Sette film di avventura distopica – Come vedevamo il futuro nel passato

L’impulso verso il futuro, sognato o temuto, ha sempre attraversato l’immaginario collettivo nella cultura gia’ tra gli anni ’60 e la fine dei ’90, un periodo di profonde trasformazioni, dove gia’ figuravamo una ipotetica società distopica.

Proprio come la moda e la politica, così anche il cinema ha saputo catturare nelle sue trame le ansie e le speranze di un’era in movimento, proiettandole in visioni di un futuro inquietante e affascinante.

Durante quel periodo abbiamo assistito alla caduta del Muro di Berlino, la fine della Guerra Fredda e il risveglio delle potenze asiatiche; con l’incertezza e le sfide del presente che esasperavano una visione del domani sempre più dura e pessimistica.

Ma non solo la politica ha influenzato questa proiezione: anche le dinamiche familiari e sociali sono cambiate con l’esplosione dell’era digitale che ha modificato profondamente il tessuto sociale, portando il cinema a delle storie ambientate in un futuro non troppo lontano dove l’umanità deve fare i conti con le conseguenze dei propri progressi.

Internet, la rete globale che unisce tutto e tutti, ha paradossalmente creato nuove forme di solitudine, sottolineando la dicotomia tra la connessione totale 24 ore al giorno e l’alienazione individuale, un tema ricorrente e base per molte narrazioni distopiche, in cui l’utopia della connessione totale si scontra con l’ombra dell’isolamento.

In questo contesto, l’aumento della popolazione e l’inquinamento hanno aggiunto un’ulteriore dimensione alle preoccupazioni per il futuro messo a dura prova dagli effetti a lungo termine della industrializzazione, facendoci riflettere sull’insostenibilità di un modello di sviluppo che non tiene conto dei limiti naturali del nostro pianeta.

Tutti questi elementi hanno contribuito a creare un panorama cinematografico ricco di tensioni e domande senza risposta, da cui oggi prendiamo sette film di avventura che ci hanno mostrato una società distopica guardando al futuro attraverso gli occhi del passato.

Adrenalina (1996)

Adrenalin 1996 movie

Cominciamo con un piccolo action horror del 1996 che non solo molti hanno dimenticato, ma probabilmente non hanno nemmeno mai conosciuto.

La storia si svolge nel futuro (per l’epoca) 2007, in un Europa distopica dove la societa’ cade nell’abisso dell’anarchia e della paura a partire dalla Russia.

Potrebbe sembrare non cosi’ peggiore della attualita’, ma dubito che il regista e sceneggiatore Albert Pyun potesse prevedere gli umori belligeranti di Vladimir Putin.

In questo futuro, un virus letale arriva dopo la carenza di cibo e acqua per mettere in ginocchio ciò che resta della popolazione.

Molti sopravvissuti sono in fuga alla ricerca della terra promessa in America, il cui governo confina gli immigrati in un centro di accoglienza.

Il centro doveva essere una misura temporanea, ma data l’impossibilità di accogliere tutti i fuggiaschi, diventa una vera e propria città del dolore e della disperazione.

In uno di questi quartieri disabitati, una giovane poliziotta risponde a una richiesta di soccorso in una prigione disabitata, trovando diversi cadaveri orribilmente mutilati al piano superiore, quando un misterioso aggressore uccide il suo collega.

Scampata miracolosamente al assalto, la ragazza chiama immediatamente i rinforzi e altri tre colleghi arrivano per aiutarla, ma a quel punto la creatura chiude le porte blindate, intrappolandoli all’interno e iniziando a ucciderli uno a uno.

Veterano dei film a basso costo, Pyun combina finti telegiornali e una atmosfera di degrado e disperazione, con un horror classico e claustrofobico in una zona di confino per immigrati.

La scena diventa quindi una trappola e palcoscenico di sparatorie e agguati nell’ombra, dove la sexy Natasha Henstridge e l’ex Highlander Christopher Lambert suderanno sangue per uscire dai guai.

Nonostante non aspiri all’Oscar, questo B-Movie ha un fascino particolare grazie a un ottima regia che costruisce una terrificante societa’ distopica che non si dimentica.

L’implacabile (1987)

The Running Man 1987 movie

Prima del 1987 difficilmente avrei creduto di trovare i nomi di Stephen King e Arnold Schwarzenegger nello stessa copertina, eppure è successo davvero quando L’implacabile è uscito nelle sale.

La storia si svolge in un’ipotetica societa’ distopica del 2017, dove il governo distrae il pubblico dalla dolorosa realtà con programmi televisivi estremamente violenti.

Questo però non impedisce continui scontri e manifestazioni contro la polizia, durante una delle quali un pilota di elicottero massacra senza pietà una folla di cittadini disarmati.

Almeno, questa è la storia ufficiale trasmessa dai telegiornali, perché in realtà l’uomo si è rifiutato di aprire il fuoco, finendo per essere arrestato come traditore dai suoi colleghi.

In prigione, incontra alcuni membri della resistenza che cercano di opporsi alle menzogne quotidiane dei grandi network, collaborando con loro per realizzare una spettacolare evasione.

Purtroppo dopo la fuga lo arrestano di nuovo, ma invece di tornare al fresco ha un colloquio con un pezzo grosso del network che gli offre di partecipare al programma di maggior successo, The Running Man, dove assieme ai suoi nuovi amici dovra’ sopravvivere ai letali cacciatori del governo attraverso una serie di quartieri decadenti.

Diretto da Paul Michael Glaser, famoso David Starsky della serie Starsky & Hutch, questo film è una divertente satira alla spietata industria televisiva.

Anche se il romanzo di Stephen King resta indubbiamente superiore, questo action anni 80 si apprezza per come disprezza la dittatura filotelevisiva di questo bizzarro contesto futuristico.

Arnold Schwarzenegger come al solito titaneggia coi muscoli e l’ironia, insieme alla bella dipendente televisiva Maria Conchita Alonso contro il mefistofelico Richard Dawson, cinico conduttore in cerca di share per il suo spietato show.

Sebbene sia soltanto una giostra di combattimenti e inseguimenti, The Running Man appare quanto mai profetico verso l’isolamento sociale, la tecnologia onnipresente e il successo dei reality show.

Interceptor (1979)

Mad Max 1979 film

Dubito che questo film abbia davvero bisogno di presentazioni, in quanto la societa’ distopica in cui si svolge e’ la base per dozzine di storie post-apocalittiche di ogni tipo.

All’alba di una lunga saga cinematografica di succeso, Max Rockatansky è un giovane e coraggioso poliziotto che fa parte del Main Force Patrol, ultima difesa contro i banditi che seminano il terrore sulle autostrade dell’Australia.

Infatti la società, come la conosciamo, è crollata. L’ordine politico è scomparso e, al suo posto, regna il caos. Risorse come carburante e acqua sono divenute motivi per uccidere, rendendo la sopravvivenza stessa un quotidiano esercizio di brutalità.

La vita di Max cambia drasticamente dopo una violenta resa dei conti con il gangster motociclista Nightrider, rendendo purtroppo la sua citta’ bersaglio per il crudele Toecutter e della sua banda motorizzata.

Dopo aver perso moglie e figlio, in preda alla rabbia e al desiderio di vendetta, Max salira’ sul suo iconico Interceptor V8 per dare la caccia e sterminare uno per uno i membri della gang.

Sebbene l’apocalisse non sia ancora veramente giunta in questa storia, George Miller ci fa capire che la fine dell’umanita’ ormai e’ vicina; gettando la base per un franchise di successo il cui prossimo capitolo arrivera’ nel 2024 con Furiosa, altro fantastico personaggio che e’ praticamente lo speculare femminile di Max.

Inoltre il film lancio’ la carriera del giovanissimo Mel Gibson, il quale tra alti e bassi, scandali personali e rivincite professionali; forse col tempo e’ diventato addirittura piu’ pazzo del pazzo Max.

Inutile contare le influenze di questo modello di societa’ distopica nel cinema e in televisione, dal celebre violentissimo manga Kenshiro fino a emuli televisivi o cinematografici come Waterworld o The Walking Dead, dove l’anima di Max continua a vivere senza mai fine.

La fuga di Logan (1976)

La fuga di Logan 1976 film società distopica

Continuiamo nel futuro distopico del 2274, dove l’intera societa’ umana vive in un utopia dentro alcune cupole, crescendo e morendo non oltre i 30 anni.

Qui vive il nostro protagonista, Logan 5, che assieme al suo amico Francis 7 sono guardiani designati a eliminare coloro che cercano di fuggire l’orribile rito di Rinnovamento, controllato da un sistema di cristalli nel palmo di ogni abitante che diventano neri quando arriva la loro ora.

Tuttavia, un giorno, il computer centrale della citta’ gli assegna il compito di infiltrarsi tra i Runners, gruppo clandestino contrario al Rinnovamento, e trovare il loro rifugio all’esterno della citta’, conosciuto come il Santuario.

Per motivarlo ad agire, il computer azzera il conteggio del suo cristallo, facendo credere alle altre guardie che e’ ora di dargli la caccia, mentre lui cerchera’ in ogni modo di fuggire assieme alla bella Jessica 6, una fanciulla che prima cerca di attirarlo in una trappola dei Runners, ma poi sara’ costretta a fuggire assieme a lui.

Non molti ricordano Michael Anderson, regista di Il giro del mondo in 80 giorni dal grande romanzo di Jules Verne, ma il suo talento spazia dal dramma in costume ai film di guerra fino a questo piccolo gioiellino di fantascienza, sempre con quel pizzico di avventura a scandire il ritmo delle sue storie.

In questo senso, e’ molto accattivante il rapporto tra Michael York e Richard Jordan, fedeli amici che diventano nemici mortali, cosi’ come l’inevitabile ma graziosa storia d’amore tra York e la idealista Jenny Agutter.

Infine non dimentichiamo la magnifica e giovanissima Farrah Fawcett, ex biondina delle Charlie’s Angels in un piccolo e sfortunato cameo come sexy estetista del futuro.

Certo, a vederlo oggi gli effetti speciali fanno un po’ ridere, ma le idee sono ancora tutte li’, piu’ forti ed efficaci che mai.

Zardoz (1974)

Zardoz 1974 film società distopica

Non potevo poi evitare di consigliare il mitico Zardoz, uno dei più bei film di fantascienza in assoluto e non solo degli anni ’70, con protagonista l’indimenticabile Sean Connery.

Ancora una volta siamo nel lontano futuro post-apocalittico del 2293, dove il mondo è piu’ che mai diviso in classi rigorosamente separate.

All’interno di comunità protette da barriere invisibili, chiamati Vortex, i cittadini vivono apparentemente sereni cullandosi nel lusso della vita eterna nell’abbondanza di cibo e cultura.

Fuori invece, abbiamo i cacciatori che schiavizzano barbari per coltivare la terra, nella speranza di guadagnare il paradiso promesso da Zardoz, un testone volante che raccoglie le offerte di cibo per le citta’ a loro proibite.

Uno di questi sterminatori, Zed, viola il patto e riesce a entrare nel Vortex, risparmiato dai cittadini con potenti poteri mentali soltanto per essere studiato e addomesticato come un animale.

Ma sottovalutando la mente di Zed non faranno altro che firmare la loro condanna, perche’ il suo vero scopo e’ aprire la strada all’invasione dei suoi compari sterminatori.

Da piccolo, Zardoz fu il primo film che vidi con l’ineguagliabile Sean Connery, qui carismatica figura guida in questo amalgama post-apocalittico di brutalità selvaggia e raffinata eleganza.

Dietro l’intricato dedalo di misteri abbiamo la superba ipocrisia di una società che traveste la prigionia di privilegio, anche loro vittime di un’immortalità asfissiante, diretta conseguenza di un progresso tecnologico rovesciatosi contro l’umanità.

John Boorman, regista di film immensi come Excalibur o Un tranquillo weekend di paura, innesca un terremoto sociale dove si eleva la splendida e giovanissima Charlotte Rampling, viziata e arrogante leader del Vortex dalle sfumature sempre ambigue e intriganti.

Un film dove il potere che deriva dal mito, un imbroglio come il nome stesso di Zardoz, per controllare i pascoli di uomini al lavoro per il benessere di pochi eletti.

L’uomo che fuggì dal futuro (1971)

THX-1138 1971 movie

Tanto tempo fa, in una galassia lontana dal franchise di Guerre Stellari, avvenne il debutto alla regia di George Lucas.

In questo distopico futuro seguiamo un operaio senza nome, che si distingue dagli altri ingranaggi della societa’ solamente per il suo codice identificativo, THX 1138.

Politici e governanti sono soltanto un ricordo lontano, sostituiti da computer onnipresenti che monitorano e governano ogni aspetto della vita umana.

La monotonia dell’operaio viene sconvolta quando una donna lo induce a rifiutare i farmaci psicotropi, amministrati quotidianamente per garantire il controllo della popolazione.

L’impensabile relazione segreta, dato che il sesso è proibito e la procreazione è affidata a sacche artificiali, sfocia in una gravidanza che non può rimanere nascosta.

Sebbene l’uomo tenti di mantenere un’apparenza di normalità, la riscoperta dei propri sentimenti e pensieri influisce sulla sua produttività, compromettendo la sua posizione.

Quando poi la donna partorisce, la punizione è inevitabile: il sistema informatico lo reclude in un istituto di rieducazione forzata.

La prigionia, tuttavia, non lo doma e rinnovato nella consapevolezza e nella volontà, fugge per lasciare un mondo che gli e’ ormai irriconoscibile e incomprensibile.

George Lucas dipinge un acuto e sarcastico ritratto di un futuro dominato da una burocrazia disumanizzante, in cui l’efficienza produttiva regna suprema e l’identità individuale è un concetto obsoleto.

Noto per l’epicentro di fantasia e avventura di Guerre Stellari, il regista inizio’ la carriera con questo inevitabile insuccesso al botteghino, presto anche dimenticato da buona parte della critica.

Prodotto da Francis Ford Coppola, vanta una superba performance di Robert Duvall, futuro colonnello folle per il surf in Apocalypse Now, assieme al celebre medico del maniaco di Halloween, Donald Pleasence.

La loro interpretazione conferisce a questa sinistra distopia un affascinante magnetismo al di la’ delle epoche cinematografiche che verranno, sempre attuale anche nel futuro che dovra’ essere.

Fahrenheit 451 (1966)

Fahrenheit 451 1966 film società distopica

Come cerco di fare sempre, concludiamo con i fuochi di artificio della migliore storia distopica della storia del cinema, Fahrenheit 451, manifesto anni 60 di François Truffaut dall’omonimo capolavoro letterario di Ray Bradbury.

In una civilta’ dominata dalla censura e dalla repressione, Guy Montag è un pompiere che, in questo mondo alla rovescia, ha invece il compito di scovare e bruciare libri, simboli di pensiero indipendente e creatività, percio’ un temibile pericolo per il sistema.

Il suo incontro con Clarisse, una giovane donna vivace e curiosa, fa nascere in lui dubbi sul suo compito distruttivo e la passione della ragazza per la letteratura scuotono le fondamenta del mondo ordinato e prevedibile di Montag.

Montag mettera’ in discussione il rigido codice della societa, spinto definitivamente alla ribellione dal tentato suicidio di sua moglie Mildred, così alienata da ingoiare farmaci come fossero caramelle.

Montag decide di rubare un libro durante uno dei suoi incendi, innescando una sete di conoscenza inappagabile che portera’ al confronto inevitabile con il suo superiore, il Capitano Beatty, che è invece fermamente devoto al sistema.

La visione di Truffaut imprime la firma nella storia della Nouvelle Vague con un film dall’impatto sociale poderoso che solleva interrogativi profondi e inquietanti sulla libertà di pensiero, la censura e l’omologazione culturale.

Oskar Werner, nei panni di Guy Montag, mostra con precisione il tormento di un uomo che combatte tra il dovere e il desiderio di libertà intellettuale con un interpretazione avvincente, a tratti divertente e infine commovente.

Julie Christie, nel doppio ruolo di Clarisse e Mildred, offre una dualità drammatica fondamentale nella vivace interpretazione di Clarisse che contrasta come un pugno nello stomaco con la rassegnata e vacua di Mildred, evidenziando la dicotomia tra individualita’ e conformità a un sistema che vuole schiacciare ogni dissenso sul nascere.

In un’epoca in cui l’informazione è sempre più controllata e manipolata, specialmente oggi con la sovrabbondanza di siti e opinionisti che sfornano fake news e inutili bolle di egocentrismo, le tematiche di tutti questi film distopici risuonano con un’urgente rilevanza nella nostra societa’ cosiddetta “evoluta”. Ma nonostante cio’ che vi dicano politica e politicanti assortiti, distaccarsi dal pensiero comune e avere spirito critico non e’ e non sara’ mai un delitto. Se poi avete fame di altri film vecchi e nuovi da conoscere o riscoprire, come sempre vi invito a visitare il mio sito personale:

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Fabio Emme
Fabio Emme
Amante del buon cinema, grande arte che ha sempre fatto parte della mia vita, plasmando il mio modo di essere e vedere il mondo negli anni e aiutandomi a formare la mia cultura. Da quando ho memoria ho sempre letto, scritto e parlato di film e spero vivamente con i miei articoli di aiutare altri a fare altrettanto. Hobby? ...Il cinema, naturalmente!