Hasta la victoria siempre – Film sulla Rivoluzione

Esistono momenti nella storia umana in cui l’oppressione dall’alto sulle masse arriva a un punto critico e irreversibile, portando a una rivoluzione della società come andremo a vedere nei film di oggi.

Seppure eventi che dilagano sempre per le strade tra sangue e violenza, eventi del genere sono stati ripetutamente necessari per l’evoluzione e l’insediamento dei diritti e la libertà più basilari di cui tutti godiamo oggi, che altrimenti i potenti non avrebbero mai concesso al popolo se non obbligati con la forza.

Non che queste storie siano per forza basate sulla realtà, questo voglio premetterlo subito. Ma anche dalle menzogne della finzione può emergere la verità, anzi molte volte è proprio con la metafora che meglio riusciamo a capire il mondo reale.

Perciò tenetevi forte per il giro di giostra tra i vari generi cinematografici come mi piace fare di solito, passando dal cupo dramma storico alla commedia, l’azione sfrenata e irriverente oppure quella più cupa e post-apocalittica, oppure l’orrore di una distopica rivoluzione nel presente di oggi con l’ultimo film della lista.

Perché anche se non sappiamo dove ci porterà il cambiamento, è sempre meglio che giacere inermi nell’irremovibile presente.

Detto questo, buona lettura e, se deciderete di guardare questi film, buona visione!

Viva Zapata! (1952)

Viva Zapata! 1952 film rivoluzione

Iniziamo con un classico degli anni 50 diretto dal controverso Elia Kazan, amato per molti suoi film e odiato da molti suoi colleghi per aver ceduto davanti alla Commissione per le attività antamericane durante i duri anni del maccartismo.

Comunque, in questo film parliamo di un’altra rivoluzione, ovvero il movimento dei contadini messicani guidati da Emiliano Zapata agli inizi del 1900.

Da troppo tempo infatti questi contadini vengono derubati del loro duro lavoro, in favore dei latifondisti dell’élite politica e economica del paese, spesso in combutta con le grandi aziende estere come la vicina potenza americana.

Inizialmente cercando la via della protesta e la contrattazione, Zapata e i suoi uomini capiscono velocemente che non c’è modo di trattare col presidente Díaz e gli ufficiali corrotti della polizia e l’esercito.

Così mentre Zapata e suo fratello Eufemio razziano le ricche tenute dei possidenti a sud, Pancho Villa muove i suoi uomini da nord; riuscendo finalmente a deporre l’odiato regno di Díaz.

Ma una volta terminata la guerra civile, segue un breve interludio di pace dove ritorna più forte che mai la corruzione e il dominio armato dell’esercito prende il controllo; sempre con i contadini che sono ancora più poveri e maltrattati che mai.

Kazan ci racconta un disilluso spaccato di umanità dolente, in un paese dove la giustizia è soltanto per chi ha le armi o il denaro, cosicchè a guidare i reietti è quest’uomo che non sa neppure leggere o scrivere, ma ha un cuore puro e onesto di lavoratore.

Indimenticabili i duetti tra due mostri del cinema come Marlon Brando e Anthony Quinn, fratelli uniti dal fuoco della lotta e divisi poi dall’avidità dell’agio e la ricchezza; per una storia sospesa nel tempo come una favola a metà tra realtà e illusione.

Il dittatore dello stato libero di Bananas (1971)

Bananas 1971 film rivoluzione

Dopo il dramma di una storia vera che causò la sofferenza e morte di così tanti uomini e donne, passiamo ora alla divertente follia di un mattatore della commedia come Woody Allen.

Allen scrive, dirige e interpreta questo piccolo capolavoro del genere demenziale (che non vuol dire stupido, badate bene), prendendo il ruolo del giovane e incompreso Fielding Mellish, giovane impiegato schiacciato dalle sue giornate tutte uguali in un lavoro insoddisfacente.

Così per sfuggire alla noiosa routine quotidiana alla prima occasione si innamora della bella Nancy, calorosa idealista e venditrice porta a porta dell’attivismo politico contro la dura dittatura di Bananas.

L’amore passa e svanisce ma il nostro piccolo eroe non riesce a dimenticare la sua bella, così per riconquistarla si reca personalmente in questo immaginario paese latino-americano.

Ma la sua gita a Bananas non è una vacanza al sole, trovandosi nel bel mezzo di un colpo di stato dove, ironia della sorte, finisce eletto come presidente tra la folla che lo acclama e traditori dietro le quinte pronti a farlo fuori.

Con questo film stiamo parlando di un giovane Woody Allen ancora agli albori della carriera, che ci parla di una rivoluzione mai esistita per raccontare le piccole e grandi follie dell’uomo (e la donna) nel mondo moderno.

Il personaggio più divertente non a caso non è lui, ma la giovane e bellissima Louise Lasser, ipertesa donna impegnata su mille fronti che trasforma la sua isterica e istrionica personalità in un inutile attivisimo fatto solo di facciata e niente sostanza.

Non che il personaggio di Allen sia più elevato a livello morale, scatenando addirittura una rivoluzione solo perché vuole portarsi a letto la bella ragazza; chiudendo il cerchio su una lotta tra sessi dove il vero nemico, ancora una volta, in realtà siamo solo e soltanto noi stessi.

Fuga da Los Angeles (1996)

Escape from L.A. 1996 film rivoluzione

Dalla adorabile follia di Allen passiamo alla lucida pazzia di uno dei più iconici personaggi del cinema degli anni 80.

Stiamo parlando di Jena Plissken, celebre fuggitivo dalla città/carcere di New York in un distopico 1997 per uno dei migliori film di John Carpenter e autentica rivoluzione nel genere action di tutti i tempi.

Tutti sognavano quindi un seguito da anni, ma a ben pochi piacque come Carpenter decise di portarlo in scena.

Dalla sempre-eterna notte di New York passiamo quindi alle assolate spiagge californiane, in una Los Angeles devastata dai terremoti e diventata (di nuovo) una gigantesca prigione per una serie di bande colorate e sopra le righe come dei cartoni animati.

La missione stavolta non è più salvare il presidente, ma la figlia rapita dal rivoluzionario Cuervo Jones, aspirante Che Guevara che ha inoltre nelle sue mani un pericoloso dispositivo in grado di nullificare ogni tecnologia e arma dei suoi nemici.

Ma come al solito, è dura fare ingoiare ordini al signor Plissken, che alla fine del film infatti se ne fregherà altamente sia dell’esercito che dei ribelli, soltanto per iniziare una rivoluzione tutta nuova a modo suo.

Carpenter punta e raddoppia sull’umorismo e la coreografia di scene d’azione oltre il limite del credibile, sfondando volutamente nell’esageratamente ridicolo con cui smitizzare il personaggio che lui stesso ha creato.

Una decostruzione che in realtà fa soltanto il bene di questa nuova versione di Jena, sempre interpretato dal sorriso beffardo e ineffabile di Kurt Russell, che naviga a ritmo di surf volanti e sfide a basket mortali sulle ceneri di una società che ormai ha divorato sè stesso.

Purtroppo il cambiamento fu troppo duro per i fans e il film floppò clamorosamente, ma come si suol dire non si può fare una rivoluzione, neppure al cinema, senza fare incazzare qualcuno.

Snowpiercer (2013)

Snowpiercer 2013 movie

Ancora una volta saltiamo di epoca e genere passando a un film post-apocalittico dove la rivoluzione avviene in una società divisa, letteralmente, tra le classi dei vagoni di un treno in eterno movimento.

Stiamo parlando dello Snowpiercer, ultimo rifugio dell’umanità per sopravvivere al congelamento della faccia della Terra, dove lo status sociale di ogni personaggio equivale al prezzo del biglietto che ha potuto permettersi prima dell’estinzione totale.

Perciò chi alloggia in prima classe se la spassa alla grande tra spettacoli, caviale e champagne; mentre gli altri devono sgobbare senza sosta per mantenere lo stile di vita dei più benestanti.

Ma a furia di ingoiare ordini ovviamente si fa indigestione, così il giovane eroe Curtis Everett inizia una rivoluzione che si snoderà lungo tutto il film per arrivare fino in cima alla blindata e ultra-protetta locomotiva.

Tuttavia, per poter concludere l’impresa, Curtis dovrà sgominare le guardie della prima classe e liberare dalla prigionia il misterioso Namgoong Minsu, custode dei più reconditi segreti del treno.

Certe volte ci si chiede se ci sia uno sfondo politico dietro un film, ma direi che possiamo evitare la domanda nel caso di questo piccolo capolavoro del geniale regista sudcoreano Bong Joon-ho.

Infatti, come non si può riconoscere l’ovvia metafora del classismo sociale in una storia dove l’umanità è letteralmente divisa nelle classi di un treno?

Personalmente trovo questo film ancora più riuscito del famoso Parasite… che rimane comunque uno splendido film, intendiamoci, non a caso da me acclamato nel mio articolo sui vari vincitori di Cannes.

Il regista si porta dietro il fedele amico Song Kang-ho, anche se rimasto ancora più colpito dalla prova d’attore di Chris Evans, il quale dismessi i panni di Capitan America dimostra di saper recitare alla grande in un ruolo a cui, tra l’altro, non mancano le scene d’azione.

Nuevo orden (2020)

Nuevo Orden 2020 movie

Concludiamo esattamente dove abbiamo cominciato, in Messico, per un’altra rivoluzione e rivelazione cinematografica con un film che sconvolse la Biennale di Venezia nel 2020.

Ancora una volta, la differenza tra ricchi e poveri è più palese che mai, quando per le strade si scatena la rivolta di un popolo allo stremo delle forze, mentre una stimata famiglia sta celebrando un lussuoso matrimonio.

Queste due realtà, così vicine eppure così diverse, sono destinate a scontrarsi mentre i ribelli irrompono al ricevimento e prendono tutti in ostaggio, e allo stesso tempo la giovane Marianne, figlia e rampollo della famiglia, viene sequestrata dai militari che stanno imponendo un colpo di stato.

Davvero non voglio e non posso dire altro della storia e di questi personaggi, scritti e diretti con lucido e spietato realismo da Michel Franco, produttore di cinema messicano di lungo corso finalmente salito agli onori della platea.

In ogni minuto di questa drammatica epopea umana (e disumana) si avvolge la crudeltà della vendetta: la vendetta del popolo contro lo stato prima, così come poi la vendetta dello stato sul popolo ribelle.

Non c’è onore, libertà e giustizia per nessuno in questa terra senza padroni; così come non ci sono più né ricchi o poveri, ma soltanto vittime della macchina della morte.

Vittime come la povera ragazza interpretata da Naian González Norvind che, nonostante sia la più buona ed idealista della sua famiglia altezzosa e snob, è proprio quella che subirà il destino più spietato e brutale.

Dirigendo il film con uno stile anti-cinematografico e documentarista, Michel Franco fa la cronaca di una rivoluzione che non c’è mai stata, ma potrebbe succedere in ogni luogo e momento.

Come per tutti i titoli di cui abbiamo parlato oggi, infatti, non credete che questi argomenti non vi riguardino nell’illusoria sicurezza delle vostre pareti domestiche, perchè la guerra capita sempre di fronte a casa di qualcuno. Spero abbiate gradito l’argomento un pò particolare che ho scelto oggi, e se poi avete ancora voglia di altri consigli di cinema, visitate pure il mio sito personale:

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Fabio Emme
Fabio Emme
Amante del buon cinema, grande arte che ha sempre fatto parte della mia vita, plasmando il mio modo di essere e vedere il mondo negli anni e aiutandomi a formare la mia cultura. Da quando ho memoria ho sempre letto, scritto e parlato di film e spero vivamente con i miei articoli di aiutare altri a fare altrettanto. Hobby? ...Il cinema, naturalmente!