Scena Unita a Sanremo e la fine del Lodocentrismo. Intervista con Lo Stato Sociale

Sanremo è finito da una settimana, ma se ne parla ogni giorno di più. Per le classifiche che cambiano su Spotify e in radio, per il tormentone di Colapesce Dimartino che con “Musica leggerissima” stanno riempiendo i nostri social, per i nuovi album appena usciti di alcuni artisti in gara tra cui Fulminacci e Gio Evan. Ma anche Francesca Michielin e Lo Stato Sociale.

È proprio di loro (più Fedez) che parliamo in questo articolo. Perché la musica è ripartita per una settimana, ma certi messaggi sono destinati a rimanere nel tempo, se non altro per la loro necessaria attualità

Il live deve essere per sempre

Sul palco dell’Ariston lo scorso giovedì 4 marzo per la serata delle cover Lo Stato Sociale ha portato in scena i lavoratori dello spettacolo. Con una toccante interpretazione di “Non è per sempre”, dal titolo mai come ora tanto azzeccato, degli Afterhours

Dopo l’esibizione di Manuel Agnelli in coppia con i vincitori Maneskin, la canzone del 1999 è diventata un manifesto di attualità. Perché i concerti, i teatri aperti, gli stadi pieni, la musica dal vivo, gli spettacoli, il cinema: sembrava tutto eterno e scontato, invece “non è per sempre”.

E non deve essere per sempre nemmeno questo periodo. Lo Stato Sociale ci ha tenuto a ribadirlo insieme a Francesco Pannofino ed Emanuela Fanelli. Non solo: sono saliti sul palco anche tanti altri lavoratori dello spettacolo, che si sono alternati un po’ come ha fatto la band. Come un vero collettivo, quest’anno Lo Stato Sociale ha stupito tutti.

La cover de “Lo Stato Sociale”

La fine del Lodocentrismo

Sin dalla prima esibizione ha messo da parte Lodo Guenzi, nascosto sotto uno scatolone, per far cantare come frontman Albi. «Semplicemente perché tutti i dischi d’oro che abbiamo ricevuto sono per canzoni non cantate da me. Albi la faceva meglio» ci ha detto Lodo in risposta a «perché avete messo da parte questo Lodocentrismo?».

Il senso è ancora più profondo. Alternarsi sul palco, e nell’album appena uscito “Attentato alla musica italiana”, vuol dire dar voce a una comunità, presente sul palco anche con i rappresentanti del backstage, quelli che più stanno patendo la crisi economica.

Lo Stato Sociale lo ha voluto sottolineare a parole, in conferenza stampa venerdì scorso nel post serata delle cover, ma anche con i fatti. Un gesto che in molti hanno paragonato al videoclip di Francesca Michielin e Fedez.

Il duo Michielin-Fedez

Il duo di cantanti e amici, noto al grande pubblico per “Il cigno nero” e “Magnifico”, ha di nuovo colpito. Sono arrivati secondi sul podio, dietro ai Maneskin e davanti a Ermal Meta. Sicuramente a premiarli è stato il televoto spinto dalla moglie del rapper Chiara Ferragni, ma non solo. 

I due si erano esibiti la prima sera, quella del martedì. Il giorno dopo la canzone su Spotify era già in vetta alle classifiche. Poi è uscito il video e si è capito qualcosa di più.

“Chiamami per nome”

Teatri vuoti, con parole in sovrappressione che rendono visibili i numeri di una crisi troppo spesso lasciata in penombra. Un nastro che unisce i due microfoni in video come sul palco dell’Ariston. Così quella “carta igienica” su cui molti hanno ironizzato ha iniziato a prendere un significato diverso. 

Il videoclip di “Chiamami per nome”

Anche Fedez e Michielin ne hanno parlato in conferenza stampa lo scorso venerdì. «Io mi commuovo pensando alle parole di questo testo – ammetteva la Michielin –. È incredibilmente attuale, anche se non è una canzone scritta sulla pandemia». La cantante si riferiva a un pezzo che più di tutti nel brano parla di solitudine ma anche di vicinanza e comunità. «So che in fondo/Ci ha stupiti finire qui da soli in questo posto/Ma se poi non mi trovi/Chiamami per nome».

Le lacrime di Francesca sono immediate.

Il pensiero va inevitabilmente al periodo che stiamo vivendo. E se chiamarci per nome può aiutare a superarlo con meno sofferenza, ben venga

Il Fondo per i lavoratori dello spettacolo

«La cosa di cui sono più orgoglioso è il fondo per i lavoratori dello spettacolo che ho messo su grazie a tanti amici. Tra i primissimi che mi hanno sostenuto ci sono proprio

Lo Stato Sociale, Achille Lauro, Calcutta» diceva in conferenza stampa Fedez riferendosi a “Scena Unita” quando gli si chiedeva se fosse un caso che sia loro che il gruppo di Lodo Guenzi (e non solo) avesse portato su quel palco lo stesso messaggio.

Alla fine, anche se solo la canzone di Willie Peyote era dichiaratamente politica e sociale, lo spazio per parlare di crisi del settore musicale è stato più grande di quel che si pensava. D’altronde Calcutta è finito anche lui nelle cover, con l’interpretazione di “Del verde” del suo Michielin-Fedez. E Achille Lauro ha portato lo spettacolo in scena per cinque serate.

Per farci capire che di canto, ballo e divertimento abbiamo bisogno e la musica deve ripartire anche e soprattutto live.

Giulia Di Leo
Giulia Di Leo
Laureata in Lettere moderne, ha frequentato la scuola di giornalismo all’Università Cattolica di Milano e oggi scrive per La Stampa e Zetatielle. Dice di sé: “ Sono una ragazza di provincia nata col sogno di scrivere, amo la mia città, Casale Monferrato, che mi ha insegnato a vivere di semplicità e bellezza, portandomi, poi, ad apprezzare la metropoli milanese che nella maturità mi ha conquistata. Non riesco a vivere senza musica: nata nel ’95, ho vissuto di riflesso gli anni delle musicassette degli 883. Mi nutro di cantautorato, pop, indie e trap per aprirmi al vecchio e al nuovo. Senza mai averne capito il perché, il giornalismo è sempre stato il sogno della vita, amo scrivere e la mia attitudine è raccontare e raccontarmi, con stile razionale e schietto. Il mio più grande desiderio è fare della mia passione un lavoro, avvicinandomi a tutti i mondi che fanno parte di me”.