Viticoltura sostenibile: vino buono, in un mondo più sano

Unire qualità alla concreta sostenibilità: buon vino e viticoltura sostenibile

Il 2023 potrebbe tranquillamente definirsi “l’anno della battaglia del vino“. Il nettare d’uva tanto apprezzato a tavola, è stato oggetto di accese discussioni a livello europeo. Prima con il Nutriscore, che non lo voleva tra gli alimenti “buoni”, e poi con l’Irlanda, che scende in campo con una campagna contro l’uso di bevande alcoliche.

Allo stato attuale dell’opera, la Commissione Europea ha escluso il vino dagli alimenti col “bollino rosso”, prendendo in considerazione il concetto di uso ed abuso, mentre l’Irlanda fa fatica a comprenderne la differenza e continua con il suo proibizionismo.

Due considerazioni. La prima, un buon bicchiere di vino a tavola è ancora il giusto riconoscimento ad un buon pasto; la seconda, la storia insegna che il proibizionismo non ha risolto il problema negli anni ’20, figuriamoci oggi.

Al di là delle considerazioni personali, il focus dell’attenzione sul futuro del vino, va puntato sulla qualità dello stesso e quali risorse biotecnologiche possono aiutare i viticoltori a mantenere la rotta per una produzione sempre più all’avanguardia, garantendo però i valori dell’artigianalità e della naturalezza.

Qualità che deve fare forzatamente rima con sostenibilità, visto il contesto storico che stiamo vivendo.

In Italia, abbiamo un’azienda, anzi, una rete di aziende, che si stanno impegnando affinché la nostra viticoltura sia di qualità e, allo stesso tempo, sostenibile.

Viticoltura sostenibile: il progetto della Resistenti Nicola Biasi

Vio in bottiglia e affianco un bicchiere con del vino bianco

Unire qualità alla concreta sostenibilità: è questo lo spirito che guida la rete di aziende della Resistenti Nicola Biasi.

Resistenti Nicola Biasi è una rete di otto aziende agricole in otto territori diversi tra Friuli, Veneto e Trentino, creata nel 2021 e guidata da Nicola Biasi, miglior giovane enologo d’Italia per Vinoway, Cult Oenologist 2021 per il Merano Wine Festival ed Enologo dell’Anno 2022 per Food and Travel.

E se la qualità dei vini viene ampiamente dimostrata dai numerosi premi che si sono aggiudicati durante l’anno appena passato (primo tra tutti i 3 bicchieri del Gambero Rosso assegnati al Vin de la Neu 2020) le aziende hanno voluto produrre anche una prova concreta della loro sostenibilità.

Nasce così l’idea dello studio comparativo sull’impronta di carbonio nella produzione di vini da varietà tradizionali e vini da varietà resistenti in collaborazione con Climate Partners: -37,98%, questo è il valore riscontrato, in termini di CO2 prodotta nella gestione di un vigneto con vitigni resistenti e uno con varietà classiche a parità di condizioni climatiche e territoriali.

Vitigni resistenti

Lo studio, condotto nel 2022 presso l’azienda Albafiorita in provincia di Udine, ha tenuto in considerazione tutti gli aspetti globali della produzione, dal vigneto alla commercializzazione, mettendo in luce l’importanza delle scelte imprenditoriali sul tema dell’impatto ambientale. I dati rilevati vanno dal packaging, alla chiusura, passando per la tipologia di bottiglia utilizzata fino ad arrivare a ciò che ha fatto veramente la differenza: l’utilizzo di vitigni resistenti permette oggi di avere alta qualità, alta sostenibilità e minori emissioni di CO2. Queste nuove varietà resistenti alle principali malattie della vite (peronospora, oidio e botrite), permettono una riduzione dei trattamenti, un minor utilizzo di antiparassitari, un minor consumo d’acqua con un conseguente impatto ambientale non paragonabile alla viticoltura attuale.

Resistenti non sono solo i vitigni, noti anche come PIWI (dal tedesco pilzwiderstandfähige, ossia resistenti ai funghi – malattie fungine) ma anche gli stessi produttori che hanno abbracciato la sfida della sostenibilità in territori differenti e caratterizzati da altitudini e climi che fanno della loro viticoltura qualcosa di davvero innovativo. Questa difesa del territorio, coniugata a una viticoltura di precisione e a un’enologia dedicata e scrupolosa, permette di esaltare le qualità di queste nuove varietà e di conquistare così anche i palati più esigenti e rigorosi.
Albafiorita a Latisana, Della Casa a Cormons, Ca’ da Roman a Romano d’Ezzelino, Colle Regina a Farra di Soligo, Poggio Pagnan a Mel, Nicola Biasi a Coredo, Villa di Modolo a Belluno e Vigneti Vinessa a San Zeno di Montagna sono le 8 aziende della rete che, guidate dall’enologo Nicola Biasi, stanno lasciando un’impronta indelebile nel mondo della viticoltura attraverso le loro attività. Una scelta che parla di difesa del territorio, valorizzazione del luogo e consapevolezza che, grazie all’innovazione, si può creare una viticoltura reale sempre più sostenibile.

viticoltura - una foto della famiglia Biasi davanti alla loro azienda agricola. Ognuno di loro ha in mano una bottiglia di vino
almadarte
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Almadarte esprime la mia passione per tutto il bello che la vita ci regala. L’arte, il teatro, la musica, il cibo, la poesia. La bellezza è una qualità che diventa sensibile alla prima impressione, l’anima l’apprende e riconosciutala, l’accoglie e in un certo modo le si accorda. 43 anni studi classici, amante dell’arte figurativa in modo particolare, desiderosa di apprendere e curiosa di ogni forma di cultura, osservatrice attenta dell’arte culinaria fa suo il motto di George Bernard Shaw “non c’è amore più sincero di quello per il cibo”