La dura legge del pugno – Film di arti marziali post 2000

Nell’universo dell’azione cinematografica da sempre domina la “dura legge del pugno“, dove i nostri eroi si esibiscono in più di semplici dimostrazioni di forza, ma sono spesso protagonisti di film ricchi di sfumature come i tanti stili e culture delle arti marziali.

Tanti stili che ricordano da vicino i così tanti generi cinematografici, diversi ma sempre parte della stessa magia, creando un viaggio emotivo attraverso il movimento coreografico che diventa un balletto elegante più che una manifestazione di violenza.

Citando Bruce Lee, artista marziale che fece da apripista portando al successo globale un genere dove anche i vari Gordon Liu o Sammo Hung non erano riusciti, uno dei capisaldi della sua filosofia era che un atleta necessita disciplina e autocontrollo, non meno di quanto avviene in ogni produzione cinematografica.

Non a caso, la traduzione letterale di “cinema” è appunto “arte in movimento“, trovando nelle arti marziali un compagno perfetto in grado di esaltare lo stile distintivo di ogni vero regista.

In questo articolo, voglio esplorare il dinamico mondo delle arti marziali post 2000 con cinque film dove il lato emotivo e psicologico è importante tanto quanto i nudi pugni e calci acrobatici dei protagonisti, sofferenti nel corpo tanto quanto nell’anima di queste storie avvincenti e imperdibili.

Chocolate (2008)

Chocolate 2008 Film di arti marziali

Iniziamo con la più improbabile delle protagoniste per un film di arti marziali, ovvero la giovane e introversa Zen, figlia clandestina di una storia d’amore tra Yakuza che da sempre ha vissuto nella prepotenza e la violenza delle bande di strada.

Essendo una ragazza autistica, ovviamente la vita non è facile, ma non crediate neppure un istante che per questo sia indifesa.

Infatti riesce a imparare ciò che vede in modo automatico, nutrendosi coi film di Bruce Lee e imparando le tecniche del Muay Thai dai ragazzi che si allenano in un tempio dietro casa sua.

Quando la madre si ammala, Zen rimane sola e decide di riscuotere i debiti di famiglia per pagare i conti in ospedale, trovando sulla sua strada un percorso di agguerriti avversari che la porterà di nuovo di fronte al padre.

Se già la premessa di una protagonista con ritardo mentale che diventa un action hero è intrigante e ben narrata, non è da meno anche l’ottimo lavoro della produzione del regista thailandese Prachya Pinkaew, con la folgorante rivelazione della giovane Jejaa Yanin, qui al suo esordio più che convincente come inarrestabile e inaspettata macchina da combattimento.

L’idea di unire l’autismo alle arti marziali, nella meccanica ripetizione dei gesti che la ragazzina impara senza sforzo, si adatta alla perfezione con il viso da bambola e il suo corpo esile ma agilissimo nel portare in scena le molte sequenze di fuga/inseguimento e combattimenti furiosi senza respiro.

Una girandola di mazzate coreografato da un veterano come Panna Rittikrai, già dietro gli spettacolari film della saga di Ong-Bak o Bangkok Knockout, che porta rispetto alla cultura del Muay Thai in una festa di nocche che scricchiolano e calci in faccia che fanno la gioia di ogni amante del genere.

Ip Man (2008)

Ip Man 2008 Film di arti marziali

Se prima abbiamo nominato Bruce Lee (e come non farlo quando si parla di film di arti marziali), con questa storia parliamo invece della biografia (molto spettacolarizzata) di uno dei suoi maggiori mentori e tra i più famosi maestri marziali del mondo.

Torniamo quindi indietro ai lontani anni ’30 nella lontana regione di Guangdong, piccola oasi relativamente pacifica nel sud della Cina dove cresce e nasce il nostro protagonista, Yip Man.

Tutti conoscono la sua abilità nello Wing Chun, stile derivativo dalle tecniche dei vecchi guerrieri Shaolin; così ogni tanto qualche spavaldo avversario si presenta in città, sfidandolo a duello per sfatare il mito della sua imbattibilità.

Tuttavia, il vecchio Yip non si scompone mai e con serena facilità sconfigge ogni nuovo pretendente, mandando avanti la sua storica tenuta/dojo assieme alla moglie e il figlio ancora piccolo.

Come tutti sappiamo, purtroppo, la guerra distrugge ogni cosa e questo vale anche per la piccola cittadina di Yip, messa a ferro e fuoco dagli invasori giapponesi che riescono subdolamente a mettere uno contro l’altro i cinesi.

A quel punto, nel disinteresse dell’esercito e la polizia, gli unici rimasti a difendere l’inerme popolazione saranno appunto Yip Man e gli altri maestri, che metteranno da parte le loro rivalità perseguendo un fine comune.

Nonostante questo film diretto da Wilson Yip non brilli certo per realismo, basti vedere gli esilaranti combattimenti ad alta velocità e tasso di distruzione; resta comunque una lode di cuore alla fine di un certo tipo di cultura cinese e la sua successiva rinascita, non sempre sotto i migliori auspici.

Semplicemente fenomenale il protagonista Donnie Yen nel ruolo del protagonista, carismatico e agile come una pantera nelle scene d’azione; che per la gioia di noi occidentali rivedremo ancora come amico/nemico di John Wick nell’ultimo film della omonima saga.

Redbelt (2008)

Redbelt 2008 movie

Dalla lontana Cina ci spostiamo alla assolata California dove seguiamo la vita di Mike Terry, insegnante di autodifesa che vive con umiltà mandando avanti la sua piccola palestra e un piccolo gruppo di studenti a cui impone la filosofia e lo stile di combattimento del Ju-Jitsu brasiliano.

Nei guai finanziari assieme alla sua bella fidanzata Sondra, fortunatamente sembra trovare aiuto da un famoso attore che salva quando viene aggredito in un bar da alcuni sconosciuti.

In segno di gratitudine, l’attore vorrebbe aiutarlo a pubblicizzare la sua attività e gli affida inoltre un ruolo di consulente nel nuovo film che sta girando.

Inizialmente entusiasta, inizia a frequentare l’entourage della produzione trovando opportunità sempre migliori ma, quando gli viene chiesto di partecipare a un torneo di arti marziali, rifiuta categoricamente.

Infatti, la sua disciplina non prevede esibizioni o sfruttamento della sua abilità, ma solo la difesa personale, perciò si ritrova presto solo contro tutti i nuovi presunti amici, compresa la sua bella Sondra.

David Mamet scrive e dirige un piccolo grande film sulla dignità e il rispetto insito nelle arti marziali, contro i soldi facili e l’ipocrisia del mondo dello spettacolo e dello sport.

Chiwetel Ejiofor è un ottimo protagonista, modesto e taciturno, legato ai valori che difende con orgoglio; e inoltre l’attore se la cava alla grande nelle varie scene di combattimento, realistiche e spettacolari allo stesso tempo.

Sempre brava e bellissima è Alice Braga, debole al fascino del denaro e della carriera, che fa da contro alla instabile ma più onorevole Emily Mortimer, avvocato nevrotico e nuova allieva del protagonista.

Come sempre, un Premio Pulitzer come Mamet non delude e unisce un crudo realismo e personaggi cinici a un ottimo ritmo di intrattenimento con una storia che ha molto da dire, al di là di ciò che dice apertamente.

Warrior (2011)

Warrior 2011 Film di arti marziali

Restiamo negli Stati Uniti, ma stavolta seguendo la vita non di uno, ma due uomini molto diversi che si trovano nello stesso momento delle loro vite in difficoltà economiche e senza lavoro.

Il primo è un professore che occasionalmente combatte incontri clandestini per guadagnare qualche soldo in più, mentre il secondo è un veterano dell’Iraq che cerca di reintegrarsi nella società dopo il ritorno dal fronte.

Entrambi sono eccellenti combattenti e, sebbene per strade diverse, riescono a iscriversi al più ricco torneo di arti marziali miste del paese, dove il vincitore otterrà un premio di cinque milioni di dollari.

L’unico legame tra i due è un vecchio alcolizzato ed ex campione di lotta, che scopriamo poi essere il padre di entrambi questi uomini, fratelli che si sono separati e non si parlano da anni.

Ma il destino li farà riunire nel momento più importante del torneo, dove dovranno lottare senza pietà uno contro l’altro.

Gavin O’Connor scrive e dirige due storie toccanti di fatica, sofferenza e sacrifici, capace di mescolare il realismo scenico con alcune sequenze di lotta emozionanti fino all’ultimo respiro.

Ottima la scelta dei due protagonisti, cominciando dalla montagna di muscoli Tom Hardy che esprime rabbia e incute paura solo con gli occhi; contro il fratello Joel Edgerton che è meno esplosivo, ma più intenso e credibile come uomo di famiglia, adoperando uno stile di combattimento più paziente e intelligente.

Infine, l’immenso Nick Nolte funge come ponte narrativo tra i due attori, illuminando come sempre la scena come ex padre alcoolizzato e violento, pentito e in cerca di perdono dei suoi figli, toccando il cuore con una drammatica performance che non si dimentica.

Probabilmente il più famoso film di arti marziali di questo articolo, ciò non di meno lo consiglio appassionatamente a chiunque possa averlo perso.

Cold Hell – Brucerai all’inferno (2017)

Cold Hell 2017 movie

Dopo questo viaggio dal lontano oriente alla rumorosa America, torniamo in Europa per le strade di Vienna con il più sconosciuto tra i film di oggi, intrigante misto tra thriller e arti marziali.

L’improbabile avventura ha come protagonista la giovane Özge, tassista musulmana con un doloroso passato di abusi e violenza in famiglia.

Per contrasto, la ragazza ha un carattere molto scontroso e solitario, allenandosi ogni sera a picchiare duro col Muay Thai in una palestra di soli uomini.

La sua vita non è piena di gioia e felicità, ma il peggio deve ancora arrivare quando la sua vicina di casa viene brutalmente uccisa e la polizia non crede a una sua parola quando cerca di descrivere loro il potenziale assassino.

Inoltre, la donna non era la prima vittima, ma l’ultima di una serie di musulmane che (ritiene il folle) hanno tradito le loro tradizioni, e ovviamente la tenace Özge diventa il suo nuovo bersaglio da eliminare ad ogni costo.

A volte la trama di questo film sfida un pò troppo la legge della improbabilità, vero, ma il buon mestiere del regista Stefan Ruzowitzky tiene insieme i pezzi di un puzzle non sempre perfetto, con un risultato originale e soddisfacente.

Sopra a tutti mettiamo la ottima prova della attrice Violetta Schurawlow, moderna versione femminile dei soliti eroi maschili silenziosi e solitari alla Charles Bronson.

Una donna cresciuta nella violenza e che trova rifugio nell’annullamento di questa violenza attraverso le arti marziali, portate in scena in modo realistico anche se non sono il maggiore punto di forza del film.

Il vero motivo per cui lo consiglio è l’ottima atmosfera in generale, coadiuvata dal eterno pessimo umore della protagonista incazzata con il mondo e che, ironia della sorte, sarà l’unica a fare davvero giustizia mentre la polizia non muove un dito.

Spero di avere coperto un pò tutti i gusti degli amanti di arti marziali consigliando questi film, con tante emozioni e background culturali e psicologici differenti a mettere in scena quelle scariche di pugni e calci che tanto riescono sempre a farci felici, in un modo o nell’altro.

logo di fabioemme

LEGGI ARTICOLI SIMILI:

Fabio Emme
Fabio Emme
Amante del buon cinema, grande arte che ha sempre fatto parte della mia vita, plasmando il mio modo di essere e vedere il mondo negli anni e aiutandomi a formare la mia cultura. Da quando ho memoria ho sempre letto, scritto e parlato di film e spero vivamente con i miei articoli di aiutare altri a fare altrettanto. Hobby? ...Il cinema, naturalmente!