminali.

Lo stesso uomo che sta cercando era il capo di quella banda, colpevole di avere causato la morte del suo amato collega, segretamente padre della sua bambina.

In una lunga giornata senza tregua, la donna cercherà una inutile vendetta mentre disperatamente prova a rimettere insieme i pezzi della sua vita ormai in frantumi.

Ne abbiamo visti tanti di poliziotti al limite, come l’agghiacciante Cattivo Tenente di Abel Ferrara, e ammetto subito che Destroyer non si avvicina lontamente a quel livello.

Tuttavia la grandiosa interpretazione di Nicole Kidman è ciò che fa la differenza, unita alla solida mano dietro la camera di Karyn Kusama che tratteggia senza fronzoli un moderno noir metropolitano.

Dopo il flop del sexy horror Jennifer’s Body con Megan Fox e la rivalsa con lo splendido thriller The Invitation, la regista e sceneggiatrice americana trova un buon compromesso a metà strada tra il cinema d’autore e quello commerciale.

Non voglio che vi aspettiate un capolavoro, ma questo film racconta con efficacia glaciale il dramma di uno sbirro spezzato nell’anima oltre ogni possibile redenzione.

Poliziotti al limite (2018)

Tempo fa avevo consigliato Cell Block 99 in un una serie di film per uomini duri, e ora torniamo di nuovo in una storia scritta e diretta da S. Craig Zahler.

Gli sbirri di questa storia stanno rischiando di perdere il lavoro, dopo essere finiti nei guai quando il brutale pestaggio di uno spacciatore viene ripreso e messo onilne.

Entrambi vivevano già in condizione precarie, col più anziano che cerca disperatamente di traslocare lontano da un quartiere violento e il più giovane che è invece all’inizio di una relazione che vorrebbe arrivare al matrimonio.

Sospesi dal servizio e senza un soldo, i due uomini accettano quindi di lavorare con un equivoco intermediario, pedinando le mosse di una pericolosa banda appena arrivata in città.

Il loro scopo è aspettare che questi criminali racimolino un bel bottino e poi fregarli, ma quando questi commettono una rapina che si trasforma in un massacro, tutte le loro buone intenzioni finiscono nel dimenticatoio.

Parlando di Cell Block 99 avevo già menzionato il talento di Vince Vaughn, attore da sempre sottovalutato con cui in questo caso fa coppia il veterano Mel Gibson.

Dopo un periodo di isolamento dovuto alla sua burrascosa vita personale, l’ex Mad Max è ritornato più in forma che mai in ruoli ancora più maturi e complessi.

Contro questi sbirri corrotti si mette il ladro in carriera Tory Kittles, un problema che sfortunatamente sottovaluteranno fino al tragico e sanguinoso epilogo del film.

S. Craig Zahler ingabbia questi uomini in una arena di spietato realismo e avidità personale, dove ognuno di loro rimane comunque umano lottando per salvare la sua famiglia.

Continuiamo quindi ad ammirare la notevole escalation di questo regista e sceneggiatore, il quale finora (a differenza dei suoi personaggi) non ha mai fallito un colpo.

Stuber – Autista d’assalto (2019)

Mi sono reso conto ora di avere proposto soltanto film drammatici e pessimisti, così invece concludiamo con una deliziosa commedia che però ha sempre come protagonista uno sbirro che annaspa per uscire dai guai.

La storia inizia con l’omicidio a sangue freddo della sua bella collega, per colpa di un inafferrabile trafficante di droga che ora è diventato l’ossessione di questo poliziotto.

Dopo quasi un anno senza riuscire a trovare uno straccio di indizio su questo criminale, finalmente l’attesa è ripagata quando un informatore gli conferma il luogo preciso dove si troverà per concludere un grande affare.

Purtroppo il poliziotto è uscito proprio in quel momento dall’ospedale dopo essersi sottoposto a un delicato intervento laser agli occhi, per cui non vedendoci quasi nulla chiama uno dei tanti autisti che lavorano per Uber.

Il ragazzo è un tranquillo e pacifico pakistano che arrotonda lo stipendio in ogni modo possibile, ma quella giornata per lui sta per prendere una piega inaspettata.

Trascinato dalla carica inarrestabile dello sbirro in cerca di vendetta, lui dovrà infatti scorrazzarlo per tutta la città passando da un covo di criminali all’altro senza sosta.

Come abbiamo già visto nella spettacolare saga dei Guardiani della Galassia, quando Dave Bautista interpreta un gigantesco idiota allo sbaraglio diventa assolutamente irresistibile.

Al suo fianco abbiamo il gradevole comico pakistano Kumail Nanjiani, mite e tranquillo ometto che si trova coinvolto suo malgrado in una missione suicida.

Il regista Michael Dowse gestisce con mestiere l’esilarante sceneggiatura, un genere che aveva già maneggiato con What If, una commedia romantica che avevo consigliato con una serie di film sull’amore e la redenzione.

Non possiamo dire altrettanto delle scene d’azione, poco ispirate e senza molta fantasia, ma in fondo lo scopo di questo film è principalmente farsi due innocenti risate.

Perciò rilassiamoci con un sorriso dopo i brutali polizieschi precedenti, ricordando come dicevo che si tratta solo di cinema e perciò non dobbiamo avere problemi a smitizzare sbirri e affini senza generare aspre polemiche e discussioni. Per tutti coloro che poi vogliono altri consigli cinematografici, come ogni volta vi rimando al mio sito personale:

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Fabio Emme
Fabio Emme
Amante del buon cinema, grande arte che ha sempre fatto parte della mia vita, plasmando il mio modo di essere e vedere il mondo negli anni e aiutandomi a formare la mia cultura. Da quando ho memoria ho sempre letto, scritto e parlato di film e spero vivamente con i miei articoli di aiutare altri a fare altrettanto. Hobby? ...Il cinema, naturalmente!