Dolcenera illumina la serata finale di “Su la testa”

La quindicesima edizione di “Su la testa festival” si è conclusa ieri sera, così come era cominciata due sere fa: all’insegna della grande musica. Dolcenera ha chiuso la terza serata e tutta la kermesse, organizzata dall’Associazione Culturale Zoo di Albenga.

Tre giorni ricchi di appuntamenti culturali, tenutisi nel pomeriggio, e presentati da Eugenio Ripepi, al Palazzo Oddo e all’auditorium San Carlo e, naturalmente, di grande musica, al Teatro Ambra.

Musica per tutti i gusti, grazie ad un cartellone ricco ed intrigante: dal rock al pop, passando per il folk e la canzone d’autore. Per tutti i gusti.

Un applauso e un caloroso ringraziamento vanno all’organizzazione, agli sponsor, ai volontari, al service e a tutti quanti hanno collaborato alla riuscita del festival. Senza dimenticare i due presentatori Chiara Buratti, volto assai noto della TV, attrice, conduttrice, giornalista e Alberto Calandriello “IL” presentatore per eccellenza della Riviera delle Palme, che con garbo e simpatia, hanno condotto le tre serate musicali.

Naturalmente non finisce qui: sono tanti, infatti, gli appuntamenti in programma che l’Associazione Culturale Zoo sta preparando per l’estate ormai imminente. Per essere sempre aggiornati, potete seguire le pagine social (Facebook e Instagram).

dolcenera - chiara buratti e alberto caalandriello sorridenti in primo piano

Tiberio Ferracane

L’artista di origine siciliana, ma torinese d’adozione, ha aperto la serata, raccontando al pubblico una storia. La storia della sua famiglia, emigrata in Tunisia, quando per tanti, l’America e il Nuovo Mondo era giusto a pochi nodi dalla Trinacria.

Una storia di vita vissuta, raccontata e cantata con una delicatissima voce roca, molto espressiva e assai teatrale (nel senso più bello del termine).

Tiberio, attraverso le canzoni tratte del nuovo album “Magaria”, ha raccontato “il Mare, l’Africa, le rotte del Mediterraneo, i mercati di Tunisi e Palermo, il profumo di aranci e limoni, le Moschee e il Pastis, i dialetti e le facce dei porti cosmopoliti di Genova e Marsiglia, le atmosfere fumose dei café-chantant di Parigi”, come ha mirabilmente scritto il M° Gae Capitano nella sua rubrica “masterclass”.

Uno show degno del miglior Serge Gainsbourg, sommo chansonnier d’oltralpe, che ha regalato al pubblico una vera chicca: la versione per sola voce di “U pisci spada” del grande Domenico Modugno, perfettamente inserita nel contesto del mini-recital. Teatro e musica che si fondono in un tutt’uno da brividi.

Le belle canzoni si cantano da sole”, mi ha confessato Tiberio sorridendo, dopo la performance. Si, è vero, ma bisogna esser capaci a cantarle. E lui lo è.

Beatrice Campisi

Ancora l’isola protagonista, grazie alla giovane cantautrice di origini siciliane, ma trapiantata a Pavia.

Accompagnata da Riccardo Maccabruni al pianoforte e alla fisarmonica, Elisabetta Campisi al basso e Andrea Pisati alla batteria, Beatrice ha presentato al pubblico una manciata di canzoni tratte dai suoi due album, tra cui “Cummaredda” e “Luna Lunedda”, tipiche della tradizione siciliana, e “Ombre”, title-track dell’album pubblicato nel 2022, dove si fondono perfettamente folk e pop.

Voce espressiva e potente, perfettamente a proprio agio sul palco, Beatrice Campisi è ormai pronta a raccogliere l’eredità di Teresa De Sio.

Gianmaria Simon

Una piacevole, piacevolissima scoperta, almeno per quanto mi riguarda.

Il cantautore di Sarzana (SP), “nato in un fuligginoso giorno di dicembre, all’ora dell’aperitivo”, accompagnato sul palco da Nicola al flauto e al sax e da Cristiano alle percussioni, ci ha raccontato nuove storie. Storie di chi vede “il mondo ai margini e dai margini”: come “Trump Steamer”, il vecchio cargo arrugginito che arranca tra le onde, o come “Goliardo Fiaschi” l’anarchico di Carrara.

Oppure ancora, come quelli che “vivono perennemente in riserva”, con la luce del “Low fuel” accesa sul cruscotto dell’auto, che prima o poi ti molla in mezzo alla strada.

Musica d’autore, con la “A” maiuscola, compresa una canzone sull’amicizia, scritta “come quella di Dario Baldan Bembo, ma con risultati diversi”.

Chitarra acustica a tracolla, gilet, cappello e basettoni “old style”: la west coast si è trasferita sulla Riviera Ligure.

Dolcenera

One woman band” come si è auto definita con un sorriso, scambiando due chiacchiere dopo lo show.

Per poco più di mezz’ora i muri del Teatro Ambra hanno seriamente rischiato di crollare.

Tecnica pianistica sopraffina, sommata a una voce pazzesca, che va dove vuole, e ottiene quello che vuole: miele e paprika, velluto e cartavetro.

La voce più bella e più espressiva del nostro panorama musicale, dentro un fisico minuto ma dall’energia strabordante. Dolcenera: emozioni a non finire.

Un pugno di canzoni che hanno lasciato il segno, da “Mai più noi due” a “Ci vediamo a casa”, che ha chiuso lo show, passando per “Un altro giorno sulla terra” e “Amaremare”, frutto della collaborazione con Greenpeace.

Emozionante e coinvolgente “Nuovo giorno nuova luce”, un inno alla speranza e alla ripartenza, versione italiana del capolavoro “Feeling good” di Nina Simone (ripresa anche da Michael Bublè), colonna sonora della serie TV “Lea – Un nuovo giorno”.

Ma non è tutto.

La piccola, grande cantante salentina ci ha strabiliato con una versione pazzesca di “Blowin’ in the wind” di Bob Dylan. Con la semplicità che solo i grandi, ma veramente grandi, posseggono ha interpretato l’iconica canzone del menestrello statunitense, lasciando al pubblico un messaggio di pace tradotto in italiano, perché arrivasse meglio ai cuori dei presenti e con la speranza che il vento non porti via davvero per sempre le risposte.

Se in questo momento esiste in Italia un punto di riferimento della musica italiana femminile, quello è sicuramente Dolcenera che, non me ne voglia la Tigre di Cremona, oggi occupa il primo posto assoluto per bravura e tecnica, per impegno e dedizione, poiché alle sue straordinarie doti canore si aggiungono quelle di musicista eccelsa.

E poco importa se il mondo del business preferisce andare in un’altra direzione: per fortuna c’è Dolcenera, un faro guida per chi la musica la vuole ancora suonata e cantata con pathos e sentimento.

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Lele Boccardo
Lele Boccardo
(a.k.a. Giovanni Delbosco) Direttore Responsabile. Critico musicale, opinionista sportivo, pioniere delle radio “libere” torinesi. Autore del romanzo “Un futuro da scrivere insieme” e del thriller “Il rullante insanguinato”. Dice di sè: “Il mio cuore batte a tempo di musica, ma non è un battito normale, è un battito animale. Stare seduto dietro una Ludwig, o in sella alla mia Harley Davidson, non fa differenza, l’importante è che ci sia del ritmo: una cassa, dei piatti, un rullante o un bicilindrico, per me sono la stessa cosa. Un martello pneumatico in quattro: i tempi di un motore che diventano un beat costante. Naturalmente a tinte granata”.